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Lunedì, 29 Aprile 2024

L'analisi

Francesco Curridori

Giornalista

Gli impresentabili che servono a Elly Schlein per vincere

Il centrosinistra italiano è afflitto da varie difficoltà e divisioni. Le 'spine nel fianco' per Elly Schlein, se così vogliamo chiamarle, sono essenzialmente quattro: Carlo Calenda, Michele Emiliano, Matteo Renzi e Vincenzo De Luca. Quattro uomini politici "impresentabili", ma determinanti per il successo o l'insuccesso della coalizione giallorossa. Con loro è difficile allearsi, ma senza di loro è difficile vincere.

Per Giuseppe Conte il nemico numero uno è Carlo Calenda, il leader di Azione responsabile - a suo dire - della sconfitta in Abruzzo. Secondo il leader M5S, nella Regione del Centro-Italia, divenuta feudo della Meloni, il centrosinistra ha perso perché i grillini non si sono recati a votare proprio a causa dell’alleanza con Calenda che non perdeva occasione di differenziarsi dai 5 Stelle. I dati sui flussi elettorali hanno, poi, evidenziato come gli elettori centristi in Abruzzo abbiano votato per il governatore uscente Marsilio e questo ha portato alla conclusione che "tutti insieme appassionatamente" non si vince. Campo largo sì, ma non larghissimo e, quindi, per la Basilicata è arrivato il veto di Conte per l'alleanza con i calendiani, rappresentati in quella Regione da Marcello Pittella, ex governatore fuoriuscito dal Pd dopo essere stato scaricato dal partito per l’inchiesta che lo travolse nel 2018 e da cui è stato assolto. Pittella, lasciato ai margini delle decisioni del centrosinistra lucano, si è schierato con il governatore uscente Vito Bardi il quale viene dato in vantaggio di ben 11 punti. Vuoi o non vuoi, può piacere o meno, ma Carlo Calenda e il suo partito possono essere determinanti. Lo si è visto alle ultime elezioni Politiche e, prima ancora, alle Comunali a Roma: con lui il centrosinistra avrebbe ottenuto molti più seggi di quelli attuali e senza il suo sostegno al ballottaggio capitolino non avrebbe riconquistato il Campidoglio (visto e considerato il 20% che Calenda ottenne al primo turno).

Stesso discorso vale anche per Matteo Renzi che, probabilmente, a livello nazionale, è più debole ma è determinante nella partita per il Comune di Firenze. Qui, la sinistra, manco a dirlo, è divisa e il candidato scelto dal Pd, l'assessore Sara Funaro, secondo un recente sondaggio, avrebbe solo otto punti di vantaggio (40 a 32) rispetto al suo sfidante di centrodestra che, salvo ripensamenti, dovrebbe essere il direttore degli uffizi, Eike Schmidt. Se Renzi, che al primo turno appoggia la vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi, decidesse di sostenere Schmidt al ballottaggio si aprirebbe una partita dall'esito imprevedibile. Non va dimenticato, infatti, che in Toscana il centrodestra governa già in 7 capoluoghi su 10 e in mano alla sinistra (per ora) restano solo Prato, Livorno e, appunto, Firenze. Nulla è più scontato, neppure nella rossa Toscana.

Alle elezioni comunali a Bari, invece, dovrebbe rivincere il centrosinistra, ma l'infelice uscita del vulcanico governatore Michele Emiliano ha inguaiato il suo pupillo Antonio Decaro, presidente dell'Anci, in difesa del quale è scesa in piazza la sinistra barese. Col senno del poi, nessuna piazza fu più infelice di quella. Ecco, anche Emiliano è un personaggio talmente ingombrante da risultare spesso scomodo proprio al Pd, partito di cui è stato segretario regionale fino a qualche anno fa e da cui poi è uscito, non rinnovando la tessera, nel 2018. Senza di lui, il centrosinistra rischia il flop in Puglia, ma per colpa sua adesso si ritrova a dover affrontare una bella gatta da pelare. Sia Emiliano che Decaro, infatti, saranno presto ascoltati in commissione Antimafia per far luce sull'incontro che i due avrebbero avuto con la sorella del boss Antonio Capriati.

Un altro pezzo da 90 che potrebbe creare problemi è Vincenzo De Luca con cui Elly Schlein non ha mai instaurato un buon rapporto e, anche se le Regionali in Campania si terranno solo nel 2025, è chiaro che il mancato sostegno alla riforma del cosiddetto 'terzo mandato' potrebbe diventare motivo di scontro tra i due. Ed è chiaro che se, come si sussurra da più parti, De Luca rompesse col Pd schierando un suo uomo, allora anche la Campania diventerebbe contendibile per il centrodestra. Chi vivrà vedrà, ma le premesse non sono buone.

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