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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Così la mafia albanese sta scalzando la 'Ndrangheta dal monopolio della coca sudamericana

Con la fine della guerra civile in Colombia c'è stato un passaggio di mano nel controllo della produzione che ha aperto le porte a nuove alleanze internazionali per i cartelli locali

La 'Ndrangheta ha un nuovo concorrente nel mercato della cocaina in Europa: la criminlità organizzata albanese sta tentando di scalzare il predominio di quella calabrese, stringendo legami sempre più forti con i cartelli colombiani. E il mercato che si contendono è piuttosto redditizio se si pensa che il consumo di polvere bianca è in crescita da oltre un decennio nell’Europa centro-occidentale. Secondo le ultime stime sono all’incirca 4,4 milioni i suoi consumatori abituali: ciò rende la sostanza la seconda droga più utilizzata del continente. Secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda), sono 18 milioni gli europei tra i 18 e i 64 anni ad averne fatto uso almeno una volta nella vita, tra i consumatori 2,2 milioni hanno tra i 15 e i 34 anni. L’età media del primo consumo si aggira attorno ai 23 anni, mentre quella del primo passaggio nei centri di recupero attorno ai 35.

Il traffico di cocaina

Nel suo ultimo rapporto "Cocaine Insights", l’Europol, l’agenzia europea per la lotta alla criminalità, spiega che la maggior parte della cocaina presente in Europa è di importazione e che la produzione locale è pressoché inesistente. La Colombia continua ad essere il principale fornitore europeo, con il ruolo del Brasile che cresce sempre di più. Quest’ultimo è diventato il Paese con il maggior numero di spedizione verso il Belgio, il nuovo hub europeo insieme all'Olanda. L’arrivo di cocaina nel continente è possibile grazie al coordinamento tra i cartelli sudamericani e le organizzazioni criminali basate in Europa. Il report dell’Europol afferma che il compito dei cartelli è legato ovviamente alla produzione mentre quello delle reti criminali europee principalmente alla fornitura all'ingrosso ma che queste poi non sono sempre coinvolte nella distribuzione al dettaglio. Queste organizzazioni poi si occupano anche della corruzione del personale che lavora nei porti.

Il ruolo della 'Ndrangheta in America Latina

A partire dai primissimi anni ’90 la ‘Ndrangheta ha giocato un ruolo cruciale nella gestione del traffico di cocaina tra l’America del sud e l’Europa. Furono loro ad avere i contatti più stretti con il Cartello di Cali, a gestire le importazioni e a ricoprire il ruolo di fornitori all'ingrosso, fornendo la droga anche ad altre rganizzazioni criminali che si incaricavano poi dello spaccio. Secondo il report, la 'Ndrangheta è tra le più affermate reti del crimine organizzato a "lavorare" nell'ambito del traffico di cocaina dal Sud America verso Europa e America del Nord ed ha raggiunto questo risultato grazie a una rete di rappresentati che vivono proprio in America latina e che si occupano di "negoziare acquisti, organizzare e supervisionare le spedizioni e sorvegliare i pagamenti".

La perdita del monopolio

Ma nel corso degli anni la ‘Ndrangheta ha perso la sua posizione di quasi monopolio in America latina, anche a causa della frammentazione del paesaggio criminale colombiano. Sono infatti due i momenti principali in cui la 'Ndrangheta ha perso più potere. Il primo risale ad 2006 ed è stato causato dalla dissoluzione del gruppo paramilitare di estrema destra Auc (Autodefensas Unidas de Colombia), gruppo con cui l'organizzazione mafiosa aveva creato un il legame molto forte. "Lo scioglimento dell'Auc è stato accreditato come il fattore scatenante che ha portato la 'Ndrangheta a perdere il suo monopolio nel commercio transatlantico di cocaina. Intorno allo stesso tempo, sono emerse indicazioni che la 'Ndrangheta sta forgiando legami con gruppi del crimine organizzato messicano", sottolinea il report. Visto che poi il Brasile è emerso come un punto di partenza chiave per la cocaina trafficata dall'America Latina all'Europa, la 'Ndrangheta ha stabilito una presenza anche in quella nazione per assicurare il flusso di cocaina verso mercati di destinazione. Il secondo momento in cui c'è stata una perdita nel commercio per l'organizzazione è il 2016, anno in cui è stato firmato l'accordo di pace tra il governo colombiano e i guerriglieri comunisti delle Farc-Ep (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia - Ejército del Pueblo). "L'accordo di pace ha portato alla fine della struttura di comando integrata delle Farc e l'emergere di vari gruppi scissionisti che esercitano il controllo su diverse regioni e la produzione di cocaina in esse", e "questa frammentazione ha moltiplicato il potenziale per la creazione di nuove alleanze e partenariati". Sia le forze paramilitari di destra che quelle guerrigliere di sinistra usavano la cocaina per finanziarsi (producendola direttamente o tassandola), con la loro dissoluzione sono quindi emersi nuovi poteri che la controllavano, e questo ha dato la posibilità ad altre organizzazioni criminali internazionali di entrare in gioco. È il caso di quelle che arrivano dall’Albania, dal Belgio, dalla Francia e dalla Turchia.

