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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Migranti, le navi Ong riprendono il mare (e in Europa riparte la trattativa)

Mare Jonio e Sea Watch verso il Mediterraneo Centrale. Secondo alcune stime ci sarebbero fino a ventimila persone pronte a salpare, soprattutto dalla Libia verso l'Italia. Si tratta a livello europeo, ma serve un cambio di passo. Il ministro Amendola: "Non è più tempo di ragionare su base volontaristica"

Mare Jonio dell'italiana Mediterranea si appresta a partire dopo otto mesi di fermo nel porto di Trapani: sarà nel  Mediterraneo centrale già nei prossimi giorni. Sea Watch ha già mollato gli ormeggi. Le navi Ong tornano sulla rotta del Mediterraneo centrale. "Rispetto a una guerra terribile come quella che c'è in Libia, 20.000 migranti in fuga da torture, stupri e bombe mi sembrano anche pochi. Nel 2006 in Italia con il decreto flussi ne entravano 550.000 all'anno e nessuno urlava all'invasione. Quelle persone lì, senza rischi, dovrebbero andarle a prenderle i  governi". Così all'Adnkronos Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans, sul rischio di una nuova ondata di sbarchi sulle nostre coste stando all'allarme secondo cui sarebbero almeno ventimila le persone pronte a salpare, soprattutto dalla Libia verso l'Italia.

Per Sciurba "i governi italiani hanno smesso di fare politiche migratorie ragionevoli da anni, preferendo invece lo strumento della  propaganda. E' molto comodo ora gridare all'emergenza per 20.000 persone. Cosa sono rispetto a quanto sta accadendo lì e a un Continente intero che dovrebbe essere pronto ad accoglierle? La soluzione ragionevole sarebbe di proporre corridoi umanitari sicuri che tra l'altro sono molto più economici che pagare i criminali libici, militarizzare le frontiere. Soldi nostri, che vanno a finire  nelle tasche dei torturatori". "Gli accordi con la Libia -continua - calpestano i nostri valori costituzionali e la nostra dignità. Altro che accordi, in Italia e in Europa occorrerebbe pensare a come andare a salvare 20.000 donne, bambini e uomini stuprati e torturati tutti i giorni. Un continente che ha dignità di questo dovrebbe parlare"

"Perché piuttosto non ci si appella all'Europa chiedendo di accollarsi l'evacuazione di 20.000 persone, senza che le navi delle Ong debbano andare in mare a salvarle e senza che i trafficanti si arricchiscano? Noi non vediamo l'ora di non andare più in mare, le persone devono fuggire dalla guerra non certo rischiando la vita in Mediterraneo ma con corridoi umanitari  sicuri", aggiunge.

Mare Jonio sarà nel Mediterraneo centrale già nei prossimi giorni. "Cosa ci aspettiamo? Quello che purtroppo abbiamo visto negli ultimi anni: persone che, costrette alla tortura, a stupri quotidiani, alle bombe di una guerra terribile come quella in Libia, cercano di fuggire in ogni modo possibile pur sapendo di andare incontro alla morte. Hanno cercato di farlo anche in piena emergenza coronavirus. Le partenze non si sono mai arrestate perché il virus non ha fermato né guerra, né torture. Di fronte a noi c'è un paese criminale in guerra in cui avvengono quelli che le Nazioni Unite ha definito 'inimmaginabile e indicibili orrori' sulla pelle delle persone rinchiuse nei lager. Quindi - insiste Sciurba -, perché stupirsi che ci siano profughi in fuga? Le torture impresse sulla loro pelle le ho viste io stessa, con i miei occhi. Chi di noi non scapperebbe da una simile situazione? Lo fanno come possono, affidandosi a reti criminali perché i governi europei sono troppo impegnati a fare propaganda sul tema immigrazione".

"Siamo pronti a salpare: rispetteremo tutti i protocolli di sicurezza riguardo al Covid-19 ma soprattutto l'obbligo del soccorso in mare secondo il diritto internazionale", dice la portavoce di  Mediterranea.

Anche Sea-Watch ha annunciato di aver ripreso le sue operazioni di salvataggio nel Mediterraneo dopo tre mesi di stop a causa del lockdown legato alla pandemia di coronavirus. La nave Sea-Watch 3 ha lasciato il porto di Messina e si dirige verso le coste della Libia, ha annunciato l'ong su Twitter. Tutti coloro che sono a bordo hanno osservato 14 giorni di quarantena e un test per il coronavirus prima della partenza. Una nuova imbarcazione, finanziata dalla Chiesa tedesca protestante, la Sea-Watch 4, partirà verso la Libia "nelle prossime settimane" dal porto di Burriana, vicino Valencia.

