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Sabato, 27 Aprile 2024

L'analisi

Francesco Curridori

Giornalista

Lega al bivio, cosa può (e non può) fare Salvini

"Tra palco e realtà", cantava Luciano Ligabue. Nelle ultime settimane il palcoscenico del centrosinistra ha messo in scena la narrazione dell'inizio della fine di Giorgia Meloni. Una narrazione nata dalla percezione che la sconfitta del centrodestra alle elezioni in Sardegna avrebbe potuto spingere Matteo Salvini a "giocare sporco" in vista delle Europee, soprattutto se ci fosse stato un flop anche in Abruzzo

Il dubbio che Paolo Truzzu, candidato del centrodestra in Sardegna, abbia perso per colpa del voto disgiunto dei leghisti e dei sardisti ha alimentato questa narrazione. Ma, ammesso pure che la sconfitta in Sardegna sia dipesa da questo, è bene distinguere tra la percezione di un centrodestra vincente sempre e comunque e la realtà dei fatti che non faceva presagire che le Regionali nell'Isola sarebbero state una passeggiata. Meloni ha voluto cambiare candidato proprio consapevole del fatto che il presidente uscente Christian Solinas partiva svantaggiato. Ha perso, ma la sconfitta è stata di soli 1600 voti eppure si è avuta la sensazione che la luna di miele tra il presidente del Consiglio e gli italiani fosse già al capolinea e che, dunque, Salvini avrebbe tentato di indebolirla ulteriormente.

Forza Italia doppia la Lega alle elezioni regionali

Anche in questo caso la percezione va ben oltre la realtà perché una Lega che sia in Sardegna sia in Abruzzo viene doppiata da Forza Italia non ha la possibilità di portare avanti un’operazione politica di questo tipo. A tal proposito, è anche lecito chiedersi se ha ancora senso parlare di Lega per Salvini premier quando il Carroccio non riesce neppure a superare la doppia cifra.

"Credo che di fronte a sconfitte pesanti sia necessaria una riflessione altrettanto pesante che porti la classe dirigente a individuare dinamiche per cambiare la rotta del destino", dice chiaramente Roberto Marcato, tra i fondatori della Liga Veneta. E aggiunge: "Poi, che si chiami 'Lega per Salvini premier' o 'Lega per Marcato imperatore' poco importa. Non ho mai chiesto la testa di Salvini o di qualcun altro, ma solo una riflessione per amore del partito". Marcato non ha dubbi: "Non mi sento sovranista, ma profondamente federalista e, pertanto, la Lega deve tornare a essere il 'sindacato del territorio' in tutte le Regioni italiane. Siamo il primo partito post-ideologico, di lotta e di governo".

Chi vuole cancellare "Salvini premier" dal simbolo per fermare il tracollo

Paolo Tiramani, ex deputato del Carroccio espulso nel marzo 2023, non risparmia le critiche: "La Lega per Salvini premier è un progetto fallito dopo l'ubriacatura del 2019, soprattutto per i tanti riciclati che sono stati imbarcati. È diventata la brutta copia di Fratelli d’Italia e gli elettori tra la copia e l’originale scelgono sempre i secondi". Tiramani vede come inevitabile l'avvio di un nuovo congresso nazionale e l'eliminazione della parola Salvini dal simbolo. Anche per lui la soluzione è tornare a una Lega che svolga il ruolo di "sindacato del territorio" e che abbia un profilo più moderato come il "modello Zaia".

L'ultima cartuccia di Salvini per "salvare" la Lega

Chi, invece, non intende indietreggiare è il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, che replica: "Dal 2019 a oggi l'Europa non è cambiata perciò non capisco perché dovremmo cambiare linea. Sono aperto alle critiche costruttive, ma chi critica Salvini sui giornali o sui social non fa un buon servizio alla Lega. Da convinto autonomista prendo atto che la Meloni al Nord ha preso il 30% con una linea che non né era moderata né autonomista". Il cambio del nome del partito, per ora, non è discussione anche perché "uno degli obiettivi – spiega Crippa - resta quello di avere Salvini premier. Per le Europee, poi, vedremo".

Tra palco e realtà, quindi, Crippa, smentisce la "narrazione in base alla quale se vinciamo o se perdiamo una Regione ostacoliamo il governo perché – continua - crediamo che attraverso il centrodestra possiamo migliorare il futuro dell'Italia, consapevoli che siamo tre partiti con identità diverse ma assolutamente compatibili". Di certo, la Lega è a un bivio e le Europee saranno lo spartiacque e il risultato finale indicherà quale strada dovrà intraprendere nell'immediato futuro.

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