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Lunedì, 29 Aprile 2024

Claudio Pizzigallo

Giornalista

Il vero problema dello sketch di Checco Zalone a Sanremo sulla transfobia

Premessa: a noi Checco Zalone piace, molto. Ci piacciono i suoi film, ci piacciono le sue battute, ci piace lui insomma. Bene, fatta questa premessa vogliamo sottolineare un aspetto non abbastanza discusso del suo discusso sketch di ieri sera a Sanremo sulla transfobia. 

A nostro avviso, infatti, quello sketch ha due limiti, due problemi fondamentali. Il primo, quello che nei dibattiti di oggi ha avuto lo spazio che per noi giustamente merita, è legato alla stereotipizzazione della donna trans come di una prostituta brasiliana.  Ecco, come in molti hanno già detto, questo aspetto dello sketch semplicemente non fa ridere. Perché l'equazione tra donna trans e prostituta brasiliana è un cliché vecchio e stravecchio, che peraltro sorvola sul fatto che (pur)troppo spesso le persone trans sono costrette a prostituirsi perché non trovano un lavoro regolare. E questo vale per tutte le persone trans, di qualunque nazionalità. Il secondo problema della rappresentazione comica calabro-brasiliana di Checco Zalone sulla transfobia, invece, ci pare passato ingiustamente sotto silenzio. Ci riferiamo all'accusa mossa dall'artista pugliese nei confronti dei transfobici, e cioè l'ipocrisia di chi pubblicamente discrimina le persone trans ma poi - con il favore delle tenebre - frequenta le prostitute trans per usufruire dei loro servizi. 

Un'ipocrisia che ci ha ricordato la canzone Quelli che benpensano, pezzo del 1997 di Frankie HI-NRG, che a un certo punto dice "quelli che vanno a mign... mentre i figli guardan la tv". Solo che sono passati 25 anni da quella canzone, la società è mutata profondamente e, soprattutto, mentre Frankie HI-NRG denunciava proprio l'ipocrisia dei benpensanti, Zalone addita quell'ipocrisia in modo strumentale e per questo, a nostri giudizio, infelice. Ci spieghiamo meglio. La transfobia è sbagliata solo se legata all'ipocrisia? Cioè, se una persona è transfobica ma poi non frequenta le prostitute trans, la sua discriminazione è più "giusta" o anche solo accettabile? Secondo noi no, per niente. 

Certamente l'ipocrisia di chi pubblicamente dice una cosa e privatamente fa l'opposto è odiosa, ma anche senza questa contraddizione la transfobia resta una cosa assolutamente deprecabile e totalmente, profondamente sbagliata. Anzi, forse è persino peggio, perché non è collegata a una paura di esporsi per come si è, che può far scattare reazioni di rabbia sfogata verso l'esterno con giudizi sommari e discriminatori. Chi invece è transfobico e basta, cioè non nasconde dietro questo schermo un profondo disagio interiore, è "semplicemente" pieno d'odio verso una categoria di persone. 

Proviamo a fare un paragone. Immaginiamo che Checco Zalone si scagli contro i razzisti accusandoli di essere in realtà persone di colore che si vergognano di esserlo. Avrebbe senso? Secondo noi no, perché il razzismo riguarda quelle persone ma anche tutte le altre, quelle che hanno la pelle bianca e odiano chi ha la pelle nera per qualunque motivo. Ridurre la transfobia a un atteggiamento ipocrita, invece, secondo noi autorizza i transfobici-non-ipocriti a lavarsi la coscienza, a sentirsi nel giusto di chi - se non altro - è coerente tra ciò che dice e ciò che fa. Per questo, pur amando Checco Zalone e pur apprezzando il suo tentativo di denunciare la transfobia sul palco più importante d'Italia, non possiamo tacere di fronte a uno sketch che, sempre citando lo Zalone sanremese, possiamo definire decisamente "poco ricco" (a proposito, quella canzone ci ha fatto fare pace con la nostra passione per il comico).

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