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Domenica, 28 Aprile 2024
Gara di diritto / Venezia

Il primo "caso" di Bolkestein in Veneto: spiagge affidate con gara pubblica

Alcuni comuni del litorale, come Jesolo, hanno approvato dei regolamenti con cui mettere a gara le concessioni demaniali delle spiagge: i risultati

Il Veneto è la prima Regione in Italia ad applicare la direttiva Bolkestein, che prevede l'assegnazione delle spiagge con una gara pubblica. Ora, a Jesolo si può vedere da vicino come funziona la temuta assegnazione delle concessioni balneari, la cui applicazione è sempre stata rinviata di anno in anno come fatto anche dal governo Meloni. Nonostante esista una norma europea da quasi vent'anni la legge italiana non l'ha mai recepita: per questo i comuni se la cavano da soli andando in ordine sparso, come successo a Jesolo.

La Bolkestein sbarca sulle spiagge di Jesolo: cosa cambia con le gare

A fine 2023 il comune di Jesolo ha approvato il piano per le spiagge, divise in 16 zone, rispetto alle 31 di un tempo. Dopo di che, alcune di queste porzioni di litorale sono andate a gara per essere assegnate ai migliori offerenti. Le spiagge sono un bene demaniale, quindi pubblico, e secondo la direttiva Bolkestein da assegnare con gare "aperte, pubbliche e basate su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi". 

In questo caso di gara d'appalto, il miglior offerente è chi propone una migliore gestione del bene pubblico, cioè della spiaggia. Come riporta VeneziaToday, i soggetti privati dovevano presentare un proprio progetto di sviluppo da realizzare nei prossimi anni, indicando il relativo budget: ad esempio interventi di miglioramento dei chioschi, realizzazione di giochi per bambini, isole interrate per i rifiuti. Le richieste restano pubblicate per 60 giorni. Se in questo periodo nessun altro presenta istanza alternativa il proponente ottiene la concessione, che resterà valida per un periodo massimo di 20 anni, come stabilito da legge regionale.

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In alcune parti del litorale di Jesolo sono arrivati dei progetti concorrenti. In questi casi sarà una commissione a giudicare la proposta migliore in base a una serie di criteri: la qualità del progetto, ma anche l'esperienza pregressa dei soggetti nel settore turistico, le garanzie nello sviluppo dell'economia locale. Le valutazioni sono in corso: secondo il Comune tutti i gestori saranno definiti entro inizio aprile, ricorsi permettendo.

Oltre alla tutela del patrimonio pubblico, in questo caso una risorsa naturale come le spiagge, la direttiva Bolkestein prevede che le gare siano rivolte a operatori provenienti da tutta Europa. A Jesolo le proposte di gestione sono arrivate soltanto da gruppi imprenditoriali del territorio. Non si è verificato, quindi, il rischio più volte paventato dai detrattori della Bolkestein sull'arrivo di grandi gruppi di investimento interessati ad acquisire le spiagge.

Come funzionano le gare con la Bolkestein e cosa succede ora

I ricorsi al Tar dopo le gare sembrano prevedibili, anche alla luce di un quadro normativo frammentato. Oltre la Bolkestein, in Veneto la legge regionale sul turismo è la base su cui basare la messa a gare delle spiagge, poi disciplinato da regolamenti comunali, come fatto dall'amministrazione di Jesolo, Manca però una legge nazionale.

Il governo sta infatti trattando con la Commissione europea per avere nuove proroghe delle concessioni e scongiurare una multa per la procedura di infrazione iniziata nel 2020 per la mancata attuazione della Bolkestein. La scadenza delle concessioni esistenti era stata prorogata di un anno, fino al 31 dicembre 2024, ma la giurisprudenza - vedi Consiglio di Stato - dice altro: le concessioni sono scadute a dicembre 2023. Sul tema anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si era fatto sentire con una lettera in cui sottolineava l'inerzia sul tema delle concessioni demaniali delle spiagge.

Il governo Meloni aveva provato a dimostrare che in Italia non c'è bisogno di applicare la Bolkestein. Gli articoli 11 e 12 della direttiva sono quelli ritenuti critici, perché prevedono gare "aperte, pubbliche e basate su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi", ma solo in caso di "scarsità della risorsa naturale". Così il governo ha avviato una "mappatura" per dimostrare che la scarsità non c'è e che anzi le spiagge italiane sarebbero in larga parte libere, quindi idonee ad accogliere nuove concessioni, pure.

Tuttavia, in una lettera la Commissione europea ha fatto notare il metodo con cui era stata portata avanti la mappatura. I calcoli sono risultati poco credibili: secondo il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti le spiagge italiane sarebbero occupate da concessioni per il 33 per cento della loro estensione. Di conseguenza non ci sarebbe "scarsità" di risorsa e non vi sarebbe applicazione della Bolkestein. 

Il commissario per il mercato interno, Thierry Breton, nella lettera ha sottolineato le stranezze della mappatura, in cui sono state conteggiate aviosuperfici, porti con funzioni commerciali, aree industriali relative a impianti petroliferi, industriali e di produzione di energia, aree marine protette e parchi nazionali, aree che "a quanto risulta alla Commissione, non sono e non saranno soggette a concessioni balneari". 

Contattata da Today.it, una portavoce della Commissione europea aveva riferito che comunque "il parere motivato non pregiudica la prosecuzione del dialogo con le autorità italiane per trovare rapidamente una soluzione". Sempre fonti della Commissione avevano dichiarato a Today che la lettera italiana di risposta sarebbe stata "analizzata attentamente".

La lettera inviata dalla Commissione è il secondo passaggio della procedura di infrazione, con cui si invitano gli stati membri a conformarsi entro una certa data alle norme europee. Non ci sono automatismi: se la risposta del governo in questione non è soddisfacente, la Commissione può decidere di deferire lo Stato membro alla Corte di giustizia dell'Unione europea chiedendo il pagamento di una multa.

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