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Lunedì, 29 Aprile 2024
Germania e Ucraina / Germania

Schröder e i rapporti con la Russia di Putin: "Perché dovrei scusarmi?"

In una lunga intervista al settimanale Stern, l'ex cancelliere tedesco conferma il rapporto con il presidente russo ma soprattutto chiede al governo di agire

C'è qualcosa di affascinante nella figura di Gerhard Schröder, cancelliere tedesco dal 1998 al 2005. Qualcosa che lo rende, allo stesso tempo, anche insopportabile, persino odiato dai suoi nemici. Ed è la sicurezza, che sfocia in arroganza, quando ragiona di politica. Del resto, Schröder, è proprio un politico che ragiona con categorie precise e non cerca il consenso. Dopo sedici anni di Merkel, di tutt'altra pasta, sempre alla ricerca del compromesso e dell'argomentare razionale per convincere i suoi avversari. I problemi, per lei, si risolvono con calma e pazienza, smontandoli, rimpicciolendoli, evitando che incancreniscano. Per Schröder la questione è diversa: lui i problemi li risolve attaccando. E pazienza se qualcuno è scontento. Quando impose le riforme dello Stato sociale a inizio anni duemila non tentennò mai, nemmeno di fronte al suo stesso partito in rivolta o alle manifestazioni sindacali. E fu sempre lui a dire a Bush figlio che la Germania, come la Francia, non avrebbe partecipato alla guerra in Iraq.  Quando andò via dalla Cancelleria fece suonare Sinatra My Way: "E ora che la fine è vicina e affronto l'ultimo sipario (...) lo dirò chiaramente (...) ho avuto una vita piena, ho percorso tutte le strade. Ma più, molto più di questo, l'ho fatto a modo mio". E lui continua a fare le cose a modo suo, anche adesso.

Dall'inizio della guerra Schröder è sotto accusa. Per il suo ruolo nelle aziende di Stato russe, per la sua amicizia con Putin, per il suo rapporto ambiguo con il Cremlino. I critici hanno parlato di una Socialdemocrazia tedesca da sempre troppo accondiscendente con la Russia: la sindrome di Rapallo il Trattato tra Germania e Russia sovietica del 1922 che inquietò le potenze occidentali. Il partito, ora al Governo e che esprime un nuovo cancelliere, Olaf Scholz, è spesso sembrato in difficoltà per le parole di Schröder. Poco prima della guerra, a gennaio mentre era a Washington in una intervista televisiva, incalzato proprio dal giornalista sul ruolo di Schröder, Scholz quasi sbottò: "Deve chiederlo a lui. Ma io prendo le decisioni in Germania, sono io il cancelliere federale". Più di uno nella Spd parla di espellere l'ex cancelliere. Sarebbe qualcosa di sensazionale.

Schröder si è finalmente concesso ai giornalisti e ha risposto alle loro domande. E il vecchio cancelliere non è cambiato: sulla copertina del settimanale Stern compare la sua foto con una domanda "Perché dovrei scusarmi?". Schröder ha risposto alle domande e, anche in questo caso, lo ha fatto a modo suo. Certamente a molti in Germania l'intervista non sarà piaciuta.

Punto di partenza:  "Il Cremlino vuole una soluzione negoziata. Ci sono già state trattative durante il conflitto tra Ucraina e Russia, ad esempio lo scorso marzo a Istanbul. I Turchi sono stati d'aiuto allora e sono oggi preziosi per le trattative sul grano. Un primo successo è proprio l'accordo sui cereali, magari lentamente si potrebbe arrivare a un armistizio".  Quando gli fanno notare che la guerra è stata scatenata dalla Russia, l'ex cancelliere non si scomoda: "Considero questa guerra un errore del governo russo. L'ho anche detto pubblicamente. Ma non devo costantemente fare la parte dell'indignato, questo possono farlo altri". Solo un errore? Non lo si potrebbe chiamare diversamente? "Forse. Servirebbe?". Distanza enorme, siderale con la politica dei nostri giorni: se Annalena Baerbock non perde occasione per contestare nel dettaglio i crimini di Putin, Schröder interpreta la politica e, soprattutto, quella di un paese delle dimensioni e della forza della Germania come intervento diretto. "La Germania e il Governo federale in modo particolare, insieme ovviamente alla Francia, hanno una responsabilità particolare. A mio avviso al momento non si sta facendo molto, allora deve essere chiara una cosa: senza colloqui non si va da nessuna parte".

