Rischio mazzata: "Col decreto Ilva aumenteranno le bollette"
La Stampa affronta lo spinoso tema dei decreti Salva-Ilva varati negli ultimi due anni. Il ministero smentisce la possibilità che ci siano conseguenze sulle bollette, ma non tutti si fidano
Il ministero smentisce, ma c'è chi sostiene che il rischio sia abbastanza concreto.
Le bollette energetiche degli italiani potrebbero aumentare per il decreto che detta le regole sul finanziamento statale di 400 milioni per investimenti ambientali e sanitari dell’Ilva di Taranto.
L’Autorità per l’energia lancia l'allarme in una segnalazione inviata al governo e al Parlamento che sta esaminando il dl "Disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva": tra qualche anno imprese e famiglie potrebbero "pagare il conto".
La Stampa affronta lo spinoso tema dei decreti Salva-Ilva varati negli ultimi due anni, che danno alla società siderurgica la possibilità di contrarre finanziamenti statali, ma a condizione di restituire gli stessi nello stesso esercizio finanziario.
Sottrarre 400 milioni alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea, ex Cassa conguaglio) per restituirli solo nel 2018 riduce i margini di manovra da parte di Csea e “potrebbe determinare la necessità di acquisire ulteriore gettito derivante dal prelievo tariffario a gravare sulle bollette energetiche” di famiglie e imprese.
Per quest’anno si tratta di circa 400 milioni di euro. Con il nuovo decreto - oggi al vaglio della Camera - non solo il termine per il rientro dei fondi è prorogato al 2018, ma per sostenere il rinvio si è deciso di coinvolgere la vecchia Cassa Conguaglio, ribattezzata Cassa per i servizi energetici e ambientali. L’ente si occupa di riscuotere alcune componenti tariffarie dagli operatori, gestirle ed erogarle a favore delle imprese: in sostanza, la Cassa funge da bancomat per ripagare i 400 milioni in attesa della restituzione fissata al 2018.
