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Sabato, 27 Aprile 2024
dal summit di vilnius

La Nato attacca: "La Cina minaccia l'ordine internazionale"

I tentativi degli Stati Uniti di allargare l'attenzione della Nato all'Asia-pacifico però non si fermano a questo summit. E Pechino continua a opporsi all'idea che l'Alleanza possa avere nuovi partner nella regione asiatica

La Cina è stata nei pensieri di tutti a Vilnius, la città lituana dove si è tenuto l'ultimo storico vertice Nato. I leader dei 31 paesi membri dell'Alleanza atlantica, che per la seconda volta nella storia dell'annuale riunione hanno ospitato anche i capi di Stato e di governo di quattro potenze dell'Asia-pacifico - Corea del sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda -, vedono la Repubblica popolare cinese come minaccia alla sicurezza globale e regionale e ai valori del blocco euro-atlantista.

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"La Cina usa diversi strumenti per aumentare la sua influenza globale"

I paesi membri dell'Alleanza lo hanno scritto nero su bianco nel comunicato finale della prima giornata del summit, martedì 11 luglio, secondo cui la "Repubblica popolare cinese utilizza un'ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua influenza globale e la proiezione del suo potere, pur rimanendo opaca sulla sua strategia, intenzioni e rafforzamento militare".

La nota della Nato colpisce sia la Cina che la Russia, attive in un "partenariato strategico approfondito" per "indebolire l'ordine internazionale basato sulle regole". I leader dei 31 paesi membri hanno esortato la Cina a svolgere un ruolo "costruttivo", essendo uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Non mancano gli ammonimenti affinché il gigante asiatico non sostenga "in alcun modo" lo sforzo bellico della Russia in Ucraina. La posizione cinese sul conflitto lanciato dal Cremlino resta però chiara: Pechino non ha mai condannato l'invasione russa e, anzi, a distanza di oltre 500 giorni dalla guerra scatenata da Mosca, ha dichiarato di voler promuovere con la Russia un nuovo ordine multipolare

Ma se dal comunicato Nato emerge un quadro molto chiaro circa la sfida condivisa dall'Alleanza, esiste ancora l'intenzione di lasciare la porta aperto del dialogo. Nel documento finale si legge che i 31 paesi membri della Nato sono aperti alla collaborazione con Pechino anche in scenari terzi quali Africa e Medio Oriente. A nessuno è passato inosservato il ruolo di successo che la Cina ha avuto nella mediazione dello storico disgelo tra Arabia Saudita e Iran. 

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I "partner regionali" dell'Asia che non piacciono a Pechino

Nonostante l’Ucraina e l'ira di Volodymyr Zelensky per il mancato ingresso immediato nell'Alleanza, dal summit di quest'anno emerge che Washington - che vanta un'enorme influenza tra i pesi membri - vorrebbe coinvolgere la Nato nelle questioni asiatiche, malgrado la guerra in corso in Ucraina. La regione dell'Asia-pacifico è l'area capace di "influenzare direttamente la sicurezza euro-atlantica", si legge nelle battute finali della nota congiunta, in cui vengono menzionati i paesi membri dell'AP4 (Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda) come "partner regionali".

Sul tavolo attorno a cui si sono riuniti i leader dei 31 paesi membri non è arrivato il dossier dell'apertura di un ufficio Nato a Tokyo: la discussione sembra essere rimandata a data da destinarsi, dopo la fervente l'opposizione della Francia. Il riferimento al primo avamposto Nato nella regione Asia-pacifico è assente dal comunicato finale del vertice. 

La dura condanna della Cina

L'attenzione che la Nato ha dedicato alla Cina non è piaciuta alla diretta interessata, che da tempo racconta di sentirsi accerchiata dall'Alleanza. La missione cinese presso l'Unione Europea ha condannato i punti del comunicato che riguardano la Repubblica popolare, accusando la Nato di distorcere la posizione della Cina e di cercare deliberatamente di screditare il paese. Per poi lanciare un monito: "Qualsiasi atto che metta a repentaglio i diritti e gli interessi legittimi della Cina riceverà una risposta risoluta".

All'indomani della nota, la Cina ha difeso ancora le relazioni con la Russia. "I rapporti sino-russi si basano sui principi di non allineamento, non confronto e sulla non presa di posizione contro terze parti", ha scandito il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin. Per poi intimare: "Esortiamo la Nato a porre fine ad accuse infondate e a osservazioni provocatorie contro la Cina e ad abbandonare il concetto obsoleto della mentalità da Guerra Fredda", che crea - secondo le parole del Wang - scompiglio in Europa e nell'Asia-Pacifico.

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Anche i media statali cinesi hanno lanciato duri attacchi contro l'Alleanza. Capofila di una narrazione dura contro la Nato è il Global Times, il giornale più vicino alle posizioni oltranziste del Partito comunista cinese, che ha accusato l'Alleanza di essere la causa dei conflitti "ovunque vada". Dalle colonne del tabloid viene rafforzato così il sostegno alla propaganda moscovita sull'allargamento della Nato ai confini russi. Propaganda che colpisce direttamente Washington.

I tentativi degli Stati Uniti di allargare l'attenzione della Nato all'Asia-pacifico però non si fermano a questo summit: in caso di un conflitto militare nel Mar Cinese Meridionale o nello Stretto di Taiwan, Washington vuole essere certa che nella regione ci sia un fronte anti-cinese, rafforzato dalla presenza di Seul Camberra, Tokyo e Wellington. E nel frattempo Pechino continua a opporsi all'idea che l'Alleanza possa avere nuovi partner nella regione asiatica.

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