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Sabato, 27 Aprile 2024
Verso le elezioni

Sondaggi, cala ancora il centrodestra. Sorride Elly Schlein

La supermedia YouTrend - Agi certifica una nuova flessione di Fratelli d'Italia, che si ferma sotto il 28 per cento. Sale ancora il Partito Democratico, stabilmente sopra il 20

Notizie non buone per Giorgia Meloni e per tutta la coalizione del centrodestra alla vigilia delle elezioni in Abruzzo. Come già registrato un pò da tutti gli istituti, anche la supermedia YouTrend - Agi certifica una flessione dei partiti di maggioranza e una crescita di quelli di opposizione. Già nei giorni scorsi si era parlato di "effetto Sardegna": all'indomani della vittoria di misura di Alessandra Todde sull'isola, si era infatti registrata un'onda di entusiasmo da parte degli elettori del centrosinistra. Il "campo largo" domenica 10 marzo cerca il bis a spese del meloniano Marco Marsilio, unico presidente di regione del partito della premier.

Effetto Sardegna, cala il consenso di Giorgia Meloni. Oggi il "campo largo" avrebbe la maggioranza

Veniamo ai numeri. Rispetto all'ultima rilevazione dell'agenzia guidata da Lorenzo Pregliasco, datata 22 febbraio, Fratelli d'Italia perderebbe ben mezzo punto percentuale, fermandosi al 27,6 per cento, molto lontano da quel 30 per cento che avrebbe consacrato definitivamente il partito di Giorgia Meloni nell'Olimpo dei partiti della storia della Repubblica. Sorride invece Elly Schlein: il suo Partito Democratico guadagna quel mezzo punto che la rivale ha lasciato per strada salendo al 20,1 per cento; tra i due partiti ora il divario non è più abissale e se in Abruzzo dovesse vincere Luciano d'Amico, l'entusiasmo ritrovato dell'elettorato potrebbe avvicinare ancora le due principali forze politiche del Paese.

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Si conferma al terzo posto il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, che rosicchia un altro decimale e si attesta al 16,3 per cento. I grillini, freschi dell'elezione della loro prima presidente di regione, sperano che l'alleanza col Pd li possa aiutare a coprire quello che è il loro storico handicap, ovvero il radicamento sui territori. Dovesse andar bene in Abruzzo si scioglierebbero più facilmente in altre regioni su cui la discussione è ancora aperta come la Basilicata e soprattutto il Piemonte.

Matteo Salvini rischia grosso, se la Lega crolla anche in Abruzzo potrebbe implodere

Decisamente più delicata la situazione in casa Lega. L'espulsione dell'europarlamentare Gianantonio Da Re, che in un'intervista aveva dato del "cretino" ma Matteo Salvini, paventando un crollo di consensi del partito di via Bellerio alle prossime elezioni europee, palesa una tensione interna ormai difficile da nascondere: molti dirigenti, soprattutto al nord, vorrebbero sostituire il vicepremier con Luca Zaia o con Massimiliano Fedriga e abbandonare la linea populista e di estrema destra che ha allontanato molti elettori che evidentemente non si sentono più rappresentati dai post sul "politicamente corretto" in Cenerentola e Biancaneve o su quelli sul pericolo dell'invasione della farina di grillo sulle nostre tavole. Il Carroccio, secondo la supermedia YouTrend - Agi, conferma l'ormai costante emorragia di voti fermandosi all'8,1 per cento (-0,2 rispetto al 22 febbraio); la soglia "abruzzese" sotto la quale la leadership del capo verrebbe seriamente messa in discussione qualora domenica le cose dovessero andare male è il 6 per cento. Perde qualcosa anche Forza Italia, che si attesta al 7,5 per cento; il partito fondato da Silvio Berlusconi e oggi guidato da Antonio Tajani è quello che tiene di più in tutta la coalizione di governo.

In coda, si fa interessante la sfida per l'agognato 4 per cento necessario per ottenere il quorum alle prossime elezioni europee di giugno. Alleanza Verdi Sinistra lo supererebbe di un decimale, con il 4,1 per cento, seguito a ruota da Azione di Carlo Calenda che raggiungerebbe la meta con il 4 per cento. Chi invece non riuscirebbe nell'impresa è Italia Viva, che non gioverebbe della spinta di Matteo Renzi - che ha da tempo annunciato la sua candidatura - fermandosi al 3,2 per cento.

Male anche +Europa, che con il 2,7 per cento vede lontana l'impresa: voci di corridoio parlano di un doppio canale aperto con renziani e calendiani per mettere in piedi una coalizione (con gli uni o con gli altri) che garantirebbe il quorum. Calenda offre la garanzia di un'elezione più semplice, ma il "corteggiamento" renziano nei confronti dei radicali sembra essere molto forte. Anche qui conteranno molto le elezioni in Abruzzo: se il "campo largo" dovesse imporsi, agevolerebbe una sintesi, anche a livello nazionale, tra i radicali e il partito di Calenda, che malgrado il continuo scambio di frecciate con Giuseppe Conte resta assai più possibilista di Matteo Renzi su una possibile alleanza allargata. Infine i "piccoli". Stabile ItalExit all'1,5 per cento, raggiunto da Unione Popolare che guadagna lo 0,2 per cento rispetto alla rilevazione del 22 febbraio scorso. Il fanalino di coda è Noi Moderati: il partito di Maurizio Lupi, in forza alla coalizione di centrodestra, non raggiunge appena l'1 per cento, perdendo ben tre punti decimali. 

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