I gruppi albanesi

Secondo il report il ruolo che storicamente veniva ricoperto dalla ‘Ndrangheta sta passando ora in mano ad altre organizzazioni e, negli ultimi dieci anni, sono stati i gruppi albanesi quelli ad essere cresciuti di più in assoluto. Secondo il report dell’Europol sembra che queste associazioni siano oggi in grado di gestire enormi reti di distribuzione in Europa con un certo grado di coordinamento transnazionale e di formare relazioni dirette con i fornitori in America Latina. A partire dal 2012, i gruppi di lingua albanese sono diventati estremamente influenti nei principali porti dell’America Latina (Venezuela, Brasile, Colombia ed Ecuador) e in Europa (Belgio, Paesi Bassi, Germania e Spagna). Nel 2020, l’Europol assieme alle polizie di vari paesi ha concluso un’operazione volta allo smantellamento dell’organizzazione albanese ‘Kompania Bello’, una delle più attive in Europa. Ciò che è risultato dall’indagine, che ha portato all’arresto di 104 individui, è il fatto che il loro business model sia estremamente sofisticato. Stando al report la rete criminale era in grado di controllare l'intera catena di approvvigionamento. Infatti, usando sofisticati mezzi di comunicazione criptati, il capobanda dell'organizzazione - un quarantenne albanese con base in Ecuador - negoziava direttamente con i cartelli della droga sudamericani, organizzava grandi spedizioni di cocaina verso i maggiori porti d'Europa e, con l'aiuto di complici con sede in Italia, Olanda e Albania, organizzava la distribuzione in tutta Europa.

Le "filiali" europee dei cartelli

Il traffico europeo è dunque principalmente gestito da organizzazioni basate nel continente che collaborano con i cartelli sudamericani. Tuttavia i cartelli hanno anche creato delle "filiali" europee, diciamo così, per gestire meglio e direttamente i loro affari nel Vecchio Continente. È il caso delle cosiddette Oficinas de Cobro colombiane, reti criminali “che si sono stabilite in luoghi chiave per il commercio di cocaina nell'Ue, come la Spagna o i Paesi Bassi. Queste piccole rappresentanze supervisionano l'arrivo delle spedizioni, la consegna ai clienti, la raccolta dei pagamenti e il collegamento con i fornitori di servizi per il riciclaggio di denaro”, afferma il report.

Belgio e Olanda i nuovi hub della cocaina

Per quanto riguarda l'ingresso della cocaina nell'Ue sono cambiati i principali hub di arrivo della sostanza. Fino al 2016 era la Spagna a detenere il record di sbarchi ma a partire dal 2017 invece Belgio e Olanda sono diventati i nuovi hub, soppiantando il Paese iberico. Sono numerosi i cambiamenti relativi al mondo della cocaina avvenuti negli ultimi anni. Nel 2017, Stefan Kirsch, portavoce del direttore generale del servizio doganale tedesco, dichiarava alla redazione di Insight Crime che "c'è un chiaro passaggio da piccole a grandi spedizioni di cocaina dal Sud America all'Europa", affermando inoltre che questo cambiamento è iniziato a partire a metà 2016. Lo scorso anno, nel solo porto di Anversa sono state sequestrate 66 tonnellate di cocaina, nel 2013 erano state solo cinque. A Rotterdam invece sono state 33 le tonnellate sequestrate sempre lo scorso anno. Quello di Anversa si è guadagnato il record del porto con il maggior traffico della sostanza stupefacente in Europa. Quello di Barcellona invece, ha ormai un’importanza sempre più marginale, con appena quattro tonnellate sequestrate nel 2020. Secondo il report "la maggior parte della cocaina che arriva ad Anversa è probabilmente destinata alle organizzazioni che operano nei Paesi Bassi, da dove la cocaina viene ulteriormente distribuita verso altre mete europee. Il Belgio ha riferito che gruppi di etnia marocchina e albanese, che sono coinvolti nell'estrazione della cocaina dal porto, hanno ampliato il loro ruolo nell'approvvigionamento di cocaina e nello sviluppo di contatti in contatti in Sud America".

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