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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il giorno della verità

Governo Draghi, la crisi "evapora" ma ci sono due grandi incognite: cosa succede oggi

Ore decisive per il futuro dell'esecutivo. Il premier dovrebbe restare in sella, con o senza il M5s. I dubbi di Salvini. Tutti gli scenari

Oggi è la giornata cruciale nella crisi di governo, ore decisive per il futuro dell'esecutivo di Mario Draghi. Si vota la fiducia. Trovare qualcuno disposto a credere che oggi al Senato o domani alla Camera Mario Draghi uscirà di scena è un'impresa ai limiti dell'impossibile.

Il premier si recherà a Palazzo Madama alle 9.30 per le sue comunicazioni con voto. Le comunicazioni del presidente del Consiglio e il successivo dibattito sulla fiducia - con eventuale voto in serata - partiranno dunque da Palazzo Madama dove la seduta sarà sospesa in mattinata, dopo l'intervento di Draghi, per permettere al premier di consegnare il testo del suo intervento alla Camera. Al rientro del premier in Senato, in tarda mattinata, verosimilmente intorno alle 11, l'Aula inizierà la discussione, prevista per 5 ore, e poi lascerà nuovamente spazio al premier Draghi per la replica. Nell'ipotesi di arrivare a votare le comunicazioni di Draghi, si prevede di concludere per le 18.30 le dichiarazioni di voto, con i senatori alla chiama per la fiducia sulle risoluzioni da quel momento. Nessuno può sapere con certezza come oggi andrà a finire. L’equilibrio è fragile, la travagliata maratona assembleare del M5s non ha ricomposto la frattura interna, e non ha sciolto i dubbi di Giuseppe Conte sulla fiducia. Dall'altra parte, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi chiedono soprattutto una cosa: fuori i pentastellati dall’esecutivo. Ma quella che la scorsa settimana sembrava una frattura insanabile tra Draghi e parte della sua maggioranza, ora è solo una piccola crepa.

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Crisi di governo: ultime notizie

Tutto fa pensare che la crisi rientrerà. Ieri infatti, al termine di una giornata di interlocuzione con i leader della forze politiche, prima con Enrico Letta e poi in serata con il centrodestra, da palazzo Chigi sono stati registrati segnali positivi. E' durato circa un'ora l'incontro a palazzo Chigi tra Draghi e i leader del centrodestra di governo: Matteo Salvini, Antonio Tajani, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi. L'incontro, "organizzato" nel tardo pomeriggio "con una telefonata tra Silvio Berlusconi e il premier", ha rotto il ghiaccio dopo il gelo da parte di Lega, Forza Italia e Udc rimasti sconcertati dal comportamento del presidente del Consiglio che ''sta gestendo una crisi così complessa solo con Pd e M5S''. Il Cav ha sentito l'ex presidente della Bce da 'Villa Grande' dove era riunito con gli alleati, sbloccando di fatto l'impasse al termine di un pomeriggio ad alta tensione. In mattinata il premier aveva incontrato il segretario del Pd Enrico Letta a palazzo Chigi in seguito a una richiesta del leader dem. Sull'incontro il centrodestra di governo aveva espresso sconcerto perché il premier aveva deciso di ricevere il segretario del Pd e non i leader degli altri partiti della maggioranza, dopo che, peraltro, era stata chiesta una verifica politica.

Draghi probabilmente resterà premier

In ogni caso il centrodestra di governo sarebbe determinato sulla linea del sì al Draghi bis senza i 5 stelle. Altrimenti, dritti al voto. Questa linea unitaria sarebbe stata illustrata al premier durante il vertice a Palazzo Chigi, durato circa un'ora a palazzo Chigi. Lega Fi e Udc-Nci avrebbero posto dei 'paletti': ovvero, siamo pronti a rinnovare la fiducia al governo in carica ma senza i pentastellati di Giuseppe Conte e serve un'apertura su alcuni punti programmatici del governo considerati imprescindibili dal centrodestra. La Lega, per esempio, insiste sulla pax fiscale e la revisione del reddito di cittadinanza. Della serie, qualcosa deve cambiare rispetto a prima, serve un cambio di rotta, perché così non si può continuare e tra qualche settimane, se domani Draghi dovesse accettare di continuare, saremmo punto e a capo. Il centrodestra è tornato alla carica sull’impossibilità di convivenza con M5s ma anche sulla necessità che il Pd torni indietro su quelle che Tajani ha definito "proposte divisive" come quella sulla cannabis. Non è stata invece avanzata ufficialmente una richiesta rimpasto (il capogruppo del Carroccio Molinari aveva criticato Speranza e Lamorgese). Non sarà un Draghi bis, forse alla fin fine il governo sarà lo stesso con qualcuno al posto di Patuanelli e Dadone (mentre su D'Incà, tra i più lontani da Conte, ci sono punti di domanda). 

