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Sabato, 27 Aprile 2024
La scheda

Cosa vogliono i sovranisti europei (e perché in Europa contano ancora poco)

Il gruppo Identità e democrazia è in fermento, con i suoi membri dati in vantaggio dai sondaggi in molti Paesi Ue. Ma non è semplice coordinare nazionalismi diversi, e sull'ultradestra pesa la vicinanza a Mosca

L'ultradestra europea ha il vento in poppa in molti Paesi Ue, ma continua ad avere problemi di coordinamento interno e deve fare i conti con piattaforme politiche nazionaliste che rischiano di confliggere tra loro. I sovranisti del Vecchio continente, raggruppati sotto le insegne del partito Identità e democrazia (Id), si stanno preparando per un nuovo assalto all'Eurocamera di Strasburgo: stando alle proiezioni, dopo il voto di giugno potrebbero giocarsi il terzo posto in Aula, e starebbero puntando addirittura ad un ruolo chiave nella prossima maggioranza. Ma non è detto che vada tutto come sperano.

Un partito, tanti sovranismi

Sperano nei "Venti di cambiamento" gli ultranazionalisti del continente. Questo il titolo della convention tenutasi a Roma lo scorso 23 marzo in cui il padrone di casa, il vicepremier Matteo Salvini, ha accolto i rappresentanti delle forze dell'estrema destra europea per ostentare un fronte compatto in vista del voto del prossimo giugno. Il partito Id, il più a destra dell'Europarlamento, è un assortimento di formazioni sovraniste ed etno-nazionaliste che include, oltre alla Lega, il Rassemblement national francese guidato da Marine Le Pen, l'AfD tedesca, il Pvv olandese di Geert Wilders, l'Fpo austriaca, il Vlaams belang fiammingo e altre tre delegazioni più piccole da altrettanti Stati membri.

Ma la loro stessa natura sovranista impedisce a queste formazioni di coordinarsi efficacemente oltre i confini nazionali. Insomma, ognuno è sovranista a casa sua, e la stessa idea di una "Internazionale sovranista" è una contraddizione in termini, dato che le ricette nazionali per definizione sono diverse a seconda del contesto. Di conseguenza, non vedremo un vero e proprio manifesto programmatico unitario per le europee di giugno: ogni partito membro di Id farà campagna elettorale da solo, magari condividendo il palco con i colleghi più in vista degli altri Paesi (come nella kermesse romana), ma non ci sarà una piattaforma politica strutturata che vada oltre un vago elenco di priorità comuni. E tantomeno ci saranno Spitzenkandidaten del gruppo.

Si possono comunque individuare alcune battaglie tradizionali del campo sovranista: l'opposizione alle politiche green dell'Ue (che danneggerebbero l'economia degli Stati membri), la volontà di limitare fortemente l'immigrazione clandestina (e in alcuni casi l'immigrazione tout court) e una generica avversione ad ulteriori avanzamenti dell'integrazione europea (a quella che chiamano "eurocrazia brussellese" contrappongono, in linea con i Conservatori dell'Ecr, un'idea di "Europa dei popoli e delle nazioni"). 

No al bis di von der Leyen

Un tema nuovo che mette d'accordo tutti gli alleati europei del Carroccio è poi l'opposizione ad un bis di Ursula von der Leyen alla guida dell'esecutivo comunitario. E infatti il momento più saliente dell'evento romano "Winds of change" è stato il videomessaggio registrato da Le Pen, storica leader dell'estrema destra francese e alleata di ferro di Salvini. "Un messaggio per Giorgia: sosterrai un secondo mandato di von der Leyen o no? Io credo di sì. Ma tu devi dire la verità agli italiani", ha scandito riferendosi al probabile sostegno della premier italiana Giorgia Meloni alla ricandidatura della presidente uscente della Commissione, che punta ad altri cinque anni al timone del Berlaymont. 

Al contrario, ha rassicurato il ministro dei Trasporti leghista, chi vota per il gruppo Id non darà il proprio supporto ad una nuova alleanza coi liberali di Macron (accusato di essere un guerrafondaio) e coi socialisti, prendendo così le distanze da Meloni (che è presidente dell'Ecr, il partito dei Conservatori europei) e punzecchiando allo stesso tempo anche gli alleati azzurri (Forza Italia è membro del Ppe, il partito di von der Leyen). 

