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Martedì, 30 Aprile 2024
Il caso Canfora

Travaglio: "Giorgia Meloni non è nazista, né nel corpo né nell'anima"

"Purtroppo però ha degli elettori nostalgici del fascismo, se non del nazismo, e quindi non dice mai delle cose molto chiare o molto nette su quell'infausto ventennio". Il direttore del Fatto Quotidiano auspica che la premier ritiri la querela nei confronti di Luciano Canfora, ora che è presidente del Consiglio

"Io non penso che Giorgia Meloni sia nazista, né nell'anima né nel corpo. È una donna dei nostri tempi. Lei non c'entra nulla con il nazismo, ma purtroppo ha degli elettori nostalgici del fascismo, se non del nazismo, e quindi non dice mai delle cose molto chiare o molto nette su quell'infausto ventennio che toccò all'Italia e alla Germania". Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano, è interveuto ieri sera in diretta a "Otto e mezzo", su La7, sulla vicenda che vede protagonista lo storico e filologo Luciano Canfora e la premier Meloni. 

Canfora è stato rinviato a giudizio per diffamazione aggravata nei confronti dell'attuale presidente del Consiglio. I fatti risalgono all'11 aprile 2022: Canfora, invitato a parlare nel liceo scientifico Enrico Fermi di Bari nell'ambito di un incontro sul conflitto russo-ucraino, definì Meloni "neonazista nell'animo". All'epoca il premier in carica era Mario Draghi, mentre Meloni, che oggi si è costituita parte civile, sedeva ancora tra i banchi dell'opposizione. Il processo al filologo - al quale Meloni ha chiesto un risarcimento di 20mila euro - inizierà il prossimo 7 ottobre.

Secondo il direttore del Fatto quotidiano, le accuse dell'intellettuale sono ingiuste ma legittime, e Giorgia Meloni farebbe bene a non proseguire nel dibattimento. "Penso che Canfora abbia tutto il diritto di dire quello che pensa, e chi viene definito neonazista di chiedere un intervento del giudice se lo ritiene offensivo - ha detto Travaglio -. Credo che chi diventa presidente del Consiglio dovrebbe spogliarsi di tutte le sue liti private perché ha assunto un potere tale per cui chi ha espresso quella critica anche molto forte diventa un moscerino rispetto al capo del governo".

Il giornalista ha poi aggiunto una considerazione: "Per non mettere in imbarazzo i giudici, secondo me Meloni potrebbe accontentarsi del rinvio a giudizio ed evitare di andare avanti. Soprattutto in considerazione del fatto che Canfora è universalmente noto come un intellettuale di altissimo livello, quindi è liberissimo di pensare di Giorgia Meloni quello che vuole, e lei deve accontentarsi di essere ora presidente". Anche Luciano Canfora è stato ospite della trasmissione di La7, condotta da Lilli Gruber. Sul rinvio a giudizio ha speso poche parole: "Non posso giudicare io l'operato del giudice, è mio dovere prenderne atto con serietà massima. D'ora in avanti credo che manterrò riserbo quando si parlerà di questo, accolgo con entusiasmo la richiesta del giudice di un arricchimento probatorio in vista dell'udienza del 7 ottobre prossimo".

Tornando al rinvio a giudizio, nell'atto di costituzione di parte civile si legge che "Canfora ha, senza giustificazione alcuna, leso l'onore, il decoro e la reputazione della persona offesa aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita, utilizzando volgari epiteti - imprevedibili ed estemporanei - che hanno seriamente minato la sfera intima e privata, oltre al patrimonio morale e personale della stessa persona offesa". L'avvocato Luca Libra, che sostituisce il sottosegretario alla giustizia Andrea Del Mastro nella difesa della premier, ha sottolineato i "profondi strascichi sulla psiche e sull'immagine personale e professionale della parte civile" e "la lesione alla reputazione, all'onore e all'immagine" provocata dalle parole del filologo a Giorgia Meloni.

La difesa di Canfora, rappresentata dall'avvocato Michele Laforgia, ha chiesto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste, "o comunque perché non punibile", tenuto conto del "diritto di critica politica di cui all'articolo 51 del codice penale in relazione all'articolo 21 della Costituzione". Il procuratore aggiunto Giuseppe Maralfa e il sostituto procuratore Giuseppe Dentamaro hanno tuttavia ribadito la richiesta di avviare il processo.

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