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Sabato, 27 Aprile 2024
Informazione e propaganda / Ucraina

Come i media russi raccontano e giustificano la guerra in Ucraina

L'invasione spiegata come un'azione in difesa dei confini, le vittime civili spariscono dalla narrazione. Nella "black list" del Governo chi non si attiene alle fonti ufficiali. E spunta un cartone animato per indottrinare i bambini

Non solo razzi e proiettili, ma anche propaganda e controllo delle informazioni. Sono tra le armi chiave, da sempre, nei conflitti. La guerra che si sta combattendo tra Russia e Ucraina non fa eccezione. I media, ancora di più oggi, hanno un ruolo centrale. Lo dimostrano - e sono solo due esempi recenti - la proposta di legge che sarà discussa dal Parlamento russo che prevede la possibilità del carcere fino a 15 anni per chi pubblica false informazioni sull'esercito, ma anche il fatto che la Commissione europea abbia messo al bando la tv statale russa RT e il quotidiano online Sputnik in quanto "organi di manipolazione delle informazioni del Cremlino". Per vedere quanto la narrazione degli eventi sia diversa da una parte e dell'altra basta scorrere lo "storico" di tv e giornali russi.

L'invasione russa in Ucraina

La guerra raccontata dalla Russia

Prima del discorso di Putin al Paese, la televisione russa non dedicava tempo alla questione ucraina, concentrandosi di più sulle Olimpiadi invernali. Quando il tema viene introdotto, si inizia a parlare di escalation militare voluta dall'Occidente e delle (presunte) aggressioni ucraine in Donbass. Per i media di tutto il mondo il conflitto inizia con i bombardamenti russi sull’Ucraina e la successiva invasione di terra. In Russia questo viene riportato come una “operazione militare speciale” per fermare violenze e attacchi degli ucraini contro la popolazione russa. I principali canali come Pervyj kanal e Rossiya 1, entrambi controllati dallo Stato, parlano di un'operazione di smilitarizzazione mirata alle infrastrutture militari per difendere le repubbliche popolari del Donbass riconosciute da Putin. La versione, insomma, è quella data dallo "zar" e che ha anticipato di fatto le mosse militari.

Le fonti ufficiali

La stessa presenza di vittime civili viene ridimensionata e comunque imputata alla controparte. La responsabilità non è dei russi, ma dei "nazionalisti ucraini". Le testate indipendenti vengono messe a tacere, del tutto o in parte. Il servizio federale russo che controlla la comunicazione nel Paese è chiaro quando dice: "Le fonti ufficiali russe hanno informazioni accurate e aggiornate”.
Cercare fonti "altre", cercare di sentire "l'altra campana" è alla base del giornalismo, è la prima regola per veicolare un messaggio non di parte. "Il Governo ci sta ordinando di non usare le parole guerra, invasione e vittime civili", svela il direttore di una delle 11 testate di informazione russe inserite in una black list e monitorate dal Governo.

Mentre le tv di tutto il mondo rilanciano le immagini dei profughi ucraini, le tv russe parlano di come le milizie di Kiev compiono "atti di provocazione contro i civili e le forze russe" e parlano di "civili come scudo umano, posizionando deliberatamente sistemi di attacco nelle aree residenziali e intensificando i bombardamenti delle città del Donbas".

E la propaganda arriva dritta dritta nelle scuole. Il Governo russo sta diffondendo un video di alcuni minuti per spiegare ai bambini, attraverso un cartone animato, quello che sta succedendo tra Russia e Ucraina. Due amici - uno indossa un maglione con i colori dell'Ucraina e l'altro con quelli della Russia - vengono allontanati da dei "bulli". La maglia? Come la bandiera Usa...

"Bocche tappate"

"Di fronte a migliaia di persone che in tutta la Russia manifestano contro la guerra -  denuncia la direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale Marie Struthers - il Cremlino continua a ridurre al silenzio le proteste e obbliga gli organi di stampa nazionali a sostenere le sue posizioni. Usando la forza per disperdere le manifestazioni contro la guerra e censurando l’informazione, le autorità russe ricorrono sempre di più alla repressione mentre nell’opinione pubblica cresce l’orientamento contrario alla guerra. Gli organi di stampa controllati dallo Stato collaborano a tappare la bocca a chi è contrario alla guerra. Il sollevamento dall’incarico del presentatore televisivo Ivan Urgant e la decisione di escludere la rispettata giornalista Elena Chernenko dal pool di giornalisti che seguono le conferenze del governo, solo per aver scritto una lettera contro la guerra, illustrano bene il disprezzo delle autorità russe per la libertà di stampa. Mentre la Russia compie attacchi indiscriminati in Ucraina, in violazione del diritto internazionale umanitario, le autorità di Mosca stroncano i diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica imponendo la loro narrazione del conflitto. La brutale repressione nei confronti di chi esprime dissenso nei confronti della guerra dev’essere fermata”.

Gli Stati Uniti oggi accusano il Cremlino di aver lanciato un "assalto totale alla libertà dei media e alla verità" e denunciano - in una dichiarazione del portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, in cui si fa riferimento ai casi della radio Eco di Mosca e Dozhd Tv - come si stiano "intensificando gli sforzi di Mosca per fuorviare e reprimere la verità della brutale invasione". Il Dipartimento di Stato Usa denuncia come il governo russo stia anche "soffocando le piattaforme Twitter, Facebook e Instagram su cui decine di milioni di cittadini della Russia fanno affidamento per informazioni e opinioni indipendenti e per collegarsi tra loro e con il mondo esterno". Secondo Price, il Parlamento russo si riunirà domani per valutare una normativa che renderebbe un reato i resoconti 'non ufficiali' sull'invasione russa dell'Ucraina. "La popolazione della Russia non ha scelto questa guerra - prosegue la dichiarazione - Ha il diritto di sapere della morte, delle sofferenze e della distruzione inflitta dal suo governo al popolo dell'Ucraina. Ha anche il diritto di sapere dei costi umani di questa guerra senza senso per i propri soldati". 

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