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Lunedì, 29 Aprile 2024

Massimo Romano

Giornalista-videomaker

Chi scuoia un gatto è pericoloso come un assassino efferato

Dentro la mente di chi maltratta o uccide un animale potrebbe nascondersi la personalità di un serial killer. Non lo dicono gli animalisti, lo dice un noto psichiatra forense, John Marshall Macdonald, che inserisce lo zoosadismo in una triade di comportamenti che accomunano gli assassini seriali. 

Personalmente, ci ho messo alcuni giorni per riuscire a guardare le immagini del piccolo Leone, il gatto morto in seguito alle torture subite ad Angri, in provincia di Salerno. La rabbia e il disgusto hanno preso il sopravvento sulla ragione per un po'. Leone è stato scuoiato vivo e nonostante il lavoro dei medici veterinari non ce l'ha fatta. Le foto e i video del suo corpicino fasciato hanno fatto il giro del web e hanno indignato e commosso l'opinione pubblica. 

La considerazione che l'individuo che ha compiuto questo gesto sia una persona estremamente pericolosa ha una duplice provenienza: quella emotiva, propria di chi come me, ama gli animali e li ha scelti come compagni di vita; ma ha anche una valenza scientifica.

Non serve avere una laurea in psicologia per comprendere come la tortura e l'uccisione di animali sia una manifestazione di assoluta mancanza di empatia. Un gatto, così come molti altri animali, è un essere indifeso. Immaginare che qualcuno possa deliberatamente prendere quell'essere vivente e imporgli indicibili sofferenze non solo provoca repulsione verso chiunque abbia un minimo di senso civico, ma ci fa ritenere indegno l'essere umano protagonista del gesto.  

L'aspetto che maggiormente sorprende è la gratuità. Un omicidio, per quanto folle e aberrante esso sia, ha quasi sempre una motivazione. È per questo che uno degli elementi fondanti del processo per omicidio è il movente. La presenza del movente ci garantisce che non siamo di fronte a un pazzo, ma a qualcuno che aveva ideato un piano criminale di qualsiasi tipo. La violenza su un gatto, in generale su un animale, non ha mai motivazioni. Chi la commette non ha nessuno scopo, prova piacere nell'infondere la violenza stessa. È, in parole povere, un sadico.

Chi ritiene che la reazione del popolo del web al destino di Leone sia frutto di un eccesso di affetto per gli animali, soprattutto in relazione ai drammi che il mondo vive ogni giorno, commette un errore. Infatti, analisi di questo tipo trovano fondamento anche nella psichiatria, che ci suggerisce come coloro i quali si macchiano di violenze sugli animali possono diventare possibili minacce per tutta la società. 

Si parla di triade di Macdonald (dallo psichiatra forense John Marshall Macdonald) riferendosi a una serie di comportamenti che accomunano l'infanzia e l'adolescenza di molti serial killer. La triade è composta da: piromania, cioè l'ossessione per il fuoco e per l'appiccare incendi piccoli o grandi; enuresi, ovvero farsi spesso la pipì addosso oltre l'età in cui è ritenuto normale; lo zoosadismo, che sta a indicare gli atti di violenza e l'uccisione degli animali. È bene chiarire che non tutti coloro che si comportano così poi diventano assassini.

È pur vero che atti del genere nascondono una personalità psicopatica. Ed ecco perché chi ha scuoiato Leone potrebbe essere più pericoloso di un'omicida. Potrebbe covare dentro di sé l'animo di un serial killer o, più banalmente, una personalità dissociata. Purtroppo, i casi di cronaca sono frequenti. La scorsa primavera, sempre in Campania, nell'Avellinese, un ragazzo si riprese con il telefono mentre lanciava un gattino da un precipizio. A settembre 2023, una banda di giovanissimi uccise un'anatra a bastonate. In quegli stessi giorni, una capretta fu uccisa a calci durante una festa di compleanno. In tutti i casi, si tratta di giovanissimi ed è davvero difficile comprendere da dove un ragazzo possa prendere tanta cattiveria. 

Ancora una volta ci si scontra sulle pene. Troppo severe, troppo leggere, giuste. Il maltrattamento di animali prevede una pena dai 3 ai 18 mesi di reclusione, in caso di uccisione si può arrivare a superare i due anni. Difficilmente si finisce in galera per questi atti. Ma più della galera, dovremmo preoccuparci di cosa hanno nella testa queste persone e come possiamo curarle perché non siano pericolosi per chi gli sta intorno, umani o animali che siano. Se non hanno provato rimorso nello scuoiare un povero gatto o a uccidere a calci un capra, se si nutrono di pura violenza senza senso, che uomini (o donne) diventeranno?

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