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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il caso / Lodi

Giovanna Pedretti, dal post social al tragico epilogo. Perché era stata sentita dai carabinieri

La donna era salita agli onori della cronaca per la risposta a un commento omofobo sul suo ristorante, ma erano sorti diversi dubbi sulla veridicità della recensione. Sul caso, prima della morte, sarebbe stato aperto un fascicolo per risalire al presunto autore del post omofobo. Gli abitanti: "Non aveva bisogno di pubblicità"

Sarà un'inchiesta della procura di Lodi, per adesso senza ipotesi di reato, a fare luce sulla morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di 59 anni trovata cadavere sulla sponda del fiume Lambro domenica 14 gennaio. La donna era salita agli onori della cronaca nei giorni scorsi dopo aver risposto a una recensione omofoba sul suo ristorante ('Le Vignole a Sant'Angelo Lodigiano') ritenuta falsa da più parti. 

"Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay" si leggeva nel post a cui faceva seguito la replica della ristoratrice. "A fronte di queste bassezze umane e di pessimo gusto credo che il nostro locale non faccia per lei. Le chiediamo gentilmente di non tornare da noi". 

le vignole post su fb

Dopo l'esplosione del caso, con la notizia ripresa da giornali e tv e anche dal ministro per le disabilità Alessandra Locatelli, erano sorti dei dubbi. Lo chef e conduttore Lorenzo Biagarelli e la compagna giornalista Selvaggia Lucarelli avevano espresso perplessità sulla veridicità del post. Gli appunti riguardavano il font diverso dallo standard di Google e molto simile ad altri diventati virali tempo fa, ipotizzando fosse "un'operazione di marketing".

Da qui erano nate infinite discussioni online mettendo la pizzeria e i suoi titolari al centro della scena mediatica. Poco dopo tanto rumore, la scomparsa della donna e il ritrovamento del cadavere.

Il sangue nell'auto di Giovanna Pedretti

La procura di Lodi intanto ha sequestrato l'auto di Giovanna Pedretti. Dentro e fuori la vettura, parcheggiata vicino alla zona in cui i sommozzatori hanno ripescato il cadavere dal fiume, c'erano numerose tracce di sangue. Soprattutto su sedili e tappetini. Il corpo della 59enne è stato già esaminato sul posto dal medico legale, ma sarà solo l'autopsia a chiarire quali siano state le cause della morte. Gli inquirenti disporranno anche approfondimenti tecnici sul telefono e sul computer di Pedretti, sia per ricostruire gli aspetti della sua vita personale, sia per far luce sulla vicenda della recensione omofoba e contro i disabili. 

La donna era stata ascoltata dai carabinieri

Sul caso sarebbero state aperte due fascicoli. Il primo, su cui le indagini sono ancora in corso, è stato aperto prima della morte della donna. Istigazione all’odio razziale è invece l’ipotesi di reato per chi si sarebbe lamentato di essere stato "messo a mangiare di fianco a dei gay e a un ragazzo in carrozzina".

La titolare della pizzeria, spiega l'Adnkronos, era stata convocata e sentita dai carabinieri, per risalire all'autore della presunta recensione, non per accertarne l’autenticità, che nel frattempo era stata messa in discussione sui social. 

I residenti: "Era una bravissima persona"

Gli abitanti di Sant’Angelo Lodigiano non riescono a crederci: "Era una bravissima persona" è il coro unanime che si alza dagli anziani riuniti al bar del centro. "In un paese piccolo come questo una notizia del genere lascia proprio sconcertati". L’ipotesi del suicidio, al momento la più probabile, lascia tutti sorpresi. "È vero che il fratello è morto allo stesso modo, ma per la Giovanna il suicidio non si poteva proprio ipotizzare", si mormora nel paese.

L'ex vicesindaco: "Quel ristorante era sempre pieno"

Gli abitanti non ritengono plausibile che la donna abbia pubblicato ad hoc la recensione per farsi pubblicità. "Ma Giovanna e il marito sono persone educatissime" dice una signora di Sant’Angelo Lodigiano. Secondo l'ex vicesindaco poi "il suo ristorante era sempre pieno. Anzi: avrebbe voluto respirare un po' di più dato che non riusciva nemmeno a trovare dipendenti che la potessero aiutare. Trovo, dunque, incredibile ipotizzare che possa avere inventato quella recensione. Tutti amavano la sua pasta fatta in casa e i suoi sughi che definire eccellenti è poco. E Giovanna amava arrivare nella sala da pranzo a salutare, a coccolare i suoi clienti. Il suo mondo era proprio il ristorante, dove stava dalla mattina alla sera. Oltre 10 anni fa si era ucciso anche il fratello".  

Come è morta Giovanna Pedretti?

A denunciare la sparizione era stato il marito rivolgendosi ai carabinieri. I filmati delle telecamere di casa mostrano la donna lasciare la sua abitazione, sopra il ristorante, alle 4 del mattino non dando, poi, più notizie di sé. I carabinieri lodigiani hanno iniziato le ricerche e sono stati proprio gli stessi militari a ritrovare prima la sua automobile, una Panda beige, e poi il cadavere.

Le saracinesche adesso della pizzeria sono abbassate ed è stato affisso un cartello che invita a "non depositare oggetti e fiori davanti alle vetrine".

Sarà eseguita l'autopsia, ma l'ipotesi prevalente è quella del suicidio. Giovanna Pedretti e la sua famiglia, secondo quanto emerge, non avevano particolari problemi economici e quindi la situazione economica non dovrebbe essere il motivo del gesto estremo.Si ipotizza invece che l'ombra della "fake news" e dell'odio social abbiano spinto Giovanna Pedretti a togliersi la vita. 

Lucarelli: "Siamo al punto che si incolpa chi ristabilisce la verità"

"Mi dispiace moltissimo della morte della signora Giovanna e il mio pensiero va alla sua famiglia", scrive oggi su Instagram Biagiarelli invitando a riflettere sulle conseguenze del "tentativo di ristabilire la verità. Se si dovesse temere sempre questo epilogo a questo punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social".

"Lo scorso anno, proprio in questo periodo, scoppiò il caso della bidella pendolare - interviene anche Lucarelli -. Nacque tutto da un articolo che raccontava evidenti bugie sulla storia. Per giorni si susseguirono smentite, debunking, articoli, meme, sfottó, fotomontaggi. La bidella fu travolta da una vera shitstorm e divenne protagonista di editoriali e spazi in tv. E così - scrive Lucarelli - tante altre storie di articoli scritti male, di persone che inventano storie per un minuto di gloria o altre ragioni e poi di persone (giornalisti e non) che ristabiliscono la verità. Nessuno si pone mai il problema a monte e cioè che scrivere cose non vere può essere pericoloso, poi accade una tragedia (in cui nessuno ovviamente pensa che contino anche il contesto, la vita, i pregressi) ed è colpa di chi ristabilisce la verità. In pratica, siamo arrivati al punto che dare una notizia non è più una responsabilità. Correggerla sì. Altro che black mirror".  

Pizzeria le Vignole LaPresse

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