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Martedì, 30 Aprile 2024

La zona grigia

Yasmina Pani

Editorialista

Perché ci interessa così tanto Fedez?

Questa settimana, uno degli argomenti più discussi, non solo sul web, ma anche in televisione e nelle conversazioni degli italiani, è stata la separazione tra Fedez e Chiara Ferragni, soprattutto in seguito a un’intervista che lui ha rilasciato a Francesca Fagnani durante il programma televisivo Belve, in onda su Rai 2.

Io mi fermerei un attimo già qui, per domandarvi per quale motivo la Rai (servizio pubblico) dovrebbe essere interessata a dedicare in prima serata uno spazio a un personaggio il cui interesse culturale è pari a zero e che va lì per raccontarci gli affari suoi. Naturalmente la mia domanda è sciocca: è da molto che la Rai scimmiotta le televisioni private offrendoci contenuti che di “servizio” hanno molto poco.

E, soprattutto, la vera domanda che dovremmo porci è perché siamo così tanto interessati agli affari privati di questa persona (o di chiunque altro). Il gossip non è certo un’innovazione recente: un certo interesse per la vita dei cosiddetti vip (spesso persone senza arte né parte che nessuno ha capito perché siano famose) c’è sempre stato, e ha sempre trovato spazio su canali giornalistici e televisivi. Ma, fino a pochi anni fa, questo spazio era moderato, e non preponderante rispetto al resto; chi non aveva interesse a conoscere le vicende private di attori e cantanti ne rimaneva serenamente all’oscuro.

È impossibile oggi non sapere cosa succede ai Ferragnez

Oggi, invece, questa felice ignoranza ci è preclusa: entrare in qualsiasi social network (cosa che facciamo quotidianamente per varie ragioni) significa venire a sapere che Fedez si è ammalato, che Fedez ha litigato con la moglie, che Fedez si è separato, e assistere addirittura a lunghe e feroci discussioni su chi dei due abbia ragione.

Ho dedicato molto tempo alla lettura di questi dibattiti online (un tempo sorprendente e di norma imbarazzante, per me), cercando di carpirne le ragioni e le dinamiche. Mi incuriosisce vedere che gli utenti sembrano davvero avere a cuore la questione, e parlano delle due parti coinvolte come se fossero loro amici: li chiamano “Chiara” e “Fede”, spiegano perché hanno agito come hanno agito, cosa li ha mossi, in che stato d’animo si trovano, che carattere hanno. Sembrano convinti di conoscerli personalmente, di avere avuto accesso alla natura intima di queste persone, tanto da partecipare con grande passione delle loro vicende.

Non sembrano rendersi conto non solo che non li conoscono dal vivo (come è ovvio), ma soprattutto che hanno visto, di loro, ciò che strategicamente era più funzionale mostrare: la vita dei “Ferragnez” è stata per anni un reality show ininterrotto, da cui non sono stati esclusi nemmeno i parti e le degenze ospedaliere. Da cui non sono stati esclusi nemmeno i figli, come denunciato ripetutamente da Serena Mazzini che è anche intervenuta recentemente alla Camera per parlare dei rischi di quello che ultimamente viene chiamato “sharenting” (cioè la diffusione costante sui social network di immagini e video di minori, non di rado a scopo di lucro).

Quello che vediamo sui social in realtà è solo un lungo spettacolo

Ma chiunque dovrebbe sapere che i reality show sono tutto show e niente reality: sono operazioni costruite a tavolino, per dare l’impressione di immediatezza, spontaneità e autenticità, che però sono ovviamente finte. Non esiste un video in cui compaia Chiara Ferragni che non sia stato scritto da un autore esperto di comunicazione; la cui estetica non sia stata curata da specialisti delle luci, dell’abbigliamento e del trucco; la cui pubblicazione e diffusione non sia stata gestita da professionisti dei social media.

Ma facciamo un ulteriore passo in avanti: se anche tutto questo fosse completamente autentico – sorrisi, lacrime, esternazioni di affetto, momenti buffi e tutto il resto – perché noi dovremmo essere interessati a vederlo? Nessuno di noi sbircia nelle finestre dei vicini di casa per vedere cosa cucinano, di cosa parlano, se litigano o se vanno d’accordo. Perché quindi dovremmo sbirciare nelle finestre di casa Ferragni, che non è nemmeno la nostra vicina di casa ma una tizia da noi distantissima che conduce un’esistenza che non potremmo permetterci nemmeno accumulando gli stipendi di cinque vite?

Probabilmente la risposta sta proprio in questo: lei è ricca. La sua vita è favolosa, stupenda, tra case lussuose, vacanze in barca, jet privati per andare a fare l’aperitivo (perché l’ambiente ci interessa difenderlo solo quando è il signor Giorgio che fa l’operaio a inquinare col suo Euro 3): noi, con le nostre vite normali di persone che si disperano per l’affitto e le bollette, possiamo almeno sognare un po’, distrarci dalla nostra quotidianità, ammirando le fantastiche imprese di chi è più in alto di noi.

Una continua distrazione di massa

Tralascerò qui la filippica che vorrei scrivere sull’assurdità di accettare così serenamente una tale ingiustizia sociale, invece di viverla con rabbia. Mi soffermerò invece sul risultato più immediato di questa nostra tendenza a passare i giorni a difendere il marito o la moglie, con tanto di prove alla mano e argomentazioni solide: ci passano sotto il naso eventi di portata ben più grande, a casa nostra e fuori, a cui assistiamo completamente impassibili, o di cui spesso nemmeno veniamo a sapere. L’operato del governo – tagli, tentativi sottili di distruzione dell’ordinamento democratico per come lo conosciamo, abusi di potere – ci è indifferente e non desta in noi la metà della passione con cui arringhiamo gli sconosciuti su Threads sotto gli hashtag #ferragnez.

L’esito finale è quindi che con i nostri commenti e post contribuiamo a far crescere ulteriormente il capitale di questi personaggi, mentre le nostre vite rimangono identiche; e al contempo accadono eventi che in futuro le peggioreranno, ma si perdono in mezzo al mare di notizie irrilevanti, di discussioni inutili e di vip che piagnucolano sulla difficoltà delle loro vite.

E noi zitti, davanti alla televisione, che magari piangiamo pure per loro.

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