Il Forum Lampedusa Solidale (FLS) è un’unione di cittadini e attivisti lampedusani con altre realtà associative, col supporto e negli spazi della parrocchia di San Gerlando di Lampedusa. Il FLS nasce come un’assemblea aperta a tutte e tutti, che si riunisce con cadenza settimanale e il cui fine è non solo quello di cercare risposte alle tante problematiche di un contesto così delicato e contraddittorio come quello lampedusano, ma anche di mettere in atto delle pratiche di buona accoglienza e integrazione, di controllo popolare sui diritti di cittadini e migranti, di creazione di reti locali e attività di collaborazione con realtà che favoriscono l’accesso alla cultura, il rispetto dell’ambiente e l’inclusione sociale di soggetti svantaggiati. Fa sentire la sua voce anche in questi giorni.

"Gli arrivi dalle coste del Nord Africa, che si susseguono costantemente da mesi pur nella totale assenza delle navi delle ONG nel Mediterraneo, testimoniano in modo inoppugnabile che queste ultime non sono mai state un reale incentivo alle partenze; piuttosto esse hanno rappresentato l’unica salvezza per migliaia di persone". Alla vigilia del ritorno di Sea-Watch in mare, il Forum Lampedusa Solidale chiede che si ponga fine una volta per tutte "all’indecente campagna diffamatoria portata avanti da istituzioni e media nei confronti delle  ONG". "Piuttosto si prenda atto che le organizzazioni umanitarie come Sea-Watch, Proactiva Open, Arms Mediterranea Saving Humans, SOS MEDITERRANEE, Salvamento Marítimo Humanitario, sea-eye e tutte le altre, hanno sempre osservato le leggi nazionali e internazionali, operando nel rispetto del principio di solidarietà, salvando vite umane e tutelando al contempo la dignità dell’Europa tutta"

Il centrodestra va all'attacco: "Sull'Italia rischia di esplodere una bomba migratoria senza precedenti. Apprendiamo dalla stampa, infatti,  l'allarme contenuto negli ultimi report dei Servizi: almeno 20 mila immigrati sarebbero pronti a partire dalla Libia verso le nostre coste. Un fiume di persone che la Turchia di Erdogan, principale sostenitore e alleato del governo di Tripoli, vorrebbe utilizzare come strumento di pressione nei confronti dell'Europa. A questo si aggiunge l'annunciato ritorno in mare delle navi delle Ong, che tornerebbero a  rappresentare un importante fattore di attrazione di nuovi sbarchi" dichiara il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Le ong in realtà non sono mai state un pull factor.  Ma Fratelli d'Italia chiede "un blocco navale europeo per  impedire ai barconi di partire".

L'Italia avrebbe nuovamente chiesto all'Unione Europea che ci sia un'equa distribuzione dei richiedenti asilo e che i rimpatri siano gestiti direttamente da Bruxelles, in quella che potrebbe diventare una nuova emergenza superata la fase più critica dell`epidemia di coronavirus. La richiesta è arrivata formalmente con una lettera firmata dagli Stati membri frontalieri del Mediterraneo. Al fianco dell'Italia sono schierati Spagna, Grecia, Malta e Cipro. Un'alleanza che vede in prima linea il Viminale con la ministra degli Interni Luciana Lamorgese: il decreto in vigore  sul Covid-19 consente di tenere i porti ancora chiusi, ma il ritorno in mare delle navi delle ong ripropone la questione dell'accoglienza e della distribuzione dei richiedenti asilo. La strategia sarà concentrata da una parte su una trattativa con Libia e Tunisia per controllare le partenze, dall'altra sul negoziato con l'Ue per gestire gli arrivi".

Sui migranti "c'è una trattativa positiva in corso che è nata nel periodo pre covid con la nuova commissione. La trattativa è di arrivare finalmente ad un sistema europeo che sia  sicuro nel controllo dei confini e anche responsabile nel cambiare i regolamenti che ormai sono superati. E' una trattativa molto importante che stiamo facendo come governo con il ministro Lamorgese perché l'idea è di siglare un nuovo patto europeo". Lo dice Vincenzo Amendola, ministro per gli Affari Europei a Rainews24. "La trattativa noi la spingiamo molto perché è tempo non più di ragionare su base volontaristica sulla gestione dei flussi, soprattutto per paesi di prima entrata, ma avere un sistema che sia coordinato,  sicuro e responsabile". 

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