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Sabato, 27 Aprile 2024
Messaggio da Vilnius

La Nato vuole guardare all'Asia, ma c'è chi si oppone (per non infastidire la Cina)

Dalla Lituania, il paese europeo più ostile alla Cina e più vicino a Taiwan, arriva un messaggio a tutti i membri dell'Alleanza, che è impossibile da ignorare

Il vertice della Nato che oggi 11 luglio prende il via a Vilnius, in Lituania, non ruota solo attorno alla guerra in Ucraina e all'adesione di Kiev all'Alleanza atlantica. Sul tavolo c'è anche il dossier caldo molto caro a Washington: il rafforzamento dell’impegno della Nato nell'Asia-pacifico. Il motivo di fondo si concentra su una paura, nutrita principalmente dal Giappone, ovvero il rischio che l’Asia orientale possa diventare la "prossima Ucraina". 

Cosa dobbiamo aspettarci dal vertice Nato a Vilnius

È l'allarme lanciato dal premier nipponico Fumio Kishida giunto, per ora, solo alle orecchie del suo alleato statunitense Joe Biden. Il Giappone è il paese che, nell'Asia orientale, si trova ad affrontare una minaccia costante che arriva da tre attori che promuovono un nuovo ordine multipolare: Cina, Russia e Corea del Nord.

Il fronte asiatico nella Nato

A sostenere le preoccupazioni del Giappone ci sono anche Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, che fanno parte della cosiddetta AP4, un gruppo di paesi dell'Asia-pacifico sempre più integrato nei meccanismi della Nato e che riconoscono nella Cina e Russia una minaccia per la sicurezza nazionale e regionale. I leader di queste quattro nazioni sono arrivati nella capitale lituana per partecipare come ospiti al summit dell'Alleanza, dopo la prima storica apparizione del 2022 a Madrid.

Ma le differenze dallo scorso summit sono tante. A distanza di oltre 500 giorni dallo scoppio del conflitto, la Nato è diventata più forte e unita, a dispetto di quanto sperato dal leader del Cremlino Vladimir Putin. Da quando è stata lanciata l'invasione dell'Ucraina, la Russia si trova ancora più isolata: al fianco di Mosca resta la potente Pechino che, per personali interessi economici e geostrategici, sostiene la propaganda moscovita sull'allargamento della Nato ai confini russi, ma allo stesso tempo ammonisce il Cremlino su un attacco nucleare in Ucraina. Ci sono poi gli avvicinamenti e giochi di alleanza nel quadrante orientale del mondo. A differenza dello scorso anno, il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol hanno interrotto lo storico disgelo tra Tokyo e Suel, che ha portato a un allineamento in politica estera. 

La "diplomazia della navetta" di Seul e Tokyo che piace (tanto) a Washington

L'idea di aprire un ufficio Nato a Tokyo

Per Biden la priorità resta l'Asia-pacifico, che Washington voleva già puntellare prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Con le minacce cinesi nel Mar cinese meridionale e nello Stretto di Taiwan, le esercitazioni militari russe nelle acque del Mar del Giappone e i test nucleari della Corea del Nord, gli Stati Uniti temono un scontro nello scacchiere orientale. Per questo Washington spinge per un maggiore coinvolgimento sempre più stretto del Giappone e degli altri alleati asiatici nell'Alleanza, con l'idea di rafforzare la strategia anti russa e il contenimento della Cina. Tanto da spingere l'idea di aprire un ufficio di collegamento Nato a Tokyo, arrivata dopo l'invito del Giappone esteso ai paesi dell'Alleanza di essere più coinvolti nelle questioni di sicurezza dell’Asia.

Negli ultimi vent'anni il Giappone si è avvicinato gradualmente alla Nato e la guerra in Ucraina ha dato un ulteriore slancio alla collaborazione con i membri dell’Alleanza Atlantica. I funzionari del governo di Tokyo sperano che la partecipazione di Kishida al vertice della Nato rafforzi il coordinamento con gli Stati Uniti e con i paesi europei per rafforzare la risposta congiunta alla guerra russa in Ucraina e ai possibili sviluppi diplomatici e militari che vedono al cento Taiwan. Il governo giapponese si è infatti schierato al fianco dell’isola contesa dalla Cina, rivendicando un’azione concreta in caso di offensiva lanciata da Pechino. 

Il premier nipponico è intenzionato a rendere il Giappone un protagonista pronto a rispondere alle minacce regionali. Il leader giapponese, per abbracciare questo obiettivo, ha rilanciato su un tema considerato tabù fino a qualche decennio fa: raddoppiare, fino al 2 per cento, la spesa militare nazionale per l'acquisto di armi d'attacco e non solo di autodifesa. Una cifra che rientra nei parametri di spesa di ogni paese membro dell’Alleanza Atlantica.

Il Giappone si riarma per rispondere alle minacce della Cina

Il motivo dell'opposizione della Francia

Ma la discussione sull'apertura del piccolo liaison office a Tokyo non sarà affrontata durante questo summit e il motivo è la Francia. Una opposizione che pesa sul futuro del nuovo ufficio nella capitale giapponese perché per la sua apertura, come per tutte le decisioni interne, è necessaria l'unanimità. E questo è un elemento su cui ha giocato il leader dell'Eliseo Emmanual Macron, che giudica "inopportuna" l'idea di aprire a Tokyo il primo avamposto Nato nella regione Asia-pacifico. Il presidente francese ritiene che l’Alleanza di sicurezza debba rimanere concentrata sulla propria regione nord atlantica, senza ampliare la sua portata geografica.

Emmanuel Macron a Vilnius, Lituania, 11 luglio 2023 (LaPresse)Il rischio, secondo le voci che circolano all'Eliseo, è quello di infastidire la Cina che già racconta di sentirsi accerchiata dalla Nato. Sostanzialmente la Francia è riluttante a sostenere qualsiasi cosa che contribuisca a creare tensione tra l'Alleanza e la Cina, a seguito dell'insoddisfazione - poco celata - di alcune attività politiche e securitarie come il Quad e l’Aukus. Macron però vuole proteggere in particolare i legami economici e commerciali con Pechino, dopo il successo del viaggio a Pechino dello scorso aprile

Il leader di Parigi - così come quello di Washington (dopo i tentativi di dialogo avviati prima dal Segretario di Stato Usa Antony Blinken e poi dalla Segretaria al Tesoro Janet Yellen) - spera di usare la propria influenza su Pechino contro Mosca per arrivare a un potenziale negoziato sulla guerra in Ucraina. 

Un tentativo non semplice. Alla vigilia dei lavori della Nato, il 10 luglio, il presidente cinese Xi Jinping ha incontrato Valentina Matviyenko, portavoce del Consiglio della Federazione russa in occasione dell’ottava seduta del Comitato Cina-Russia per la cooperazione parlamentare. Tra strette di mano e sostegno su questioni che "riguardano gli interessi fondamentali e le principali preoccupazioni reciproche" - riporta l'agenzia di stampa statale cinese Xinhua - i due sembra non abbiano discusso della guerra in Ucraina.

Dalla Lituania, il paese europeo più ostile alla Cina e più vicino a Taiwan, arriva un messaggio a tutti i membri dell'Alleanza, che è impossibile da ignorare: tenere fuori l'Asia-pacifico dalla Nato è impensabile.

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