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Domenica, 28 Aprile 2024

La previsione

Cesare Treccarichi

Giornalista

Meloni "illusionista" fa il gioco delle tre carte sulle concessioni balneari

Il primo "caso" di Bolkestein in Veneto: spiagge affidate con gara pubblica

Da quasi 20 anni in Italia parliamo di concessioni balneari e di mancata applicazione della direttiva Bolkestein. Siamo nel 2024 e il governo Meloni si sta seriamente impegnando per aumentare la confusione sul tema. L'atteggiamento è da creatura mitologica: corpo da giocatore di poker e testa da illusionista. Giorgia Meloni gioca infatti su due tavoli in contemporanea, uno con Bruxelles e l'altro con la lobby dei balneari, facendo il trucco delle tre carte per confondere gli avversari e prendere tempo. Carta c'è, carta non c'è. Anzi: gara c'è, gara non c'è.

Gli espedienti sono creativi, perlomeno, come la mitica "mappatura" che immagina sdraio e ombrelloni su scogli, piste di atterraggio e porti proprio per evitare di mettere a gara le concessioni demaniali delle spiagge. Nel frattempo, i comuni si ritrovano da soli a gestire i problemi in assenza di regole certe che lo Stato si ostina a non dare. Alcuni stanno "disobbedendo" a Palazzo Chigi e cominciano a bandire le gare seguendo, sorpresa, proprio la direttiva Bolkestein. Così cresce il sospetto che la vicenda finisca nel più italico dei modi. 

Ombrelloni su scogli e piste di atterraggio: la "mappatura" creativa del governo

Il governo Meloni ha provato a dimostrare che in Italia non c'è bisogno di applicare la Bolkestein: nelle spiagge lo Stato vuole continuare a impedire la concorrenza. Gli articoli 11 e 12 della direttiva sono quelli che spaventano, perché prevedono gare "aperte, pubbliche e basate su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi" ma solo in caso di "scarsità della risorsa naturale". Così il governo ha avviato una "mappatura" per dimostrare che la scarsità non c'è e che anzi le spiagge italiane sarebbero in larga parte libere, quindi idonee ad accogliere nuove concessioni, pure.

I calcoli del ministero di Salvini sono parecchio "strani": secondo il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti le spiagge italiane sarebbero occupate da concessioni per il 33 per cento della loro estensione. Di conseguenza non ci sarebbe "scarsità" di risorsa e non vi sarebbe applicazione della Bolkestein. Peccato che nella mappatura del governo rientrino anche tratti di costa inaccessibili dove è difficile anche solo pensare di costruire uno stabilimento.

Lo aveva fatto notare Legambiente, lo ha ribadito il commissario per il mercato interno, Thierry Breton, che in una lettera inviata al governo italiano ha sottolineato le stranezze della mappatura, in cui sono state conteggiate "il totale delle aviosuperfici, dei porti con funzioni commerciali, delle aree industriali relative a impianti petroliferi, industriali e di produzione di energia, le aree marine protette e parchi nazionali, aree che, a quanto risulta alla Commissione, non sono e non saranno soggette a concessioni balneari". 

Basta dunque "mappare" il mappabile per dimostrare che le spiagge non sono poi così affollate di stabilimenti balneari e che, anzi, c'è ancora spazio per nuove concessioni. È illogico e la realtà è diversa: come fa notare Legambiente nel Rapporto spiagge, il 42,8% delle coste basse - non del totale - è occupato da concessioni, ma in alcune regioni le percentuali sfiorano il 70%, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania. Nella mappa sotto, in certi comuni la percentuale di spiagge in concessione supera l'80 per cento.

La  mappa delle concessioni balneari in Italia

Meloni prende tempo e i comuni "disubbidiscono": via alle gare

"L'appello del presidente Mattarella non rimarrà inascoltato", assicurava Giorgia Meloni durante la conferenza di fine anno, rispondendo a una lettera del Quirinale in cui si sottolineava l'inerzia sul tema delle concessioni demaniali ai balneari. Il governo aveva infatti di nuovo prorogato la scadenza delle concessioni esistenti di un altro anno, ma la giurisprudenza - vedi Consiglio di Stato - dice altro: le concessioni sono scadute a dicembre 2023. In questo caos di leggi che si contraddicono i comuni devono salvare le attività del territorio e se la cavano da soli. 

