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Domenica, 28 Aprile 2024
L'AI che verrà

Google lancia l'A.I. al servizio del consumatore ma non "sfida" ChatGPT

L’azienda di Mountain View ha presentato a Parigi le novità dei prossimi mesi. Dalle mappe immersive ai nuovi sistemi di ricerca visuali, l’intelligenza artificiale è sempre più al centro, ma non filtra ancora nessuna indiscrezione sul lancio ufficiale di "Bard"

Le parole chiave sono due: “responsabilità” e “intelligenza artificiale”. Prabhakar Raghavan, vicepresidente senior di Google, le cita costantemente da Parigi, il palcoscenico scelto dal colosso di Mountain View per annunciare al mondo le innovazioni che vedremo nei prossimi mesi. E l’intera presentazione assomiglia a una risposta, nemmeno troppo indiretta al lancio di ChatGPT, il prototipo di chatbot basato su machine learning e intelligenza artificiale che sta spopolando a pochi mesi dalla sua creazione. Con una sostanziale differenza: tutte le innovazioni basate sull’A.I. sono dirette al “core business” di Google, ovvero il miglioramento dei nostri processi ricerca.

Se la fotocamera diventa la nuova tastiera

Gran parte delle nostre query sui motori di ricerca continuano a essere ancora di tipo testuale, ma quest’era sembra volgere alla fine. E anche Google Lens non è più una novità: le persone utilizzano sempre più frequentemente le “lenti” di Google sui propri smartphone per effettuare ricerche. La novità è che le funzioni saranno completamente potenziate. Nei prossimi mesi si potrà tradurre un’ immagine in un testo, isolare dei frame per effettuare ricerche sul web, ma non solo. Sarà possibile effettuare ricerche, sempre più precise, sui video ricevuti sul proprio telefono o sulle singole immagini, mentre presto sarà disponibile la funzione “multisearch” che renderà possibile effettuare ricerche non solo per basi testuali. E le immagini visualizzate saranno sempre più in versione 3D. La nuova parola d’ordine è: “if you can see it, you can search it". Rimanendo al caro vecchio testo Google ha annunciato invece l’introduzione di 24 nuove lingue all’interno di Google Translators grazie a una tecnica basata anch’essa sull’A.I. denominata “Zero-shot Machine Translation”.

Bard: la roadmap per il chatbot di Mountain View

Il pezzo forte del keynote di oggi erano soprattutto le indiscrezioni relative al lancio di “Bard” il chatbot basato sull’A.I. con cui Google cerca di rispondere al successo e al clamore suscitato mediaticamente dal lancio di ChatGPT. Ma da Parigi non è trapelato moltissimo: è stato introdotto solo un piccolo demo di “Bard” chatbot basato a sua volta su “Lamda”, un sistema composto da una rete neurale artificiale, ovvero un modello matematico composto da neuroni artificiali che si ispirano a quelli biologici. Lamda è balzato all’onore delle cronache, nei mesi scorsi, quando un ingegnere di Google disse che l’interazione avuta con l’A.I. assomigliava a quella con un umano.

Quello che è emerso dalla presentazione è come l’obiettivo sia presentare questo strumento come qualcosa di veramente utile alle persone e ai consumatori. Non domande sul senso della vita e della morte; Bard potrebbe essere, molto meno prosaicamente, un utile strumento per capire quale auto acquistare in base ai nostri bisogni o per pianificare un viaggio agevolmente senza che nulla vada storto. L’azienda ha sottolineato che al momento questo sistema è in fase di test, senza aggiungere quando sarà pronto o integrato nei prodotti Google. Da Parigi si è ribadito molte volte che si vuole puntare su un prodotto “affidabile” e “responsabile”. L’impressione è che, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, anche i nostri processi di ricerca cambieranno configurandosi come un vero e proprio dialogo con un software capace di imparare a conoscerci meglio di quanto crediamo. Nel keynote si è puntato molto sui cosiddetti risultati di ricerca denominati con un acronimo come “NORA” ovvero Not Right Answers. Si pensi, ad esempio, a domande del tipo: “Qual è la più bella costellazione celeste?” o “Qual è la band rock più brava del mondo?”. In questo caso le nostre ricerche diventano veri e propri processi di interazione con opzioni ritagliate su chi siamo, piuttosto che su una presunta verità oggettiva.

Mappe immersive e la cultura a portata di smartphone

Ma la rivoluzione più evidente che arriverà nei prossimi mesi sarà, molto probabilmente, quella basata su Google Maps. La parola d’ordine è in questo caso “realtà immersiva”. Grazie a una combinazione sapiente di intelligenza artificiale e realtà virtuale saremo in grado di vedere, in un futuro prossimo, i luoghi che ci accingiamo a visitare o dove stiamo camminando in 3D, visualizzando anche le attività commerciali o culturali che ci interessano. L’obiettivo è quello di scorgere i parametri che ci possono orientare verso una scelta: ad esempio se è il caso di prenotare un determinato ristorante per la mia festa di compleanno dopo aver visualizzato la riproduzione dell’interno in 3D o quando è il caso di recarsi ad un museo tenendo conto di parecchie variabili, ad esempio la probabilità che piova o che il posto sia molto affollato. Tornando con i piedi per terra, al momento è attiva la ricerca nella modalità “Live View” in metropoli come Londra a Los Angeles, ma verrà estesa presto in molte altre città. Il futuro è utilizzare maggiormente la funzione “Maps” anche per orientarsi negli spazi indoor più caotici come stazioni o aeroporti con “Indoor Street View” una funzione che dovrebbe essere attiva per diversi aeroporti nei prossimi mesi.

Infine la cultura: Google ha annunciato che sarà possibile studiare e avvicinarsi ai dettagli di quadri celebri con altissima precisione, mentre tramite “Lens” sarà possibile tradurre il nome di oggetti in lingue che rischiano di scomparire a breve. Non è mancato nemmeno un momento di allegria con la presentazione del “Blob Opera” una rete neurale pensata per ricreare i suoni di una vera e propria opera.

L’A.I al servizio dei processi di ricerca

L’impressione è che, novità a parte, la rivoluzione sia, per questa volta, rimandata. Non c’è nessuna sfida alle novità introdotte da ChatGPT, non fosse altro perché le dimensioni e la mission delle due aziende sono abbastanza diverse, ma sicuramente c’è attenzione. Sembra che da Mountain View si stiano studiando le mosse dei concorrenti (Microsoft su tutti) e ci si stia posizionando su un utilizzo dell’intelligenza artificiale basato sul core business e sulla mission dell’azienda californiana: il perfezionamento dei processi di ricerca e l’acquisizione dei dati personali degli utenti per generare business. Solo il tempo dirà se, in un panorama scosso da novità costanti, sia la scommessa vincente.

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