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Sabato, 27 Aprile 2024
Elezioni 2013

Elezioni politiche 2013: Bersani proverà a governare con Berlusconi

Il boom di Beppe Grillo, con il M5S prima forza politica italiana, procura uno stallo al Senato. Il risultato è un (non) governo di centrosinistra che dovrà chiedere "permesso" al centrodestra

Lo scorso maggio, quando Federico Pizzarotti del Movimento 5 Stelle fu eletto sindaco di Parma, Pierluigi Bersani provò a smarcarsi dall’imbarazzo con una frase davvero poco riuscita: “Abbiamo non vinto”. All’epoca dei fatti sarebbe stato più corretto dire ‘abbiamo perso alla grande’. La storia tuttavia a volte è davvero strana e le parole sbagliate ieri sarebbero tornate buone oggi. Perché il centro – sinistra si è fatto padre e madre di un figlioccio zoppo, un mostro tutto italiano: la maggioranza assoluta alla Camera, conquistata per una manciata di voti, la paralisi al Senato. Una legislatura, la XVII, nata tronca, e che affida al Pd il compito di trovare una protesi che la faccia stare insieme.

Da ieri infatti è cominciato a circolare un pensiero bipartisan: solo chi avrebbe raggiunto il premio di maggioranza alla Camera avrebbe avuto le carte in regola per presentare una proposta di governo. Seguendo questa corrente di pensiero la storia anche se per poco, pochissimo, ha consegnato questo compito delicato al centro – sinistra. E più che un compito nobile sembra già una gatta da pelare, altro che giaguaro da smacchiare. E forse il Pd, che da questa tornata elettorale ne esce con le ossa rotte, avrebbe volentieri passato il giro. Il clima da quelle parti ha cominciato a surriscaldarsi già ieri pomeriggio dopo la messa in onda del primo exit poll. Dal clima rovente alle dichiarazioni di fuoco il passo è stato brevissimo: “Bersani adesso deve dimettersi e si torna a votare”, ha detto Pippo Civati a Caterpillar su Radio2 Rai. Così, tanto per dar testimonianza degli umori interni.

RISULTATI UFFICIALI

RISULTATI ALLA CAMERA

RISULTATI AL SENATO

RISULTATI ALLE REGIONALI

PD – Bersani ieri sera, dopo una lunga giornata di silenzio, ha rilasciato un brevissimo virgolettato: “E’ evidente a tutti che si apre una situazione delicatissima per il paese. Gestiremo le responsabilità che queste elezioni ci hanno dato nell'interesse dell'Italia”. Parole che non si sarebbe mai immaginato di pronunciare e che non nascondono l’amarezza dei numeri. Sta di fatto che il segretario si è detto pronto a lavorare nell’interesse del Paese. Ma qual’è l’interesse del Paese: una grande coalizione alla tedesca (o come l’ha chiamata il Fatto Quotidiano ‘un’ammucchiata’ all’italiana) che sorregga un governo di larghe intese; oppure un ‘governicchio’ che si occupi dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, faccia una nuova elegge elettorale e riporti tutti al voto?

BERLUSCONI – Per Berlusconi non ci sono dubbi. Questa mattina alla ‘Telefonata’ su Canale 5, oltre ad aver dichiarato di non essere affatto preoccupato del balzo dello spread, ha negato nei fatti la possibilità di un ritorno a breve alle urne che “non sarebbe utile in questo momento”. Il Cavaliere nei fatti apre ad un’intesa con Bersani, ragionando sui programmi, facendo qualche sacrificio. Sacrifici che nell’ottica del leader del centro-destra toccherebbero al Pd. Questione di una un’avvenuta rimonta che ha consegnato all’ex premier una certezza detta ai suoi più stretti collaboratori: “Il Pd dovrà venire a bussare alla nostra porta”. E in dote non dovrà di certo portare Mario Monti, bocciato dagli italiani e praticamente fuori dai giochi.

E allora c’è chi già vocifera un accordo breve che semmai riesca ad arginare l’effetto Grillo. Poche misure da fare insieme: partendo dalla riduzione dei costi della politica per arrivare al dimezzamento del numero dei parlamentari. Misure buone per raffreddare la piazza e lo Tsunami a 5 Stelle. Basterà?

GRILLO – Probabilmente no, anzi probabilmente più l’asse Pd-Pdl emarginerà i grillini più il Movimento prenderà forza. E’ il farsi cosa altra rispetto alla tradizione il biglietto da visita che ha sfondato all’interno della cabine elettorali. Non ha vinto l’antipolitica, ha vinto la voglia di chiudere una pagina politica. La stessa che fin da oggi proverà a trovare una soluzione interna. Ipotesi di governo a cui molto probabilmente non prenderà parte il primo partito per consensi alla Camera (M5S con il 25,55%). Grillo ieri sera è stato più che esplicito: o si fa come dice lui – quindi il Parlamento si adopra a portare avanti il programma dei 5 Stelle – oppure “per loro la battaglia sarà durissima”. Essere non nei numeri ma nei fatti l’ago della bilancia, questa l’unica apertura ‘impossibile’ offerta alle due coalizioni contrapposte. Per il resto il giudizio è impietoso: “Berlusconi e Bersani sono uomini falliti”. Fine del dialogo. L’intesa, è certo, passera tra Bettola e Arcore. C’è solo da capire il come.

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