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Venerdì, 26 Aprile 2024

Charlotte Matteini

Opinionista

Il governo smantella l'Rdc e lascia per strada gli occupabili

Il Governo Meloni si appresta a varare la riforma del reddito di cittadinanza. Partirà, secondo indiscrezioni, presumibilmente da settembre e cambierà il nome in Mia. La nuova misura divide i nuclei dei percettori del beneficio in due grandi categorie: quella dei non occupabili, che percepiranno una somma più alta fino a 18 mesi con possibilità di rinnovo, e gli occupabili, ovvero i beneficiari tra i 18 e i 59 anni considerati in grado di lavorare, che avranno numerosi paletti per accedere e mantenere l’assegno previsto. Con la riforma del Governo, la prestazione per il contrasto alla povertà subirà una notevole contrazione degli importi erogati, nonché una limitazione rispetto alla platea potenziale che potrà accedere alla misura.  

Gli "occupabili"

C’è però un però di cui l’esecutivo non sta tenendo conto. Delle persone ritenute “occupabili” perché in età da lavoro, quanti sono davvero occupabili e possono essere reinserite nel mercato del lavoro? Secondo l’identikit dei percettori del reddito di cittadinanza realizzato da lavoce.info sulla base dei dati Inps e Istat, gli occupabili risulterebbero circa un quinto delle persone che ricevono la misura e circa il 40% dei nuclei familiari a cui viene erogato l’assegno, ovvero 400mila nuclei sui circa 1,1 milioni totali, per un totale di 1,5 milioni di persone in numeri assoluti. 

Non solo la platea dei occupabili risulta essere meno della metà della totalità dei percettori della misura di contrasto alla povertà, ma secondo Inps e Istat coloro che vengono definiti “occupabili” dal Governo sarebbero in realtà difficilmente collocabili all’interno del mercato del lavoro italiano. Secondo Istat, infatti, di questo 40%, “solo il 30 per cento ha istruzione superiore alla scuola dell’obbligo e gran parte (il 65,5 per cento) vive nel Mezzogiorno. Spesso hanno un’età non più giovane: risulta infatti occupabile quasi la metà degli attuali beneficiari tra 45 e 59 anni”.  

Chi assume un 52enne?

Traducendo i freddi numeri: quale azienda italiana potrebbe mai essere interessata ad assumere un disoccupato di lungo corso di, ipotizziamo, 52 anni, magari espulso dal mercato del lavoro in tarda età a causa di liquidazioni aziendali o fallimenti? E ancora: quale azienda potrebbe essere interessata a investire su un 47enne con basso grado di scolarizzazione e privo di competenze che difficilmente potrebbe acquisire mediante percorsi di formazione erogati dai Cpi? O ancora, una storia che mi hanno raccontato proprio oggi: una donna di ormai 49 anni di età che non ha mai lavorato per accudire i propri figli e rimasta vedova e senza alcun sostentamento causa improvvisa morte del marito che per anni si è occupato di mantenere la propria famiglia. Chi mai l’assumerebbe? Qualche azienda in Italia potrebbe esserci, ma di certo i posti disponibili per questo tipo di profili sono decisamente insufficienti a coprire l’intera platea dei presunti occupabili. Questo a maggior ragione in un Paese in cui troppe aziende considerano troppo costoso assumere over 29 o over 35 anche in presenza delle giuste competenze e qualifiche, espellendo di fatto dal mercato del lavoro persone che hanno come unica colpa quella di essere considerati troppo vecchi. 

Oltretutto il Governo Meloni non tiene in considerazione di un altro fondamentale elemento: come certificato da Inps e Istat, il 65,5% dei percettori occupabili vive nel Mezzogiorno e non è affatto un caso. Nel Sud Italia, infatti, il fenomeno del lavoro nero ha un’incidenza ben maggior rispetto ad altre aree del Paese e per lavoro nero non si intende il lavoratore che sceglie di lavorare occultando i propri compensi per non pagare le tasse, ma offerte di lavoro sottopagate e irregolari sotto ogni punto di vista proposte da numerose attività soprattutto nel settore della ristorazione, del turismo, dell’edilizia e del commercio. Basta dare uno sguardo agli annunci pubblicati online da moltissimi esercenti del Sud: 500/700 euro al mese per lavorare anche oltre 60 ore la settimana sono quasi la normalità. Parliamo di meno di 3 euro all’ora senza tutele né diritti. Offerte che non sono l’eccezione, ma la regola, e alla totale luce del sole. Quante possibilità avrebbe un percettore considerato occupabile di trovare un lavoro in regola se la situazione è questa? Potrebbe trasferirsi altrove. Al Nord, dove c’è più lavoro. Certo, peccato dovrebbe avere i soldi per poter affrontare un viaggio, il trasloco e prendere in affitto un immobile dove il costo della vita è più alto. Non proprio facile a farsi come a dirsi.  

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