rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

Il soviet e l'elettrificazione del portierato

Cosa sia esattamente il cosiddetto modello Milano nessuno lo sa, ma è certo che non mancano candidati pronti a rovesciarci sopra fiumi di inchiostro. Si distinguono forse per il metodo singolare quelli che quasi sempre nuovi della città credono di scoprirne lati architettonici, urbanistici e sociali ignoti, e ce li rivelano generosi su qualche pagina più o meno sponsorizzata. Qualche giorno fa su un sito del genere compariva la descrizione di un edificio di una ventina di piani affacciato su Corso Sempione: «Palazzo “sovietico”. Ricorda lo stile di alcuni edifici dell'epoca della DDR, la Germania Orientale del blocco comunista». Poi l'articolo dovendo in qualche modo essere descrittivo e pescando da fonti diverse da quelle di certa spontaneità infantile dell'autore si allontanava da quello spunto piuttosto azzardato e stravagante. Perché in effetti c'è in quell'edificio una eleganza di design che nulla ha a che vedere con le grige periferie popolari di falansteri tecnico-burocratici del socialismo reale evocati in apertura. Di «comunista» al massimo resta l'appartenenza al PCI di Piero Bottoni, l'architetto milanese già sodale dei primi Congressi Internazionali di Architettura Moderna animati da le Corbusier nei primissimi anni '30. Il palazzo «sovietico» di Corso Sempione però viene realizzato tra il 1955 e il 1957, più o meno contemporaneamente all'assai più famoso quartiere Pruitt-Igoe di St. Louis, negli Stati Uniti, di cui condivide oltre le apparenze parecchi aspetti.

Pruitt-Igoe, progettato dal modernista Minoru Yamasaki (lo stesso delle Twin Towers di Manhattan) nasceva nel quadro dei programmi sociali federali di Urban Renewal, per dare una casa igienica ed efficiente alle popolazioni nere inurbate a basso reddito sottraendole alla speculazione dei tuguri. Ma si realizzava quando già a molti appariva palese quella che sarebbe stata definita poi «la morte dell'architettura moderna»: lo sganciarsi delle forme esterne e dell'idea di città dagli effettivi bisogni sociali e aspirazioni politiche collettive. Una crisi confermata poi dalle cariche di dinamite che una generazione scarsa più tardi, quando i primi nati di quegli appartamenti razionalisti erano appena diventati adulti, avrebbero demolito l'intero complesso, ridotto dai suoi stessi abitanti in condizioni peggiori dello slum che aveva sostituito. Immagini di demolizione poi rese quasi leggendarie in tutto il mondo dalle riprese di Godfrey Reggio nel documentario Koyaanisqatsi su colonna sonora di Philip Glass. Mentre invece su questa sponda dell'oceano il tanto simile ma diverso edificio modernista di Piero Bottoni restava ben saldo in piedi nonostante quell'aspetto «sovietico» che secondo il nostro giornalista milanese dovrebbe portare iella.

Forse perché l'edificio ha una ventina di piani invece della decina di quelli del quartiere di Yamasaki? Non pare una ragione valida, ancora meno di quei sommari giudizi estetico-politici. La grande lama bianca collocata a novanta gradi rispetto a Corso Sempione in realtà riassume due cose diverse: la prima è il modello corbusieriano di Unitè d'Habitation, che racchiude dentro un solo edificio tutte le funzioni urbane e di quartiere (nel progetto originario era previsto a metà altezza anche uno spazio pubblico poi non realizzato); la seconda è che da quelle parti i giovani modernisti avevano previsto un quartiere chiamato Milano Verde, e che insieme ad altri iniziava a comporre il cosiddetto Piano per l'Abitazione Operaia nell'area metropolitana. Lessicalmente curioso che poi a realizzare quell'edificio fosse in realtà il Piano per l'Occupazione Operaia e la Costruzione di Case per Lavoratori, ovvero l'INA-Casa di Amintore Fanfani, una specie di Urban Renewal italiano. La cui prospettiva tutta politico-liberale tesa a pensare la casa economica come «primo gradino di una Nazione di Proprietari» si rivelerà probabilmente determinante nel destino tanto diverso rispetto alle demolizioni di Pruitt-Igoe a St. Louis.

Lenin scriveva che «il comunismo è uguale ai Soviet più l'elettrificazione delle campagne» e lo slogan venne in qualche misura replicato dal fascismo prima con l'urbanistica rurale e poi con la modernizzazione e riorganizzazione tecnica del territorio più in generale, dentro cui si collocano i grandi quartieri operai nuovo caposaldo della città industriale. In questa prospettiva al Congresso per la Ricostruzione Edilizia del 1945, Bottoni presentava un proprio disegno di legge per le abitazioni economiche a finanziamento pubblico intitolato «La Casa a Chi Lavora», che come il successivo Piano Fanfani si basava sull'Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Con una differenza fondamentale nel godimento degli alloggi: che per il comunista Bottoni resteranno pubblici e concessi in affitto in base a graduatorie, mentre secondo il liberale Fanfani dovranno essere in proprietà a mutuo agevolato e rientrare nel mercato immobiliare. La differenza che poi si rivelerà sostanziale nell'influenzare il progetto dell'edificio di Corso Sempione, la suddivisione degli appartamenti, la gestione manutenzione regole d'uso degli spazi comuni (quelli che nel Pruitt-Igoe avevano determinato la crisi come sosteneva lo studioso Oscar Newman). La principale ragione per cui ad esempio non si realizzano quegli spazi comuni «urbani interiorizzati» nello stile della Unitè d'Habitation di le Corbusier, è proprio la contrarietà della logica condominiale a quel tipo di organizzazione. Di vagamente sovietico, cioè della razionalità modernista-sociale, resta giusto l'autorità espressa dall'Amministrazione, e naturalmente dal Portierato: centralissimo in un edificio così grande e complesso. E non a caso la portineria pare a tanti casuali osservatori qualcosa di così simbolico e al tempo stesso contraddittorio: tutti la fotografano e la postano sul social come se avessero scoperto una vera rarità urbana.

La Città Conquistatrice – Piero Bottoni 

La Città Conquistatrice – Urban Renewal

Si parla di

Il soviet e l'elettrificazione del portierato

Today è in caricamento