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Lunedì, 29 Aprile 2024
Ve lo do io il Fashion!

Ve lo do io il Fashion!

A cura di Valentina Rainone

Zara, scandalo Gaza

Zara fa un passo indietro e rimuove la campagna ‘The Jacket’, oggetto di polemiche e malcontento soprattutto sui social. Protagonisti del progetto advertising, dei manichini con arti mancanti, che hanno suscitato perplessità e proteste per via dell’affinità con le vittime della guerra tra Israele e Palestina. Tra Twitter e Instagram, sono stati tantissimi gli utenti che hanno sottolineato come lo scenario tratteggiato dalla campagna rievocasse le macerie di Gaza. Zara, contestualmente al ritiro della campagna, ha dichiarato di avere lavorato a ‘The Jacket’ tra luglio e settembre, dunque prima dell’aggravarsi del conflitto con l’attacco del 7 ottobre di Hamas contro Israele, mettendo in scena una serie di sculture che indossavano i vestiti della collezione in un “contesto artistico”. La casa di moda si è detta rammaricata della reazione della propria community e del fraintendimento, decidendo così di rimuovere le immagini incriminate. La campagna al centro della polemica s’intitola “The Jacket” e mostra una modella che porta su una spalla un manichino avvolto in un lenzuolo bianco. Secondo le critiche evocherebbe la crisi in corso a Gaza dopo l’invasione militare di Israele degli ultimi mesi, e in particolare le immagini che mostrano i cadaveri trasportati a braccia e avvolti in lenzuola chiare, sminuendone la gravità. La campagna “The Jacket”, scattata dall’affermato fotografo di moda britannico Tim Walker (che tra le altre cose lavora per Vogue) è ambientata in quello che dovrebbe assomigliare a un atelier d’artista: oltre ai modelli si vedono macchinari per il sollevamento di materiali pesanti, piedistalli, macerie, pezzi di statue e sculture intere avvolte nella plastica, tutto sui toni del bianco. Il capo al centro della campagna è una giacca nera con le borchie indossata dalla modella Kristen McMenamy, che tra le altre cose compare all’interno di una specie di bara di legno mentre due uomini in tuta da lavoro sembrano prepararsi a sigillarla. La foto che ha sollevato maggiori critiche è l’unica in cui si vede un manichino avvolto in un lenzuolo (gli altri che compaiono sono ricoperti di plastica) che viene portato in spalla dalla modella. Tra i critici che hanno commentato la campagna c’è chi ha sostenuto che, anche se il progetto creativo era stato pensato prima della guerra a Gaza, l’azienda avrebbe dovuto evitare di pubblicarla per rispetto nei confronti della tragedia umanitaria in corso. Online alcune persone hanno invitato al boicottaggio di Zara usando l’hashtag #BoycottZara su X (ex Twitter). In generale, le campagne pubblicitarie di Zara sono spesso prese in giro perché visibilmente più orientate a stupire e attrarre lo sguardo che non a far vedere i capi che vuole vendere. Chi non ricorda Benetton negli anni Ottanta? Oliviero Toscani era il fotografo delle celebri campagne che destavano scalpore di Benetton. Anche lì era più famosa la campagna pubblicitaria, che mandava messaggi shock su razzismo e omosessualità, che il brand Benetton, a volte nemmeno rappresentato.

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Zara, scandalo Gaza

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