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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Migranti e regolarizzazione: che cosa ci insegnano le sanatorie del passato

Quando manca un mese alla scadenza circa 32mila domande di regolarizzazione sono arrivate al Viminale e il trend è in crescita ogni giorno che passa. Difficile ma non impossibile arrivare a quota 100mila. Ma ciò che più conta emerge da uno studio dell'Inps: i migranti regolarizzati nelle sanatorie del 2002 e del 2012 non ritornano più nel mercato informale

Migranti, la regolarizzazione è un flop o "comunque vada sarà un successo?". Cerchiamo di fare chiarezza e andare al di là dei numeri parziali. Sono in tutto circa 32mila le domande di regolarizzazione arrivate al Viminale nelle prime due settimane dall'avvio della procedura telematica, il primo giugno. Il 91% riguarda colf e badanti, per un trend in continua crescita. La scadenza per la presentazione è il 15 luglio. La media è di 2.100 domande al giorno: 23.950 sono già state perfezionate e 7.762 sono in corso di lavorazione. L’andamento giornaliero delle domande, sottolinea il ministero dell’Interno, "è in costante crescita": il giorno di apertura, l’1 giugno, le domande perfezionate erano 870; venerdì 13 giugno sono state 3.229. Per quanto riguarda i diversi settori interessati, il lavoro domestico e di assistenza alla persona rappresenta il 91% delle domande già perfezionate (21.695) e il 76% di quella in lavorazione (5.906). La Lombardia è al primo posto per le richieste presentate per il lavoro domestico e di assistenza alla persona e la Campania per quello agricolo.

Per quel che riguarda le nazionalità, ai primi posti il Marocco, l’Egitto e il Bangladesh per il lavoro domestico e di assistenza alla persona; l’India, l’Albania e il Marocco per l’agricoltura e l’allevamento. Su 23.950 datori di lavoro che hanno perfezionato la domanda di regolarizzazione, 17.294 sono italiani (il 72% del totale). Dal 1° giugno  al 13 giugno, sono 1.208 le richieste di permesso di soggiorno temporaneo presentate agli sportelli postali da cittadini stranieri ai sensi dell’articolo 103, comma 2, del decreto rilancio che riguarda i titolari di permessi di soggiorno scaduti dal 31 ottobre 2019.

Secondo uno studio della Direzione Centrale Studi e Ricerche (DCSR) dell'Inps potrebbero pervenire circa 110 mila domande di sanatoria (il report è stato pubblicato alcuni giorni fa). Il ministro Teresa Bellanova ha già detto più volte che "quale che sia il risultato, non sarà mai un flop. Fosse anche una sola la persona che viene strappata all'invisibilità e a condizioni di lavoro oscene, lo considero comunque un successo". Manca un mese esatto alla scadenza, ci sarà tempo e modo per tracciare un bilancio.

La sanatoria non è partita col piede giusto, con un decreto attuativo pubblicato due giorni prima dell'inizio della presentazione delle domande, senza dare tempo alle varie associazioni e sportelli di supporto ai migranti di studiare le carte e dare indicazioni utili e immediate. Inoltre l'impianto stessoalla base della misura non è pensato direttamente per la persona in quanto titolare di diritti, ma come risorsa utile a un paese in carenza di manodopera. Ci sono purtroppo anche casi di persone che vorrebbero e potrebbero essere regolarizzati ma il proprio datore di lavoro si oppone perché i costi aumenterebbero. Si può fare domanda per l'emersione del lavoro e il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo nei settori agricoltura, allevamento, zootecnia, pesca, acquacoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico. Non è necessario inviare le domande con urgenza, in quanto non vi è un limite massimo di domande accoglibili. 

