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Lunedì, 29 Aprile 2024
Migranti

Migranti, perché il vertice Ue è stato una Caporetto per l'Italia

Centri di accoglienza su base volontaria e riforma di Dublino rimandata sine die: il premier Conte esulta, ma di fatto l'accordo siglato a Bruxelles non è un grande affare per il nostro Paese

Dopo l’annuncio entusiasta del premier Conte ad accordo appena firmato, con il passare delle ore (e di pari passo con le dichiarazioni degli altri leader europei) emerge sempre più chiaramente che il compromesso trovato ieri a Bruxelles sulla gestione dei migranti non porterà molti vantaggi (eufemismo) al nostro Paese. Anzi.

Di fatto l’Italia ha ceduto su quasi tutta la linea con un risultato abbastanza evidente: sarà ancora il nostro Paese a doversi fare carico dell’accoglienza dei migranti (regolari e non): il documento sancisce una volta per tutte che l’Italia è il Paese di primo approdo dei richiedenti asilo, e su questo fronte quasi nessuna concessione è stata fatta dagli altri Paesi Ue.

La parola chiave dell’accordo è "volontarietà": molti degli impegni presi – alcuni con formule vaghe – non sono in alcun modo vincolanti. Sta alla buona volontà degli Stati membri mettere in pratica i buoni propositi. Nel testo del documento ad esempio si legge che  per eliminare "ogni incentivo a intraprendere viaggi pericolosi", occorre "un nuovo approccio allo sbarco di chi viene salvato in operazioni di ricerca e soccorso, basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri". Punto, questo, che insieme ad altri capitoli ha fatto dire al premier Conte: "Da questo Consiglio Europeo esce un'Europa più responsabile e più solidale. L'Italia non è più sola. E' affermato il principio che chi arriva in Italia arriva in Europa". 

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Macron però ha fatto subito sapere che le regole internazionali "vanno rispettate, quelle marittime e umanitarie che prevedono che quando una nave viene presa in carico e quando ci sono rischi umanitari, debba andare nel porto sicuro più vicino. Questa regola deve essere rispettata e sarà rispettata". Tradotto: sarà ancora l'Italia a doversi fare carico del salvataggio dei migranti e della prima accoglienza. 

Centri di prima accoglienza nei Paesi Ue, Macron gela Conte

E per quanto riguarda i centri controllati sul suolo europeo di prima accoglienza, altra novità dell’accordo che aveva fatto esultare il presidente consiglio Conte, "bisogna essere molto precisi" in quanto, ha detto Macron, "si inseriscono nell'ambito degli accordi di Dublino e di diritto internazionale". Insomma, la creazione di centri 'sorvegliati' destinati ai migranti in Europa, "è su base volontaria anzitutto e sono i Paesi di primo arrivo che devono dire se sono candidati ad aprire questi centri, se lo desiderano. Alcuni lo hanno detto intorno al tavolo, ma sta a loro dirlo pubblicamente". Sul punto Conte ha detto che nell’articolo 6 "non si fa riferimento a un Paese di primo o secondo transito. E non è scritto nell'articolo 12, dove si parla della riforma del regolamento di Dublino, su cui tutti siamo d'accordo, e che abbiamo sottoscritto".

Migranti a bordo della Lifeline | Ansa

A quanto pare però il premier italiano è l’unico a pensarla così: il premier belga Charles Michel  ha detto ad esempio che i nuovi centri di sbarco "non cambiano in alcun modo le regole di Dublino" e rimane "la responsabilità per i Paesi di primo ingresso". Nel documento si fa inoltre riferimento a fantomatiche piattaforme di sbarco collocate in Paesi terzi, proposta che però difficilmente potrà trovare applicazione. 

Stretta sulle Ong e fondo per l’Africa

Il governo gialloverde può consolarsi con il punto 3 del documento, il quale prevede che tutte le navi che operano nel Mediterraneo devono "rispettare le leggi e non ostacolare le operazioni della Guardia Costiera libica". Guardia costiera a cui arriveranno parte dei 500 milioni di euro stanziati nuovamente per il fondo per l'Africa, pensato per finanziare i paesi da cui partono i migranti e interrompere i flussi all'origine.

Il regolamento di Dublino non sarà modificato

Il documento inoltre non prevede nessuna definizione di quote di migranti da dividere nei vari Paesi. Riguardo al Regolamento di Dublino che obbliga i migranti a chiedere asilo nel primo Paese in cui sbarcano, si è solo genericamente ribadita la necessità di modificarlo, senza modificare nulla. E’ passata di fatto la linea del presidente ungherese Orban: "Accettiamo solo se scriviamo chiaramente che tutto è su base volontaria. E bisogna specificare che la riforma di Dublino va approvata all’unanimità, senza deadline". Il che significa che la riforma al regolamento di Dublino non verrà approvata mai. 

La situazione dei migranti a Ventimiglia | Foto Agostino Loffredi, Oxfam Italia

I movimenti secondari

Altro punto, su cui a lungo si è battuta la Germania, è la limitazione dei movimenti dei migranti fra i vari paesi europei una volta sbarcati. Gli Stati si sono impegnati a prendere "ogni provvedimento" per limitare gli spostamenti incontrollati dal Paese in cui hanno fatto richiesta d'asilo. 

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Sul punto Conte ha ribadito: "Se la domanda è 'vi riprenderete i migranti registrati in Italia, per effetto di questo accordo', la risposta è 'no'". Ma di certo quello del premier al vertice Ue non è stato un successo. E prova ne è il fatto che Viktor Orban ha definito l’esito del summit "una grande vittoria per i Paesi di Visegrad". Insomma un quadro abbastanza caotico da cui emerge ancora una volta che l'Italia è stata lasciata ancora una volta sola ad affrontatare l'emergenza migranti. 

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