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Sabato, 27 Aprile 2024

Fabio Salamida

Giornalista

La gogna di Salvini contro la giudice Apostolico non è da Stato civile

Può un ministro, un vicepremier, mettere alla gogna il rappresentante di un altro potere dello Stato per mera propaganda politica? È quello che ci si dovrebbe chiedere in queste ore, dopo che Matteo Salvini ha pubblicato sui suoi profili social un video di cinque anni fa, conservato chissà da chi e ottenuto chissà come, per attaccare la giudice Iolanda Apostolico, rea di non aver convalidato il fermo di quattro migranti provenienti dalla Tunisia al Cpr di Pozzallo, annullando gli effetti dell’ultimo decreto del Governo sull’immigrazione.

Il video incriminato

Nel video pubblicato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Apostolico è ripresa tra le forze dell’ordine e un gruppo di manifestanti che nell’agosto 2018 chiedevano lo sbarco di 177 migranti lasciati in mezzo al mare a bordo della nave Diciotti, un’azione dimostrativa a fini propagandistici che costò a Salvini, all’epoca Ministro dell’Interno del primo Governo Conte, la pesante accusa di sequestro di persona aggravato.

La pubblicazione del video, che punta a mettere in dubbio la parzialità della giudice del Tribunale di Catania (che in passato aveva criticato il leader della Lega sul suo profilo Facebook) fa pensare a un vero e proprio lavoro di "dossieraggio" messo in atto per delegittimarla e offrire una sponda alle prossime azioni disciplinari del Csm (egemonizzato dalla destra, che su questo caso può contare anche l’appoggio della minoranza renziana) che con ogni probabilità deciderà il trasferimento d’ufficio del magistrato.

Va ricordato che in quella manifestazione i rappresentanti di associazioni, organizzazioni politiche e semplici cittadini, chiedevano all’allora ministro di mettere fine a quel "gioco crudele", lasciando scendere quegli uomini, quelle donne e quei bambini dalla nave della Guardia Costiera. Una manifestazione in cui, da parte di alcuni gruppi, volarono parole pesanti contro le forze dell'ordine e su cui è certamente lecito chiedersi se fosse opportuna o meno la presenza di un magistrato che si occupa proprio di immigrazione, ma che non dovrebbe essere utilizzata in nessun modo per giudicarne l’operato.

Il pubblico e il privato

E fa davvero sorridere il parallelo fatto dal senatore di Fratelli d’Italia, Raffaele Speranzon, che paragona lo "sbirciare dal buco della serratura" nella vita privata della giudice (con lo scopo di trovare qualcosa di compromettente), a quello che accadde all’ex premier Silvio Berlusconi. Per Speranzon, i deputati che hanno depositato un’interrogazione parlamentare, per chiedere al Ministro dell’Interno Piantedosi da dove provenga il video condiviso sui social dal suo collega, farebbero due pesi e due misure nella distinzione tra vita pubblica e privata di un esponente delle istituzioni. Forse il senatore non ricorda bene cosa si vedeva dal buco di quell’altra serratura.

Quello che però inquieta, sono ancora una volta le modalità con cui il politico Salvini utilizza il suo potere - anche mediatico - per colpire una persona o gruppi di persone. Era già successo in passato, quando delle ragazze giovanissime e persino un ragazzo dislessico furono sbattuti sui social della "bestia" e offerti in pasto agli insulti e alle minacce dei fan del "capitano", con il rischio di essere riconosciuti e subire violenze anche nella vita reale.

Le aggravanti, in questo caso, sono almeno due: la prima è che a finire sulla gogna è l’esponente di un’autorità giudiziaria, la seconda è che per farlo è stato usato un video che potrebbe essere stato passato al Ministro da un esponente delle forze dell’ordine. Cose che accadono nella Russia di Putin, leader più volte osannato dallo stesso Salvini, ma che non dovrebbero accadere in un Paese civile dove l’operato di una giudice dovrebbe subire il giudizio dei soli organi competenti, senza ingerenza di altri poteri e senza gogne mediatiche.

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