Sono due le procedure possibili: nella prima è il datore di lavoro che presenta la richiesta. In questo caso il lavoratore straniero ottiene un permesso di soggiorno per lavoro in base alla durata del contratto. La condizione determinante è che lo straniero irregolare dimostri di essere arrivato in Italia prima dell’8 marzo 2020 e di non essersi più allontanato dal Paese. Per questa procedura è previsto il pagamento di un contributo all’atto di presentazione della domanda, pari alla somma di 500 euro.  Nella seconda procedura è la persona senza lavoro che presenta la richiesta: lo può fare chi vive in Italia con un permesso scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato né convertito in altro permesso e coloro che prima del 31 ottobre 2019 hanno lavorato regolarmente in agricoltura, o colf e badanti. Questi potranno presentare una domanda di permesso di lavoro temporaneo per sei mesi. C'è per alcuni richiedenti il problema della prova di presenza in Italia: non solo per le lavoratrici che entrano in Italia dall’Est Europa con i pullmini, la maggioranza, per le quali il timbro di ingresso apposto da un altro paese Schengen non è prova sufficiente. La regolarizzazione se per un verso consente la regolarizzazione dei cittadini stranieri sprovvisti del titolo di soggiorno, per l’altro si pone quale misura di tutela della salute pubblica, con la riduzione del rischio di esposizione al contagio per chi oggi è costretto ai margini della società. Uscire dal vasto mondo dell'economia sommersa garantisce l’accesso al sistema delle tutele degne di qualsiasi paese civile, ma riduce anche il bacino di manodopera cui attinge la criminalità organizzata.

Una cosa è certa: passando da una sanatoria all'altra, risulta difficile avere una gestione ordinata e legale del fenomeno migratorio. Non può essere accettabile che centinaia di migliaia di persone siano costrette a vivere senza documenti in regola pur lavorando magari da anni in Italia. Fatto sta che si procede da decenni a colpi di sanatorie, dalla legge Foschi del 1986 alla Bossi-Fini del 2002. Senza pianificazione alcuna. E' stato così anche stavolta, e la valutazione si ridurrà a "flop" o "successo". Senza che ci sia la volontà di un approccio organico all'argomento da parte di nessuno dei partiti ora al governo (e tantomeno tra quelli ora all'opposizione). 

Le sanatorie per la regolarizzazione dei cittadini extracomunitari e, più in generale, per far emergere il lavoro non regolare, sono misure implementate più volte in Italia nella storia recente. A partire dal 1995 ne sono state approvate cinque, l’ultima è stata implementata nel 2012, ben otto anni fa, e mai dal 1995 vi era stato un periodo così lungo senza una regolarizzazione. Anche se tutte le regolarizzazioni dal 1995 sono state attuate per finalità analoghe, ovvero quelle di far emergere lavoro non regolare e dare la possibilità, a cittadini stranieri illegalmente presenti da tempo sul territorio nazionale, di uscire dalla clandestinità offrendo loro la possibilità di un permesso di soggiorno temporaneo, ogni sanatoria ha presentato peculiarità specifiche: non tutte le sanatorie sono state estese a tutti i settori merceologici; la quantità di documenti richiesti e la difficoltà nel reperirli varia in modo rilevante fra le varie sanatorie; i datori di lavoro richiedenti hanno dovuto sopportare costi molto diversi in ognuna delle sanatorie che sono state implementate.

Inoltre, negli anni, le diverse sanatorie sono state adottate in contesti di mercato del lavoro molto diversi. Alla fine degli anni Novanta la presenza dei migranti in Italia era relativamente ridotta, mentre nei primi 10 anni del nuovo secolo si è assistito ad una crescita che ha riportato il nostro paese ai livelli di altri paesi europei. 