Crescita elettorale

Sondaggi alla mano, il gruppo Id potrebbe giocarsi con l'Ecr il terzo posto nella prossima legislatura di Strasburgo, con entrambe le formazioni date intorno all'ottantina di eurodeputati. In molti Paesi Ue, le forze dell'ultradestra nazionalista sono in continua crescita da diversi mesi, e in alcuni casi sono il primo o il secondo partito nelle proiezioni per le europee di giugno. Il Partito della libertà (Pvv) di Geert Wilders è arrivato primo a sorpresa alle elezioni nei Paesi Bassi lo scorso novembre con oltre il 23%, anche se non è riuscito a formare un governo. Ma a trainare il carro sovranista è il Rassemblement national in Francia, che per queste europee è guidato dal suo carismatico presidente e delfino di Le Pen, il 28enne parigino Jordan Bardella. Il successo del partito, che la stessa Le Pen ha cercato di mostrare come più moderato e meno estremista negli ultimi anni, sembra inarrestabile e oggi vale il 30% dei consensi: il primo posto assoluto sul podio con una decina di punti di vantaggio sulla coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron, il quale sta pagando un'emorragia di voti a sinistra.

Marine Le Pen e Jordan Bardella all'evento di lancio della campagna elettorale del Rassemblement national a Marsiglia, 3 marzo 2024 – foto AP/LaPresse

Dall'altra parte del Reno, Alternative für Deutschland (AfD) è il secondo partito nelle intenzioni di voto dei tedeschi con un solido 20% (anche se sta venendo insidiato nel suo stesso bacino elettorale da una nuova formazione della sinistra radicale, ugualmente anti-sistema), dietro alla Cdu di von der Leyen e davanti ai socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz. Il tutto nonostante sia recentemente finito al centro della bufera politica in seguito allo scandalo relativo a dei controversi piani di "remigrazione" caldeggiati da alcuni suoi membri, che hanno innescato un'ondata di proteste molto partecipate in tutta la Germania. Il partito, peraltro, è da tempo nel mirino dei servizi di Berlino, che devono valutare se può essere considerato una formazione estremista (e nello specifico neo-nazista) o meno.

In Belgio, dove a giugno si voterà contemporaneamente per le europee, le regionali e il parlamento federale, i separatisti fiamminghi del Vlaams belang sono in testa ai sondaggi da mesi, accreditati attualmente di oltre il 27% nelle Fiandre. Infine, potrebbero sbarcare in Aula e ingrossare le file dell'Id anche i portoghesi di Chega, il partito populista di destra che ha scompigliato la politica lusitana arrivando terzo alle elezioni legislative dello scorso 10 marzo. In controtendenza sarà invece proprio la Lega: attualmente la sua è la delegazione più nutrita tra quelle di Id all'Eurocamera (23 parlamentari tra cui il capogruppo Marco Zanni), ma al voto dell'8 e 9 giugno secondo tutte le proiezioni verrà surclassata in patria da Fratelli d'Italia (il partito della premier è dato in zona 28%) e sembra dovrà accontentarsi al massimo di un 10%, cedendo lo scettro proprio ai lepenisti capitanati da Bardella.

Le destre al governo?

Al di là delle percentuali, comunque, l'obiettivo dichiarato di Salvini e Le Pen, che a parole è condiviso anche da Meloni, è quello di ricreare a Strasburgo la stessa coalizione di centro-destra che è al governo a Roma, magari con il puntello di qualche pezzo dei liberali non macroniani. Ma per quanto ci siano temi comuni a tutte queste forze politiche (in primis il ridimensionamento delle ambizioni climatiche del Green deal e il contrasto all'immigrazione illegale), non è affatto scontato che questo scenario possa realizzarsi sul serio. Da un lato c'è la vicinanza a Mosca di molti partiti dell'Id, che rende "inappetibili" i sovranisti nel quadro di un'alleanza con Popolari e Conservatori. Dall'altro c'è il rapporto sempre più stretto che la premier italiana sta intessendo tra Ecr e Ppe, imperniato proprio sull'asse pro-Ucraina e pro-Nato. 

Del resto, se la Lega fosse relegata all'opposizione in Europa per l'ennesima volta, Meloni avrebbe tutto da guadagnarci in chiave domestica, potendo forzare un rimpasto di governo per ridurre l'influenza del Carroccio (il quale appare ormai prossimo alla redde rationem con il suo segretario). Ma ai sovranisti potrebbe bastare anche meno per sparigliare le carte a Strasburgo: se pure il "cordone sanitario" contro l'estrema destra dovesse resistere e Id non entrasse in maggioranza, potrebbero per la prima volta avere i numeri per ostacolare l'approvazione di nuove leggi europee, creando una solida minoranza di blocco. O almeno, questo è il piano.

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