In un comunicato post Consiglio dei Ministri, un'informativa del Ministero di Salvini invitava gli enti - cioè i comuni - a non assumere "iniziative disomogenee". Molti comuni stanno continuando a prorogare le concessioni per tutto il 2024 mentre altri hanno iniziato a redigere dei bandi per mettere a gara le spiagge, rispettando, guarda un po', la Bolkestein.

Ad esempio, Rimini e Ravenna hanno differito la scadenza delle licenze in vigore per il tempo necessario all'indizione di gare. Come verificato da Today.it accade lo stesso nel Veneto del leghista Zaia, dove diversi comuni del litorale hanno concordato di mettere a gara le spiagge rispettando la Bolkestein e alcuni riferiscono di essere al lavoro per limare le procedure dei bandi. 

La scommessa su come finiranno le concessioni balneari: rimborsi milionari

"A chi ha investito dei soldi in quella spiaggia, bisogna che chi subentra glieli riconosca, è ragionevole. Sono assolutamente per la competizione, l'importante è non lasciare dalla sera alla mattina gente che in quel posto ci ha investito per trent'anni. Quindi, chi subentra dovrebbe dare una sorta di buonuscita". Queste frasi sono di Matteo Salvini, pronunciate in una recente puntata di Porta a Porta e sembrano rivelatrici del gioco illusionista di Meloni e alleati. 

Andrà così: alla fine il governo si adeguerà alla Bolkestein mettendo a gara le spiagge libere senza scontentare nessuno. Le concessioni esistenti arriveranno a scadenza e verranno riaffidate sempre tramite una gara pubblica, ma con prelazioni e alti rimborsi per gli attuali proprietari, magari così elevati da scoraggiare qualsiasi concorrenza possibile. 

Ora il governo ha tempo fino al 16 gennaio 2024 per risolvere la situazione e rispondere alla lettera della Commissione europea con argomenti convincenti. In caso di ulteriore inerzia, l'Ue può decidere di deferire l'Italia alla Corte di Giustizia europea e chiedere il pagamento di una multa. Al momento, secondo i dati del Dipartimento per gli Affari europei le procedure di infrazione a carico dell'Italia sono 69 e le multe finora ci sono costate oltre un miliardo di euro. Un portavoce della Commissione ha riferito a Today.it che comunque "il parere motivato non pregiudica la prosecuzione del dialogo con le autorità italiane per trovare rapidamente una soluzione".

Lo scopo della Bolkestein è "promuovere l'innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse". Con le spiagge in Italia accade l'opposto: il loro uso viene concesso agli stabilimenti balneari per decenni a canoni di affitto molto vantaggiosi e slegati dai loro ricavi. 

INCHIESTA ESCLUSIVA

Il lido amato da Chiara Ferragni paga allo Stato 1500 euro d'affitto e incassa 12 milioni

Le spiagge fanno parte del demanio, un bene pubblico, quindi di tutti, ma lo Stato ha deciso di svenderle: nella nostra inchiesta avevamo mostrato i prezzi bassi di alcune concessioni agli stabilimenti di lusso, come hanno ammesso a Today.it gli stessi proprietari.

Secondo gli ultimi dati della Corte dei Conti, nel 2020 lo Stato ha incassato 92,5 milioni di euro da 12.166 concessioni "a uso turistico": sono i numeri di un sistema di favore, clientelare, quindi iniquo, e che se ne frega se bisogna pagare per fruire di un bene pubblico. Alla fine prevarranno gli interessi di pochi, con delle leggi molto permissive che non scontenteranno nessuno. Gara c'è, gara non c'è: la scelta è nelle mani di Meloni.

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