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Venerdì, 26 Aprile 2024
La strategia

Perché le banche centrali aumentano i tassi d'interesse per combattere l'inflazione

La Bce è stata solo l'ultima a decidere la mossa che è stata attuata almeno in 45 Paesi del mondo tra cui Usa, Regno Unito e India. Ma perché all'aumento dei prezzi si risponde in questo modo?

Per combattere l'inflazione crescente, causata da una parte dalla crisi del Covid e dall'altra dalle ripercussioni sull'economia mondiale della guerra in Ucraina, la Banca centra europea intende alzare i tassi d'interesse due volte questa estate: prima a luglio e poi a settembre. Come ha annunciato la presidente Christine Lagarde il primo rialzo sarà dello 0,25%, mentre l'entità del secondo dipenderà da come evolverà la situazione. E la Bce è solo l'ultima di una lunga lista di banche centrali a fare questa scelta: finora almeno 45 Paesi hanno alzato i tassi, secondo i dati di FactSet. Tra questi ci sono Regno Unito, Svezia, Norvegia, Canada, India, Corea del Sud, Australia e Stati Uniti, dove addirittura la Federal Reserve ha aumentato il costo del denaro di 0,75 punti percentuali, il più grande aumento dal 1994. Ma perché se c'è l'inflazione, e quindi i prezzi dei beni di consumo sono in crescita, le banche aumentano i tassi di interesse? 

I tassi più alti sono considerati nelle teorie economiche capitalistiche strumenti potenti per combattere l'aumento dei prezzi. Essi rendono più costoso un prestito, il che pesa sulla domanda dei consumatori e sull'espansione delle imprese, raffreddando a sua volta la crescita economica e rallentando le assunzioni. Questa combinazione può tradursi in una crescita salariale più debole per le famiglie e in un minore potere di determinazione dei prezzi per le imprese, finendo per far scendere l'inflazione. Le banche centrali hanno il potere esclusivo di emettere banconote e monete, controllare le riserve estere e in generale garantire la buona salute del sistema finanziario. Ai tempi della lira questi poteri erano detenuti dalla Banca d'Italia, ma ora, come per tutti i Paesi euro, quegli stessi poteri sono stati delegati all'istituto di Francoforte. La missione principale della Bce, come di tutte le banche centrale è garantire la stabilità dei prezzi. Ciò significa che deve controllare sia l'inflazione, cioè quando i prezzi salgono, che il suo opposto, la deflazione, quando invece scendono.

La deflazione più sembrare una cosa positiva, chi non vuole prezzi più bassi? Ma in realtà se eccessiva deprime l'economia, con le aziende che guadagnano meno, e di conseguenza alimenta la disoccupazione, quindi ogni banca centrale fissa un obiettivo di inflazione moderata e positiva, di solito intorno al 2%, per incoraggiare una crescita graduale e costante. Ma se questa percentuale viene sforata troppo iniziano i guai, perché tutto comincia a diventare troppo caro. A questo punto solitamente la strada che viene seguita è quella appunto dell'aumento dei tassi, che ha ripercussioni su tutta la società. Le Banche commerciali, quelle in cui apriamo i nostri conti correnti, sono solite chiedere a quelle centrali dei prestiti per coprire le loro esigenze finanziarie più immediate. Per farlo devono presentare dei cosiddetti “collaterali”, cioè dei beni (come titoli di Stato, ipoteche e altri strumenti finanziari) che vengono messi sul piatto come garanzia che il debito verrà ripagato.

A loro volta le banche commerciali poi prestano soldi ai cittadini, ad esempio quando questi vogliono comprare una casa, un'auto o quello che sia, o alle imprese quando magari hanno bisogno di investire o di ingrandirsi. Ma se la banca commerciale ottiene prestiti a tassi maggiori, li concederà anche lei a sua volta a tassi maggiori. Di conseguenza i debiti personali, i mutui e le carte di credito diventano più costosi e le persone ci pensano due volte prima di richiederli. Anche le aziende tendono a far ricorso a meno prestiti e a basarsi di più sulle proprie risorse interne. Ma in questo modo c'è un calo delle spese, degli acquisti, nonché delle assunzioni e delle espansioni delle aziende.

In generale tutto questo porta a un calo della domanda di beni e servizi, e quando questo avviene solitamente anche il loro prezzo tende a diminuire. Se nessuno vuole un'auto o un televisore nuovo, le aziende proveranno a metterli in offerta a un prezzo conveniente per stimolare le persone ad acquistarla. E questo è esattamente, in soldoni, ciò a cui le banche centrali puntano per contenere l'inflazione. Ovviamente la cosa non è automatica e di certo non avviene dalla sera alla mattina, gli effetti della politica monetaria possono richiedere fino a due anni per concretizzarsi e quindi spesso sono accompagnate da misure più urgenti, prese anche dai governi.

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