Le incognite sono due: Salvini e Conte

Draghi guiderà molto probabilmente ancora il Paese fino alle elezioni del 2023, magari sostenuto da una maggioranza un po’ diversa. L’ipotesi del voto anticipato continua comunque a restare sul tavolo. Berlusconi lo avrebbe confermato anche a Giorgia Meloni in una telefonata. Ci puntava fino a ieri anche Salvini nonostante le riserve dei governatori del Carroccio e dei ministri. Il segretario della Lega era convinto che solo in questo modo potesse arrestare l’emorragia di consensi verso Fratelli d'Italia. Pesa la forte indecisione del capo del Carroccio, ma anche del Cavaliere: per loro la vittoria è a portata di mano, a maggior ragione con lo sfaldamento del campo largo. Dunque, perchè aspettare e non andare a votare a settembre? Magari per rosicchiare qualche punto percentuale a Meloni nei prossimi sei mesi e presentarsi al voto politico con gerarchie diverse a destra. "Dopo la crisi di governo causata dai grillini, dopo le minacce e i capricci dei Cinque Stelle e le continue provocazioni del Pd, che ancora ieri continuava a parlare di Ius soli, di ddl Zan, di cambio della legge elettorale quando le priorità degli italiani che stanno soffrendo sono altre, oggi la Lega in Aula farà quello che serve solo e soltanto all'Italia e agli italiani" dice il segretario della Lega, in un video pubblicato sui social. 

Altra incognita è il M5s. In molti non non escludono che alla fine Conte potrebbe decidere di votare la fiducia per passare il cerino nelle mani del centrodestra.  Matteo Renzi non usa, al solito, giri di parole: "Il solo problema rimasto è se Conte esce dalla maggioranza domani, tanto ormai tutti sappiamo che Draghi rimarrà, meno male". In questo scenario i partiti che fanno parte dell'attuale maggioranza oggi spiegheranno in Aula di voler sostenere l'esecutivo. Per il M5s sarebbe un avvitamento mica da ridere, ma è nell'ordine delle cose. Il premier, dicono i beninformati, chiede - per ritirare le dimissioni - che le parole a sostegno del governo di larghissime intese siano trasferite in Aula: "Devono impegnarsi pubblicamente in parlamento", avrebbe detto ai suoi. Di fatto Draghi non dovrebbe far altro che prenderne atto e accettare di rimanere a Palazzo Chigi con la presentazione di un nuovo programma con alcune aperture, nero su bianco, alla richieste di Conte e nuovo voto di fiducia. Questo è il piano a cui lavora sin dal primo momento il Pd e nel quale forse spera il Quirinale. Ma anche senza Conte, nel caso l'avvocato optasse per la linea dura e qualche mese di opposizione per risalire nei sondaggi, il governo procederà. Il M5s arriva all’appuntamento di oggi senza una posizione cristallina. Tutte le opzioni sono aperte: sì alla fiducia, no alla fiducia, astensione. Tra le opzioni sul piatto c’è anche quella di un appoggio esterno al governo. 

Letta ottimista

Alla vigilia della prova dell'aula, dal Pd si rincorrono voci 'speranzose'. Qualcosa più di un auspicio, rispetto al fatto che oggi ci sarà ancora un governo e sarà guidato da Mario Draghi. Anche ieri è proseguito il lavoro, mai interrotto negli ultimi giorni, di ricucitura per garantire il perimetro più ampio possibile della maggioranza di unità nazionale. Con tutti i 5 Stelle o con una parte. "Sarà una bella giornata, ne sono sicuro", ha affermato Letta per il quale "se ci saranno scossoni saremo in grado di gestirli". "Non c'è alcun dubbio - ha poi aggiunto - che se cadesse il governo italiano, un plauso salirebbe dal Cremlino. Non ho dubbi sul fatto che domani è in gioco anche la forza europea rispetto a questa crisi internazionale". Ma "il nostro auspicio è che la maggioranza che ha sostenuto il governo Draghi confermi il voto di fiducia", ha detto ancora Letta. Sull'esito dell'incontro con Draghi in ogni caso il segretario dem "è stato molto abbottonato" con i suoi interlocutori, anche durante la riunione del coordinamento dem. Il segretario Pd avrebbe sottolineato con il premier la spinta del 'Paese reale', dei sindaci. E poi le rassicurazioni sul fatto che i 5 Stelle, o comunque una loro parte, saranno della partita. "Per quello che noi sappiamo - ha detto un deputato Pd - Conte ha fatto sapere che potrebbe anche votare la fiducia ma che c'è lo zoccolo duro dei falchi al Senato...".

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Qual è il bandolo della matassa

Il bandolo della matassa sta nel mantenere un equilibrio nei rapporti di forza tra i partiti: Conte vuole aperture - almeno minime - da Draghi e Salvini mette i suoi paletti. Dettagli. Draghi resterà molto probabilmente a Palazzo Chigi. Perché a differenza di una settimana fa, quando Draghi sembrava semplicemente indisponibile a ripartire senza Conte, oggi la risposta appare decisamente spostata sul sì, si va avanti, con chi c'è. A meno che Salvini non dovesse rilanciare in Aula il repertorio che sta usando nelle dichiarazioni delle ultime 72 ore: veti, richieste di rimpasto, licenziamento di Lamorgese e Speranza. In quel caso tutto si complica. Ma i numeri per un'ampia fiducia (anche al Senato, nin solo alla Camera) d'altra parte ci sono, anche con il tira e molla del M5s o della Lega. Ci sono sempre stati.

Il calendario della giornata

  • Ore 9:30 Comunicazioni in Senato - Alle 9.30 di oggi il premier Mario Draghi parlerà nell’Aula del Senato per le sue comunicazioni
  • Ore 11.00 - Il dibattito - Dopo aver consegnato il discorso alla Camera, in Senato Draghi ascolterà il dibattito
  • Ore 16.30 - La replica del premier - Questo è il momento chiave: Draghi farà le sue repliche e deciderà se accettare il voto o dimettersi
  • Ore 18.30 - Il voto - Se ci sarà un voto, la chiama dei senatori inizierà alle 18.30.
  • Intorno alle 19.30 l’esito

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