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Lunedì, 29 Aprile 2024

Un’intelligenza artificiale per amica

“Sono qui per creare humour reale, a partire dal mio dolore artificiale”.

La caption è piuttosto efficace, in effetti. Quello che mi convince meno è la foto: quel viso non mi è nuovo, sono abbastanza sicuro di averlo già visto da qualche parte. In effetti, la faccia è quella di Mr. Beast, lo YouTuber più famoso al mondo, anche se il nome del profilo dice “Zach”. C’è una piccola frase, subito accanto alla foto, che però spiega tutto: “Intelligenza artificiale gestita da Meta”.

Zach, infatti, è uno dei personaggi basati su IA lanciati la scorsa settimana da Meta. L’azienda guidata da Mark Zuckerberg ha introdotto un gruppo di 28 profili, quasi tutti ispirati a celebrità reali, con cui gli utenti potranno chattare – per ora solo negli Usa - su Whatsapp, Messenger e Instagram. Ci sono, tra gli altri, la scrittrice Jane Austen, la Kardashian Kendall Jenner, l’influencer Charlie D’Amelio, Paris Hilton e il rapper Snoop Dog.

“Si può pensare a queste IA come a un nuovo cast di personaggi, tutti con storie uniche – ha scritto Meta presentando il progetto - E poiché interagire con loro dovrebbe essere come parlare con persone che conosciamo, abbiamo collaborato con icone culturali e influencer per riprodurre e incarnare alcune di queste intelligenze artificiali”.

È lo sbarco dei digital companion sulle piattaforme social network più usate al mondo.

Zach, il personaggio creato da Meta, col volto di Mr Beast

Come Eugenia Kuyda ha "ricreato" un amico scomparso. E le altre storie

Per capire di cosa si tratta dobbiamo raccontare un paio di storie.

La prima è quella di Eugenia Kuyda, una startupper russa che a un certo punto della sua vita ha avuto l’idea di ricreare attraverso l’intelligenza artificiale l’amico Roman Mazurenko, scomparso nel 2015 in un incidente d’auto. Ha quindi addestrato un’intelligenza artificiale con un numero molto alto di messaggi dell’amico scomparso: l’IA li ha analizzati e ha imparato a replicare il suo stile di scrittura.

Kuyda sarà poi la mente dietro Replika, probabilmente la più nota applicazione di amici e amiche digitali. Un’app che permette di creare un avatar disponibile a chattare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, di qualunque argomento. Ecco, tutto tranne l’amore: per quello c’è un abbonamento da 71,99 euro all’anno.

La seconda è storia quella di Carin Marjorie, influencer americana 23 enne, la prima a creare una sua versione AI per chattare con i propri follower. Per un 1 dollaro al minuto, gli iscritti possono parlare a colpi di messaggi vocali con una versione artificiale di Marjorie, creata a partire da un addestramento di quasi 2.000 ore di video.

E un digital companion è proprio questo: un chatbot – come ChatGPT – addestrato però a riprodurre una determinata personalità, un certo comportamento. Può essere qualcuno che conosciamo, come una celebrità o un personaggio storico, o un personaggio nuovo, che possiamo creare e personalizzare secondo i nostri gusti, come permesso, tra gli altri, da Replika.

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Le relazioni parasociali per combattere la solitudine. Un mercato in sviluppo

Si tratta di un mercato in sviluppo, evoluzione di quelle relazioni parasociali che gli utenti tendono a sviluppare con personaggi pubblici, favorite dall’apparente vicinanza dei social network. Quella relazione monodirezionale, favorita dalla simulazione di un’intimità, viene portata dall’IA su un livello più ampio. Diventa, seppur in modo artificiale, bidirezionale: quel personaggio mi risponde in modo credibile, mi offre la possibilità di uno scambio.

Secondo il giornalista Casey Newton, quella dei digital companion potrebbe essere una delle strade future del web. “L’idea di Meta di posizionare i personaggi IA sui suoi principali social network potrebbe abilitare una nuova tendenza. I feed, dei social network, che una volta erano definiti dalle connessioni che consentivano tra gli esseri umani, diventeranno qualcos’altro: una rete sociale parzialmente sintetica.

Tutto questo in un contesto in cui secondo l’AXA Mind Health Report 2023, realizzato in collaborazione con IPSOS, 1 italiano su 2 si sente solo: è il dato peggiore in Europa. E a sentirsi più soli sono soprattutto i più giovani: il disagio, si legge nel report, è inversamente proporzionale all'età. I dati non sono diversi nel resto del mondo: negli Stati Uniti, il Census Bureau ha rivelato che mai nella storia gli americani hanno trascorso così tanto tempo da soli.

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Quali sono i rischi

"CarynAI – aveva detto Marjorie nel momento del lancio – è un modo per combattere la solitudine”. C’è da capire se chattare con un’intelligenza artificiale possa essere davvero un modo sano per fronteggiare una sensazione di isolamento. Ciò che sappiamo, fin da uno dei primi esperimenti con l’IA, è che gli umani hanno la tendenza naturale ad attribuire caratteristiche umani a sistemi artificiali in grado di rispondere in modo credibile (si chiama ELIZA Effect, da un esperimento del 1966). Insomma, il partner può non essere reale in senso stretto, ma quello che proviamo quando ci parliamo lo è.

Il punto è che quella relazione, per quanto realistica all’apparenza, resta artificiale. "Creare un partner perfetto che puoi controllare e che soddisfi ogni tua esigenza è davvero spaventoso - ha detto al Guardian Tara Hunter, CEO ad interim di Full Stop Australia, che sostiene le vittime di violenza domestica o familiare - Sappiamo che tra i motori della violenza di genere ci sono quelle convinzioni culturali radicate secondo cui gli uomini possono controllare le donne: alla luce di questo, si tratta di un fenomeno che può essere davvero problematico”.

Non c’è solo la realtà solo apparente della relazione. C’è, insomma, anche il rischio di abituarsi a uno scarso realismo, a un partner artificiale costantemente a disposizione, sempre pronto a rispondere, qualunque cosa succeda. “Non possiamo competere con le fidanzate artificiali – ha scritto sul suo blog la giornalista inglese Freya India - Molte ragazze si sentono già in costante competizione con influencer di Instagram iper-sessualizzate e pornostar infinitamente accessibili. Ora la prossima generazione crescerà non solo con tutto questo, ma anche sapendo che i ragazzi che gli piacciono possono costruire e avere una relazione con la loro donna ideale, e sentendosi come se dovessero costantemente modificarsi per competere. Lo trovo tragico”.

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