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Sabato, 27 Aprile 2024

Fabio Salamida

Giornalista

Il boom di Fazio certifica il flop della Rai versione "Tele Meloni"

Tutto come da copione, anzi, come da scaletta. Mentre "Mamma Rai", ormai trasformata in "Tele Meloni", paga dagli otto ai dodicimila euro le ospitate di un condannato in via definitiva, Fabio Fazio e la sua banda esordiscono su Nove col botto, spingendosi oltre le più rosee previsioni: la prima puntata della nuova edizione di "Che tempo che fa" segna un boom di ascolti che rimbomba nei corridoi dei piani alti di Viale Mazzini, in quelle stesse stanze in cui si cercano soluzioni fantasiose e si scrivono comunicati pregni di tenerezza per arginare i tanti flop del nuovo palinsesto, da Pino Insegno a Nunzia De Girolamo.

I numeri

Il format che la televisione pubblica ha lasciato andar via senza troppi rimpianti, con tanto di commenti sarcastici da parte di qualche ministro, è sbarcato su un canale di proprietà statunitense portando con se tutto il suo pubblico, alla faccia dei cosiddetti sovranisti e di altre creature fantastiche. E ha confermato, qualora ve ne fosse bisogno, che l’era dello zapping sui primi sei canali del telecomando è finita da un bel po’.

La prima di "Che Tempo che fa" è stata seguita da 2,1 milioni di telespettatori solo su Nove (10,5% di share) e da ben 2,6 milioni in simulast, la diretta andata in contemporanea sulle reti free del gruppo Warner Bros. Discovery, raggiungendo il 13% di share. Un risultato che straccia tutti i record precedenti sia della rete che del gruppo, se si tiene conto di un picco di 2,9 milioni nella prima parte del programma. Per rendere l’idea del vero e proprio esodo di pubblico, basti pensare che lo scorso anno, quando CTCF andava in onda su Rai3, la media era di 2,4 milioni con il 12% di share.

La Rai ne esce con le ossa rotte

Fallito anche il maldestro tentativo di "trattenere" il pubblico fedele a Fabio Fazio opponendogli Report: il programma di Sigfrido Ranucci, confrontando il dato con quello della scorsa settimana, ha perso quasi mezzo milione di telespettatori, passando da 2 milioni (11,3% di share) a 1,5 milioni (7,6%). Grande idea quella di spostarlo dal lunedì alla domenica: oltre a perdere un programma di punta favorendo la concorrenza, si è indebolito un altro programma di punta. Geniale. Una strategia così autolesionista non si era mai vista neanche nel Partito Democratico dei tempi d’oro, quello, per intenderci, di "smacchiamo il giaguaro", o in quello dei più recenti "occhi di tigre" di lettiana memoria.

Il "trasloco" di "Che tempo che fa" ha danneggiato la Rai a 360 gradi e forse, prima o poi, qualcuno sarà chiamato a risponderne. Il primo danno è culturale e di immagine: ieri su Nove sono intervenuti Liliana Segre e David Grossman, nomi che normalmente ci si aspetta nei programmi di punta del servizio pubblico. Nelle scorse stagioni la trasmissione ha ospitato personaggi del calibro del Presidente francese Emmanuel Macron e persino il Papa: dovesse accadere ancora, per molti dirigenti di "Tele Meloni" la situazione si farebbe davvero imbarazzante.

C’è poi un danno economico: il format condotto da Fabio Fazio, con Filippa Lagerback e Luciana Littizzetto, la scorsa stagione incassava oltre un milione di euro di a puntata grazie ai ricavi pubblicitari, a fronte di un costo di 430 mila euro. Soldi che costarono una brutta figura a chi scomodò la Corte dei Conti per contestare la paga del presentatore; quella stessa Corte dei Conti che in futuro potrebbe proprio chiedere conto di quegli incassi record che ora finiranno nelle casse di Warner Bros. Discovery, seguendo a ruota i telespettatori e i follower.

Boom anche sui social

Sì, perché alla "povera" Rai è andata male anche nel riscontro con la rete, che ormai è uno degli indicatori che confermano il successo di un prodotto: il gesto assai poco elegante di non "liberare" i vecchi profili social di "Che tempo che fa", cedendoli a chi li aveva di fatto creati e fatti crescere, non ha impedito al programma di essere più commentato della serata, con oltre 364 mila interazioni. Un risultato ottenuto grazie alla strategia vincente di chi ha curato i nuovi profili, ripartiti da zero, fidelizzando vecchi e nuovi seguaci (oltre un milione quelli recuperati in pochi mesi) proponendo una sorta di "diario illustrato", con i momenti più significativi delle passate edizioni.

Insomma, chi pensava (e sperava) che il successo di Fabio Fazio non fosse replicabile su Nove aveva sbagliato previsioni (e speranze). "Che tempo che fa" conferma il suo successo, perché cambiare canale, in fondo, non costa nulla. Indugiando su metafore meteorologiche, oggi a Viale Mazzini il cielo è grigio e piove a dirotto.

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