Manning, la talpa di Wikileaks, evita l'ergastolo
Il giudice lo ha però ritenuto colpevole di una ventina di altri reati che potrebbero costargli fino a circa 130 anni di carcere in una prigione militare
Il soldato Bradley Manning non è stato giudicato colpevole di aiuto al nemico - la più grave delle accuse che il governo americano gli ha rivolto - e per questo non verrà condannato all'ergastolo. Tuttavia, dopo 16 ore di delibere nell'arco di tre giorni, il giudice colonnello Denise Lind lo ha ritenuto colpevole di una ventina di altri reati che potrebbero costargli fino a circa 130 anni di carcere in una prigione militare. Tra questi cinque accuse di spionaggio, cinque di furto, una di frode informatica e altri reati militari.
D'altra parte Lind ha giudicato Manning non colpevole di aver trasmesso a WikiLeaks una copia criptata di un video su un attacco aereo americano nella provincia afghana di Farah, nel corso del quale hanno perso la vita diversi civili. La sentenza definitiva verrà pronunciata domani al tribunale militare di Fort Meade, in Maryland, alle 9.30 americane (le 15,30 italiane).
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Intanto, pochi minuti dopo il verdetto, i famigliari di Manning hanno diffuso un comunicato - pubblicato dal Guardian - in cui si dicono "ovviamente delusi per il risultato di oggi, ma felici che il giudice Lind ci abbia dato ragione sul fatto che Brad non abbia mai voluto aiutare i nemici dell'America, in nessun modo". Facendo le veci di tutta la famiglia, una zia che ha mantenuto l'anonimato ha scritto: "Brad ama il suo Paese ed era orgoglioso di indossare l'uniforme".