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Decarbonizzazione energetica: che cos’è e perché è fondamentale per contrastare il cambiamento climatico

La decarbonizzazione energetica è uno degli step più importanti per combattere il cambiamento climatico e giungere alla carbon neutrality. Ecco in che cosa consiste e quali prospettive apre

La parola “decarbonizzazione” è uno dei termini più utilizzati nei documenti e nei dibattiti che riguardano il mondo dell’energia. La decarbonizzazione energetica, infatti, è uno step chiave per il contenimento e l’azzeramento dei gas serra e, di conseguenza, per la lotta al cambiamento climatico

Ma che cosa significa esattamente? E in che modo la decarbonizzazione può aiutarci a combattere il cambiamento climatico e proteggere il nostro pianeta?

Che cos’è la decarbonizzazione

Il termine decarbonizzazione significa letteralmente riduzione del carbonio. Di conseguenza, il processo di decarbonizzazione richiede la conversione ad un sistema economico che sia in grado di ridurre in modo sostenibile l’emissione di anidrite carbonica (CO₂) fino alla sua completa privazione in futuro (c.d. carbon neutrality).

Ogni tipo di attività umana, infatti, dalla produzione di cibo alla visione di un film su una piattaforma web, possiede una "carbon footprint", ovvero una quantità di emissioni di gas serra che le è associata in modo diretto o indiretto. Attraverso la decarbonizzazione, dunque, si mira a ridurre nel tempo l’emissione di questi gas, con l’obiettivo finale di arrivare a “zero emissioni”.

Il legame tra decarbonizzazione ed energia

Secondo i dati diffusi dall’Unione Europea, il comparto dell’energia rappresenta in assoluto il principale responsabile di emissioni di gas a effetto serra, con l’80,7% del totale, seguito dall’8,72% dell’agricoltura, dal 7,82% dei processi industriali e dell’uso dei prodotti e dal 2,75% del trattamento dei rifiuti.

Più precisamente, circa due terzi delle emissioni di gas a effetto serra a livello globale sono connessi all’uso di combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) utilizzati a scopo energetico per il riscaldamento, la produzione di energia elettrica, il trasporto e l’industria. 

Di conseguenza, per diminuire le emissioni di gas serra in atmosfera, che, come ormai assodato dalla comunità scientifica internazionale, sono direttamente responsabili del cambiamento climatico, è necessario intervenire in modo deciso e massivo sul settore dell’energia, investendo il più possibile nelle decarbonizzazione.

Come decarbonizzare il settore energetico

Come abbiamo visto, il settore energetico è il principale responsabile delle emissioni di carbonio nell’atmosfera terrestre, con cifre che si aggirano intorno all’80% delle emissioni globali. 

Di conseguenza, mettere in atto un processo di decarbonizzazione del sistema energetico che abbia come obiettivo finale il raggiungimento di “emissioni zero” richiede una transizione lunga, ma che deve essere costante e mirata. In questo senso, la tecnologia rappresenta un alleato chiave in grado di sostenere una riduzione delle emissioni di carbonio mantenendo al contempo un’ampia disponibilità di energia.

Le azioni da intraprendere per implementare il processo di decarbonizzazione del settore energetico sono diverse. È infatti possibile:

  • utilizzare fonti fossili con un minore contenuto di carbonio, privilegiando ad esempio il gas naturale al posto del carbone;
  • aumentare l’efficienza energetica dei sistemi, riducendo di conseguenza il consumo di combustibili fossili; 
  • implementare le tecnologie che permettono un maggiore assorbimento di CO2 da parte dell’ecosistema;
  • utilizzare fonti energetiche a basso o nullo contenuto di carbonio (gas naturale, rinnovabili, nucleare).

Ed è proprio quest’ultima la strada scelta con forza dall’Unione Europea, che tra gli obiettivi in materia di energia e ambiente ha previsto la sostituzione delle fonti di produzione fossili con quelle rinnovabili (eolico, solare, biomasse, ecc) per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

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Le fonti di energia rinnovabili, infatti, sono considerate carbon neutral (ovvero a zero emissioni) poiché non causano emissioni di gas che contribuiscono al surriscaldamento globale e all’inquinamento del pianeta, permettendo un processo di decarbonizzazione molto più veloce.

I vantaggi della decarbonizzazione energetica

Tra i principali vantaggi che derivano dalla decarbonizzazione energetica possiamo sicuramente annoverare un forte contributo al raggiungimento degli accordi climatici internazionali sulla carbon neutrality (ovvero l’azzeramento delle emissioni di gas serra) entro il 2050, così come previsto dall’Accordo di Parigi. 

La carbon neutrality è l’obiettivo finale del processo di decarbonizzazione, così come definito nell’Accordo di Parigi del dicembre 2015, in cui i governi di 190 paesi del mondo si sono impegnati ad affrontare collettivamente i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas a effetto serra, così da contenere l’aumento della temperatura media terrestre a + 2°C rispetto al periodo pre-industriale (con ambizione di contenerlo entro i + 1,5 °C).

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Secondo gli scienziati, infatti, mantenere la temperatura globale al di sotto di 1,5ºC è il modo migliore per salvare il pianeta dai pericolosi effetti dei cambiamenti climatici. Per avere una chance di restare entro questo limite, però, abbiamo la possibilità di emettere in atmosfera soltanto una quantità limitata di CO2. Di conseguenza, per limitare gli impatti del riscaldamento climatico, le emissioni globali di gas serra dovranno essere dimezzate entro il 2030, per poi raggiungere l’obiettivo di emissioni zero intorno al 2050.

L'obiettivo della decarbonizzazione è quindi di tipo climatico, così da contenere la crescita del riscaldamento climatico di origine antropica ed i suoi effetti sull’ambiente, ma non solo. In questo modo si preserverebbero anche i diversi sistemi economici e sociali umani, dato che il riscaldamento climatico può mettere a serio rischio numerosi ambiti socio-economici delle società moderne ma, in chiave produttiva, anche la continuità di molte tipologie di attività economiche.

E non è tutto.

Secondo i dati dello studio commissionato da Greenpeace Italia all’Institute for Sustainable Future di Sydney (ISF), i vantaggi di un Paese a emissioni zero sarebbero anche di tipo economico, occupazionale e di indipendenza energetica. Grazie alla decarbonizzazione energetica, infatti, si potrebbero creare 163mila posti di lavoro, con un aumento dell’occupazione diretta nel settore energetico pari al 65 per cento circa, mentre dal punto di vista economico la transizione potrebbe interamente finanziarsi con i risparmi derivanti dalla mancata importazione di combustibili fossili al 2030. 

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Infine, per quanto riguarda i vantaggi economici della decarbonizzazione, secondo la stima di Elettricità Futura grazie al maggiore apporto delle energie rinnovabili il costo complessivo dell’energia elettrica si ridurrà, a parità di costo del gas, di circa 3,2 miliardi di euro al 2030 e di 8,6 miliardi di euro al 2032.

Attivarsi per combattere il cambiamento climatico e incrementare gli sforzi verso la decarbonizzazione, dunque, non solo sarà utile per proteggere il nostro pianeta ma anche il catalizzatore per infrastrutture resilienti, milioni di nuovi posti di lavoro e una qualità della vita migliore.

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