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Domenica, 28 Aprile 2024
L'analisi

Salasso su pannolini e latte in polvere, così Meloni tradisce la "famiglia tradizionale"

Nella bozza della manovra, i sostegni ai nuclei numerosi rischiano di perdersi negli aumenti dei beni di prima necessità necessari a far crescere i bambini nei primi anni di vita

Con una mano si dà e con l’altra si prende: è un po’ la storia di tutte le manovre finanziarie e quella del governo guidato da Giorgia Meloni, al netto dei proclami e della propaganda, rispetta forse più di molte altre questa italica tradizione. Così, se da una parte si annunciano misure di aiuto alle famiglie e di incentivo alla natalità, tema assai caro alla premier e all’esecutivo, andando a leggere tra le righe dei 91 articoli dell legge di bilancio del 2024 si scopre che i conti non tornano.

Aiuti sì, ma non per tutti

Iniziamo con gli aiuti, che peseranno per circa un miliardo di euro sulle casse dello Stato. Per convincere le italiane e gli italiani a mettere al mondo più figli ed evitare la temutissima "sostituzione etnica", il governo ha messo in campo due misure: la prima è uno sconto contributivo del 100 per cento, con un limite massimo di 3 mila euro annui (quindi parliamo di redditi medio - bassi), per le lavoratrici dipendenti che hanno più di un figlio. È uno sconto legato al numero di figli: per chi ne ha due sarà erogato fino al compimento del decimo anno del figlio più piccolo, per chi ne ha tre lo sgravio durerà fino al diciottesimo anno del minore.

L’impatto sulla misura sul tenore di vita delle famiglie numerose dipenderà da molte variabili. Certamente si rivolge a una platea già di per sé limitata, sia per fasce di reddito che per numero di figli. Certamente, al di là di quella che sarà l’effettiva efficacia del provvedimento, è perfettamente il linea con la tara ideologica dei partiti che formano l’attuale esecutivo, quella che prevede che una donna, per "offrire un importante contributo alla società" (testuali parole di Giorgia Meloni) deve mettere al mondo almeno due figli.

L’altro pilastro su cui si reggono gli aiuti alle famiglie numerose, è l’incremento del bonus per pagare le rette degli asili nido, sia di quelli pubblici che di quelli privati. L’incremento previsto dalla bozza di manovra porta l’attuale beneficio da 1.500 euro un massimo di 3 mila euro. Come per la precedente misura, la discriminante è il numero di figli, perché il contributo sarà destinato solo ed esclusivamente ai secondi figli nati dal primo gennaio del 2024 in nuclei con già un minore under 10 e un tetto Isee di massimo 40 mila euro. Anche qui, parliamo dunque di redditi medio - bassi, ovvero di nuclei familiari che difficilmente arrivano a essere numerosi.

Le dolenti note

Per far quadrare i conti, il governo fa saltare lo sconto dell’Iva sui prodotti per l’infanzia e persino la "tampon tax": di conseguenza il latte in polvere, le preparazioni per l’alimentazione dei bimbi, gli assorbenti, i tamponi e le coppette mestruali, saranno soggetti a un raddoppio dell’Iva, che passa al 10%. Conti alla mano, il rischio è che quelle stesse famiglie numerose che beneficeranno dei provvedimenti a loro favore, vedranno alzarsi - e non di poco - quei beni di prima necessità necessari nei primi mesi e nei primi anni di crescita dei bambini e che quei soldi in più che le madri di due o più figli si ritroveranno in busta paga si perderanno negli aumenti dei prodotti. Una beffa non da poco.

In ultimo, non è da sottovalutare l’impatto della manovra sulle famiglie "non numerose", ovvero su quei nuclei composti da due genitori e un figlio unico: saranno quelli che subiranno solo gli effetti negativi dei provvedimenti del governo senza giovare di nessuno sconto e di nessun bonus, come fossero, di fatto, delle famiglie di serie B.

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