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Sabato, 27 Aprile 2024

Orlando D'Angelo

Collaboratore Sport

La meglio gioventù del calcio italiano (che nessuno racconta)

E ora che ci hanno fatto emozionare, rendendoci di nuovo orgogliosi della nostra maglia azzurra, non dimenticateli. Il calcio italiano è ancora un posto per giovani. L'Under 19 e l'Under 20 lo confermano: una è campione d'Europa, l'altra vice campione mondiale. Due gruppi di ragazzi terribili, nati dopo abbondantemente dopo il 2000, capaci di piegare le superpotenze giovanili di questo momento storico: Spagna, Portogallo, Brasile e non solo. Su quotidiani e in tv spazio ne hanno avuto pochissimo. Quasi niente.

Ma la Figc è l'unica federazione al mondo ad aver qualificato le selezioni Under 17, Under 19, Under 20 e Under 21 alle fasi finali delle competizioni giocate quest'estate. Con due finalissime giocate e una coppa alzata al cielo. Un record, che stride e stona fortemente con i numeri del nostro massimo campionato, ormai sempre più svuotato di calciatori italiani, in particolare di giovani. La distonia emerge quando si vedono i risultati della Nazionale maggiore: due Mondiali non giocati, un affanno quasi imbarazzante nella ricerca di calciatori italiani pronti per il palcoscenico internazionale, soprattutto in alcuni ruoli chiave (l'attacco), il tentativo poco comprensibile - e probabilmente poco credibile sul lungo periodo - di andare a pescare oriundi in giro per il mondo. Il ct Mancini fa quel che può, ma forse non si è accorto del lavoro che c'è alle sue spalle a Coverciano, orchestrato da Viscidi e dai tecnici delle selezioni giovanili.

Lì i ragazzi vengono selezionati con uno scouting attento, presi da bambini quasi e portati seguendo la trafila fino al confine con il calcio dei grandi. Hanno spazio, vengono motivati, migliorati addestrati. E hanno entusiasmo. Solo così si possono spiegare i risultati delle ultime settimane. Il discorso, però, a questo punto coinvolge i club: se a livello giovanile è normale che i ragazzi possano ancora essere impegnati nelle loro rispettive categorie (dall'Under 15 alla Primavera), quando si compie il salto in avanti verso il calcio dei grandi cominciano i guai. Grossi. Perché gli attuali gioiellini azzurri del 2004 e del 2005 tra poco usciranno dall'accogliente mondo del settore giovanile e inizieranno a sbattere contro il muro di gomma delle prime squadre. Chi avrà il coraggio di dare minuti, spazio, fiducia ai neo campioni d'Europa? La risposta senza ipocrisia, la conosciamo tutti: nessuno. Inizieranno le tribune, i prestiti in B o in C, le delusioni, anche l'oblio del titolo appena vinto. D'altronde, chi ricorda la formazione dell'Under 19 campione d'Europa vent'anni fa? Da quella fortunata spedizione dell'epoca sono andati avanti ai massimi livelli Chiellini, Aquilani e Pazzini.

Se si vuole fare la differenza, oggi, cavalcando il momento magico di una buona generazione di calciatori made in Italy, bisogna far giocare questi ragazzi. Anche in serie A, con il minutaggio che meriteranno, ovviamente, e non per un diritto acquisito dopo la vittoria di Malta o il secondo posto arrivato in Argentina. 

Anche perché il nuovo mondo del calcio, ormai senza confini, ci guarda. E con coraggio investe anche sui nostri. Guardate Chef Ndour, nato a Brescia, appena ingaggiato dal Psg, che lo ha blindato con un quinquennale. L’Italia era già un ricordo per lui, passato prestissimo al Benfica. Per molti, è il nuovo Pogba. E noi lo vedremo giocare presto in Champions senza aver mai calciato per un minuto la serie A.

Chi può, allora, con coraggio dia fiducia a questi gioiellini. Da Luca Lipani, 18 anni, centrocampista centrale, a Samuele Vignato, golden boy del Monza (5 fugaci apparizioni in A nell’ultima stagione). Da Giacomo Faticanti, capitano della Roma Primavera (mai in campo con Mourinho finora), a Iacopo Regonesi, terzino sinistro che dal papà Pierre ha ereditato carriera, ruolo e militanza (Atalanta). Ma anche Francesco Pio Esposito, 18 enne attaccante dell’Inter, terzo e più giovane della dinastia di famiglia, o Michael Olabode Kayode, l'uomo che ha deciso l'Europeo: cresciuto nelle giovanili della Juve, aveva smesso di sognare ripartendo da Gozzano in serie D: così ha convinto la Fiorentina. Nella prossima stagione sarà, ci auguriamo, una risorsa preziosa per Italiano.

Cari allenatori, cari direttori sportivi, e soprattutto cari presidenti: fate largo al nuovo che avanza (a chi merita, ovviamente). I giovani italiani sono pronti a prendersi la loro rivincita. Anche per le generazioni precedenti, che uscite dai vivai non hanno avuto l'occasione di emergere.

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