Il fastidio che nasce in Germania è dato proprio da questo approccio, se vogliamo esclusivamente politico, che fa storcere il naso a molti. Schröder, non è un segreto, avrebbe voluto un'Europa più attiva e  capace di individuare una strada verso il negoziato: "La Cina si comporta in questo conflitto in modo estremamente razionale. Gli Europei al contrario corrono il rischio di sacrificare la loro autonomia se si abbandonano del tutto all'America". Sa che ogni soluzione ha comunque bisogno del sostegno di Washington, altrimenti è bruciata in partenza: "Senza il sostegno degli Americani non ci può essere una soluzione negoziale". Dunque il vero problema è inventarsi una soluzione, favorire le trattative, che ad oggi sono state lasciate esclusivamente ai Turchi e a Erdoğan. "La vera domanda è se si vuole davvero risolvere il conflitto. Allora devono esserci concessioni da entrambe le parti. Ed è un grande errore denigrare anticipatamente possibili concessioni da parte ucraina come una pace imposta dai Russi". L'idea nella testa dell'ex cancelliere sembra essere un modello in cui Turchi ed Europei giocano la parte del poliziotto buono e gli Americani quello cattivo per arrivare a un negoziato ("Ovviamente non se ne fa niente senza il coinvolgimento degli Ucraini" ) e a un armistizio. Senza dimenticare il ruolo della Polonia: "Vedo il rischio che proprio qui paure giustificate dalla storia ricevano un nuovo significato".

Schröder non nasconde sottili critiche al governo e alla ministra degli esteri Annalena Baerbock. Innanzitutto la crisi energetica avrà degli effetti e colpirà soprattutto i ceti più deboli. "Non si tratta di risparmiare sulla doccia, come suggerisce il ministro Habeck. Per tutte quelle persone che devono stare attente a ogni centesimo, la situazione si farà dura". Schröder è convinto, al termine degli incontri che ha tenuto in Russia, tra cui anche lo stesso Putin, che l'attuale riduzione della fornitura di gas nel Nord Stream 1, il primo gasdotto dalla Russia, è solo una questione tecnica e burocratica, attribuibile a tutte le parti. Ma lancia anche una nuova proposta: "Perché rinunciare al Nord Stream 2? Il gasdotto c'è, è stato completato". E non risparmia una stilettata ad Angela Merkel, che lo mandò via dalla Cancelleria nel 2005, forse l'unica cessione alla sua proverbiale debolezza, la vanità, di tutta l’intervista: "Quando ho lasciato la Cancelleria la nostra dipendenza dalla Russia era del 35% oggi molto di più". Per paradosso su questa proposta di utilizzare il Nord Stream 2, Schröder si ritrova con il suo vecchio amico-nemico Oskar Lafontaine.

In conclusione, Schörder si dice sereno sulle possibili sanzioni contro di lui ("Ci sono giudici in Germania") ma conferma la sua posizione: "Dovrei forse schivare ogni piccolo ostacolo? Non sono fatto così. Ho preso decisioni e le confermo. Forse posso ancora essere utile: perchè dovrei scusarmi?". Schröder è rimasto lo stesso. A inizio duemila era osannato da mezza Europa per il suo coraggio nelle riforme. Oggi è del tutto isolato, ma non molla. È rimasto quello che fa le cose a modo suo.

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