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Venerdì, 26 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Eddyburg: la politica prima della città delle pietre

Mi comunicano che dopo parecchi mesi di lavoro tecnico e redazionale seguiti alla chiusura di fatto per la scomparsa del fondatore e direttore Edoardo Salzano, dovrebbe a breve riaprire Eddyburg, il sito che era stato definito «il più importante riferimento per gli urbanisti italiani». È una bella notizia anche se forse provocherà qualche perplessità, e vale la pena di contestualizzarla un po'. A quel sito ho collaborato per lungo tempo, in vari e cangianti ruoli, e sin dalla fase prenatale inventandomi addirittura il nome della testata (e ovviamente facendolo accettare dal Direttore) quando si staccava dal grembo originario delle pagine dei docenti dei corsi allo IUAV. Insomma l'ho visto crescere, da dentro e da fuori allo stesso tempo, facendomene via via idee diverse sino ad arrivare a quella definitiva che ispira questa nota. Ma facciamo un passo indietro bello lungo, così lungo da arrivare fino ai tempi in cui il bambino Eddy Salzano stava giusto appollaiato su un banco delle elementari forse già a scrivere col suo stile asciutto qualche assegnato compitino. Era il 1937 e gli architetti e ingegneri italiani, scarsamente rinforzati da altri apporti culturali, varavano il Primo Congresso dell'Istituto Nazionale di Urbanistica. Il discorso inaugurale pronunciato dall'intellettuale sponsor ministro dell'Educazione, Giuseppe Bottai sviluppava una tesi apparentemente abbastanza ovvia, sia nella prospettiva della «corporazione degli urbanisti», sia in quella della loro accettazione sociale: la disciplina della programmazione delle città e del territorio era squisitamente politica.

In realtà le cose, professionalmente parlando, andarono in tutt'altra direzione, forse anche condizionate dalla guerra, dalle distruzioni, dalla successiva massiccia ricostruzione e trasformazione delle città e delle regioni urbane. Diventava convinzione corrente e quasi generalmente accettata, che l'equazione Urbanistica = Politica stesse a indicare quel processo prevalentemente induttivo in cui si plasmavano gli spazi per plasmare società e individui, in riferimento a quella idea di modernizzazione industriale interpretata una volta per tutte nelle culture poi formalizzate in modo definitivo nella Carta di Atene, a cui corrispondeva gran parte delle leggi e norme di trasformazione delle città e dei territori. Esisteva naturalmente l'oggettiva difficoltà di passare dal puro programma generale all'attuazione pratica coerente, e qui entrava in ballo la nuova figura (nuova nel senso di abbastanza frequente e molto più diffusa che in passato) del cosiddetto «tecnico prestato alla politica». E arriviamo al punto, perché se nella generazione allargata degli studiosi e professionisti della città del secondo '900 sicuramente la figura più visibile ed emblematica resta quella di Giovanni Astengo, tra gli altri Edoardo Salzano spicca per l'originalità, probabilmente unicità della prospettiva con cui interpreta la supremazia della Polis dei cittadini e delle relazioni sulla Urbs degli spazi fisici, o se vogliamo del contenuto sul contenitore.

Questa è in sintesi l'idea di politica e di città che arriva alla fine a ispirare il «sito rigorosamente personale» (come non mancava mai di ribadire Eddy tagliando corto in ogni discussione sui contenuti e l'organizzazione) Eddyburg. Una definizione che forse contrastava con l'immagine e anche la realtà di una sorta di periodico online dove già negli anni '90 in cui a dir poco scarseggiavano informazioni e materiali sulla città e il territorio, si accumulavano riflessioni, contributi, documenti storici e critici. A disposizione dei tanti soggetti specializzati o meno che anelavano in qualche modo a sentirsi «urbanisti» se non altro di complemento, o studiosi e professionisti integrati nel ruolo ma con una attenzione particolare a ciò che si muoveva nella società, nella politica, nelle culture. Un contenitore per nulla neutro e accogliente, Eddyburg, anzi molto «personalmente» schierato nonostante la relativa eterogeneità dei contributo, e che veniva apprezzato dai suoi lettori regolari o occasionali proprio per questo. Strato dopo strato di documentazione, campagna dopo campagna (di solito dalla parte dei perdenti) tematica, locale, ambientale, amministrativa o scientifica. Come quella forse più lunga e coerente contro la «antiurbanistica» (di fatto anti-politica) impersonata dall'assessore e poi deputato Maurizio Lupi e che faceva delle trasformazioni urbane il campo libero degli interessi particolari. Emblematico il lombardo Documento di Inquadramento delle Politiche Urbanistiche Comunali, che copriva in realtà la cancellazione del Piano, sostituito da un patchwork di progetti il cui variare variava la cosiddetta strategia.

Politica, di parte, schierata e dichiaratamente tale, personalizzata nonostante la quantità e varietà dei contributi, che l'urbanistica e l'Urbs degli spazi fisici la conteneva come variabile dipendente e qualche volta neppure davvero così importante, almeno nel senso ristretto assunto dalla materia nella sua interpretazione mainstream. Questo il vero valore di quelle pagine, articoli, raccolte, campagne e iniziative, il cui deposito, storicamente e logicamente chiuso con la scomparsa di Eddy Salzano, sarà reso di nuovo tecnicamente accessibile a breve. E contiamo che gli amici che hanno lavorato meritoriamente a questo scopo, qualunque sia il formale o informale copyright su quei contenuti, sappiano in futuro tenere separate quelle «pagine personali» collettive e politiche da qualunque nuova gestione in progress di qualsivoglia indirizzo. Non per spirito filologico ma per rispetto e coerenza politica.

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