"Se a titolo di esempio - si legge nel report della Direzione Centrale Studi e Ricerche (DCSR) dell'Inps - si prendono in esame i decreti attuativi per le sanatorie del 2002 e del 2012 e si svolgono alcuni semplici calcoli, si nota come i costi economici a carico del datore di lavoro nei due casi fossero molto diversi: nel 2002 erano di 700 euro per lavoratore da regolarizzare, mentre quelli del 2012 erano circa 1000 (non rimborsabili in casi di diniego). Inoltre, nel 2012 si richiedeva anche il pagamento di almeno 6 mesi di contributi evasi, per un saldo che per alcune tipologie di lavoro dipendente poteva arrivare a circa 4000 euro. Non stupisce, quindi, che le due sanatorie abbiano avuto tassi di successo diversi, nonostante si rivolgessero a settori economici simili (agricoltura, domestici e lavoro subordinato nel settore privato extra agricolo). Nel caso della prossima sanatoria è previsto un versamento di 500 euro per lavoratore, lasciando prevedere che il puro costo economico non possa essere elemento deterrente per portare a termine una procedura di regolarizzazione". Ma questa sanatoria "cade in un momento di grande incertezza economica per le imprese e le famiglie, che potrebbero essere meno propense a stabilizzare un input di lavoro oggi del tutto deregolamentato e perciò totalmente flessibile".

Inoltre "per quello che riguarda i costi amministrativi, essi sono spesso sottovalutati nelle analisi sulle sanatorie, benché i soggetti da regolarizzare siano individui che hanno mediamente bassa istruzione e grande difficoltà a reperire la documentazione necessaria alla dichiarazione in breve tempo. Nel caso del 2002, i costi della dichiarazione e dei documenti da presentare furono minimi, a differenza del 2012, quando i due requisiti documentali si rivelarono problematici, riducendo la propensione a fare domanda, principalmente per la necessità di dover dimostrare, con documentazione ufficiale, la presenza nel paese dal 2011".

L'attuale sanatoria "ha paletti chiari e stringenti da questo punto di vista: i cittadini stranieri che fanno domanda devono essere stati sottoposti a rilievi fotodattiloscopici (fotografia e rilievo delle impronte digitali) prima del 8/3/2020". Ciò suggerisce che diversi migranti irregolari presenti sul territorio potrebbero non essere in grado di effettuare la domanda. "In considerazione dell’apporto quasi nullo del lavoro irregolare autoctono le istanze che potrebbero arrivare ad Inps dovrebbero essere comprese tra 110mila e 187mila unità". Un traguardo, quello delle 110mila domande, che è lontano ma forse non del tutto irraggiungibile.

Ma nella relazione si legge ciò che più di ogni altra cosa conta: "Le analisi su gli effetti che una regolarizzazione ha sul mercato del lavoro sono invece molto chiari e di gran lunga incoraggianti rispetto alle ricadute che la stessa ha sul sistema di welfare del paese. I migranti regolarizzati che sono stati analizzati nelle sanatorie del 2002 e del 2012 non ritornano né interamente né prevalentemente nel mercato del lavoro informale a seguito della sanatoria, ma restano nel mercato del lavoro formale italiano, contribuendo e versando imposte dirette per gli anni a seguire, senza significativi effetti di “spiazzamento” per altre tipologie di lavoratori". Nei primi cinque anni dopo la regolarizzazione, la permanenza nel mercato del lavoro formale dei lavoratori regolarizzati è estremamente alta. Le principali determinanti del successo di questa politica sono secondo l'Inps da ricercarsi nel numero di lavoratori irregolari presenti sul territorio e nei costi relativi alla regolarizzazione stessa. Nel caso della sanatoria in discussione i costi economici per un lavoratore non sembrano elevati.

È possibile presentare le domande di regolarizzazione fino al prossimo 15 luglio esclusivamente per via telematica al seguente indirizzo https://nullaostalavoro.dlci.interno.it/. 800 999 977 Sos Diritti è il numero verde dell’ARCI per facilitare l’accesso alla procedura di regolarizzazione attualmente in atto, per monitorare eventuali discriminazioni e soprusi della pubblica amministrazione, per denunciare truffe e ricatti nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici straniere. Un numero verde gratuito, sia da telefono fisso che da cellulare, e plurilingue, che si avvale del servizio di mediazione linguistica della rete ARCI. Un numero verde per consentire alle lavoratrici e ai lavoratori stranieri, così come ai datori di lavoro e alle aziende, di accedere alla procedura di regolarizzazione. Sos Diritti per la Regolarizzazione 800 999 977 risponde dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 18.30.

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