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Sabato, 27 Aprile 2024
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Selvaggia Lucarelli: "Essere associati a suicidi con questa facilità potrebbe uccidere più di una critica"

La blogger ha affidato al social network una lunga riflessione dopo la morte della ristoratrice Giovanna Pedretti che ha scatenato i social

"Nel trasferirmi per un po' solo su Instagram lascio alcune riflessioni": inizia così il lungo sfogo che Selvaggia Lucarelli ha affidato a X (già Twitter) in seguito alla valanga di insulti, violente intimidazioni e minacce di ogni sorta ricevute dopo la morte di Giovanna Pedretti. La ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano è stata trovata senza vita domenica scorsa, nel fiume Lambro. È stato il compagno di Lucarelli, il food blogger Lorenzo Biagiarelli, a sollevare perplessità sulla presunta recensione omofoba alla pizzeria "Le Vignole" mostrandone le incongruenze. Da quel momento per lei e per il fidanzato sono arrivate centinaia di accuse e critiche da ogni parte, questione su cui oggi Lucarelli si è soffermata con le seguenti riflessioni. 

"La prima è che ancora nessuno ha il coraggio di fare una riflessione sul ruolo della stampa in questa vicenda e domandarsi perché una notizia irrilevante e pure falsa era in home ovunque. Si preferisce scaricare le colpe più genericamente sui social brutti e cattivi, social che alla fine sono il perfetto capro espiatorio del giornalismo" ha esordito la blogger; "Seconda riflessione. Da giorni i giornali soprattutto di destra parlano di METODO ricorrente, di cattiveria costante bla bla. Si dimenticano che il debunking è stato opera di una persona che si occupa di cibo e ristorazione, che non ha mai criticato nessuno, che non manganella, è sensibile e pacifica e non “brinda con me chiedendosi chi sarà il prossimo da sputtanare” (cit. Repubblica). Quello che non si può dire, è che ha avuto due sfortune: che la povera signora si sia suicidata (spero si capisca il senso) e che è il mio fidanzato" ha proseguito riferendosi a Biagiarelli: "Se ogni volta che una persona finisce sulle cronache criticata per qualche motivo si suicidasse, i giornali dovrebbero chiudere. Però può succedere sempre, lo sappiamo, e succede più spesso di quanto le cronache raccontino". 

"E non succede perché la shitstorm è troppo grossa" ha proseguito: "Questa è una semplificazione da bar. La bidella pendolare o la professoressa che aveva la relazione con lo studente si sarebbero dovute uccidere, allora. Il suicidio si inserisce in un quadro più complesso, purtroppo- salvo casi evidenti o eclatanti- non sempre immaginabile. Le critiche possono essere una concausa, il che non vuol dire che si può offendere o denigrare. Perfino la povera Cantone aveva pregressi dolorosi. In questo caso specifico, poi, si continua a parlare di gogna e valanghe di commenti, ma è semplicemente falso. C’erano pochi commenti, oggi forse sul mio fb (in cui avevo solo condiviso il post di Lorenzo) ne vedete di più perché sono quasi tutti insulti. A noi. Ed è falso che la signora  sia stata aggredita o manganellata, basta leggere la manciata di post. Per inciso, se stabiliamo che i social sono cattivi per i commenti che innescano, mi chiedo: voi li avete mai letti i commenti sotto repubblica o corriere o qualsiasi sito? Ogni volta che qualche sito dedica un articolo a me, spesso stravolgendo parole  per farmi sembrare Belzebù, sotto ci sono talmente tanti insulti che se fossi fragile sarei da tempo in una clinica psichiatrica. Ad essere ottimisti. Nessuno filtra o cancella. Io, per dire, nei limiti del possibile lo faccio". 

E ancora: "Si è poi detto che il debunking non lo deve fare chi non è giornalista" ha osservato: "Qui però il non giornalista è forse l’unico ad aver scritto una cosa vera, con parole misurate e chiamando la signora per verificare . E poi, se i social sono roba diversa dal giornalismo, come mai il giornalismo attinge tutti i giorni dai social e a mani basse? Infine. Di questa signora morta non importa nulla a nessuno. Ognuno la sta usando per banchettare alla sua tavola. La politica (che mi usa per dire “la sinistraaaaa”. Ma sinistra a chi? Quale sinistra?). I colleghi a cui stavo poco simpatica (si sono presentati tutti all’appello, nessuno che abbia almeno finto di non godere per la morte della signora). I giornali stessi, che possono continuare con la narrazione rassicurante “non siamo mica noi! È la solita cattivona di Selvaggia!”. Da cui ovviamente si prendono notizie o distanza a seconda della comodità del momento. E le tv, ci mancherebbe". 

Infine: "Chiudo dicendo che essere associati a suicidi con questa facilità SUI GIORNALI  e questa goduria generale potrebbe uccidere molto più che una critica per aver raccontato una bugia, ma alla fine se mai si ammazzasse qualcuno si potrebbe sempre dare la colpa ai social. Gli unici, in questo caso, che avevano raccontato la verità. E se l’avevano raccontata con ferocia (invito a leggere il post di Lorenzo) la domanda con cui vi lascio è: come mai, prima del tragico gesto,  nessuno se ne era lamentato?" ha concluso Lucarelli, allegando alcuni degli insulti e degli attacchi ricevuti. 

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