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Lunedì, 29 Aprile 2024
Sanità da codice rosso

Così la sanità privata si è mangiata gli ospedali pubblici

I cittadini si rivolgono sempre più spesso alla sanità privata perché quella pubblica non riesce a garantire le prestazioni essenziali. In difficoltà soprattutto anziani e indigenti

Mentre Suor Serafina di 110 anni non riesce a prenotare una visita medica con il Sistema sanitario nazionale (Ssn) prima di 6 mesi, nelle città spuntano come funghi laboratori di analisi e di diagnostica privati, segno che la sanità pubblica sta via via scomparendo.  Tra visite mediche private e assicurazioni sanitarie, quanto abbiamo speso sinora di tasca nostra per curarci? Circa 40 miliardi di euro, ha calcolato la Cisl precisando che nell’ultimo decennio sono stati tagliati 37 miliardi al Sistema sanitario nazionale. Proviamo a capire meglio cosa sta succedendo e cosa succederà con i fondi del Pnrr.

Così saremo curati da un computer

Suor Serafina: il caso

Suor Serafina, una tra le cittadine più anziane d’Italia, alla veneranda età di 110 anni si è vista fissare dal Cup della Regione Lazio un appuntamento a 6 mesi per una visita geriatrica. Un po’ troppo in là per l’anziana donna, che non ha potuto fare altro che rivolgersi al settore privato, prenotando una visita medica geriatrica a domicilio in regime privato al costo di 300 euro.

francesco rocca suor serafina

In molti si sono offerti di aiutarla e così grazie alla solidarietà delle istituzioni Suor Serafina non dovrà pagare nulla, ma a tutti gli altri anziani e indigenti chi ci pensa? Non tutti possono permettersi di sborsare cifre così alte per curarsi, eppure l’articolo 32 della Costituzione recita chiaramente:

"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".

Da qui l'allarme lanciato dalla Cisl: "Si allargano sempre più le differenze sociali tra coloro che possono permettersi di sottoscrivere polizze sanitarie private o accedere a quelle previste dal welfare contrattuale e il resto delle persone, per lo più anziane, che per accedere alle cure del Ssn sono spesso costrette a liste d'attesa interminabili. Tutto ciò spinge i cittadini a prendere in considerazione la possibilità di stipulare assicurazioni sanitarie come succede già in altri Paesi, sviluppando un modello sanitario ben lontano da quello attuale che si fonda sui principi universalistici previsti dall'articolo 32 della Costituzione".

La spesa sanitaria continua a diminuire

La storia di Suor Serafina dimostra ancora una volta che dal punto di vista della sanità non possiamo ancora definirci un Paese civile e che per rimediare serve una precisa volontà politica che purtroppo stenta ancora a manifestarsi. Secondo il Def 2023 la spesa sanitaria passerà dal 6,7% del Pil nel 2023 al 6,2% nel 2025. Per invertire questa tendenza in realtà basterebbe intraprendere una seria lotta all'evasione fiscale per adeguare il finanziamento per il Ssn, si legge nel documento programmatico 'La cura della persona, il valore del Lavoro' presentato oggi a Roma dalla Cisl. Si sta parlando di circa 60 miliardi di euro, visto che dagli ultimi dati del ministero dell'Economia nel 2019 risultano evasi circa 32 miliardi di Irpef da lavoro autonomo e imprese e 27,7 miliardi di Iva.

L'imposizione fiscale costituisce la parte preponderante delle fonti che finanziano il Fondo sanitario nazionale: la componente diretta rappresenta mediamente il 27,6% del totale (Irap 19,2% e addizionale Irpef 8,3%), mentre la componente indiretta (Iva e accise) pari al 59,6% del totale. "Per rinforzare il Ssn non servono solo più risorse – ha chiosato il sindacato -, ma servono anche più programmazione e più organizzazione".

Per la sanità privata i cittadini pagano 40 miliardi di tasca propria

A chi non è mai capitato di dover prenotare una visita medica a pagamento piuttosto che aspettare i tempi biblici della sanità pubblica? Il problema è che piano piano ci stiamo abituando a questa ‘sostituzione’, non ci indigniamo neanche più. E così siamo arrivati a sborsare 40 miliardi di euro i tasca nostra per curarci, cifra che corrisponde a poco meno di un terzo del finanziamento del Ssn (di cui 10 miliardi intermediata dai Fondi assicurativi) e a poco più delle risorse tagliate al sistema sanitario nazionale dal 2010 al 2019 (37 miliardi).

I due sistemi "possono e devono convivere", ha sottolineato la Cisl ma la sanità privata "può solo integrare e aiutare, con contratti di convenzione, il Ssn ma non sostituirsi ad esso".

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Tutti i problemi del Sistema sanitario nazionale

Da tempo nella sanità pubblica è scattato il codice rosso: non parliamo solo di lunghissime liste di attesa per le visite mediche, ma anche di carenza di posti letto negli ospedali visto che ne abbiamo in media 3,1 ogni 1.000 abitanti, contro i 5,7 della Francia e i 7,9 della Germania (dati Eurostat 2020). Negli ultimi 10 anni "sono stati cancellati 100mila posti letto, chiusi centinaia e centinaia di ospedali soprattutto nelle zone interne", ha dichiarato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

Mancano 20mila medici, per lo più nei reparti di medicina d'urgenza e pronto soccorso, anestesia e nella medicina territoriale soprattutto nelle zone rurali e di montagna. Sempre più camici bianchi scappano all’estero per guadagnare di più e fare più velocemente carriera, oppure scelgono di lavorare a gettone per ridurre i carichi di lavoro diventati ormai insostenibili nel settore pubblico. Mancano anche gli infermieri: 150mila. Non parliamo poi di sicurezza nei posti di lavoro, con il personale sempre più spesso vittima di brutali aggressioni fisiche e verbali. Si registra persino una carenza di farmaci, insomma siamo davvero al capolinea nonostante, è bene ricordarlo, esistano ancora molte eccellenze di cui farci vanto.

Tra le proposte della Cisl per limitare la fuga di personale medico c’è anche quella di creare più opportunità per far partecipare i professionisti della salute del Ssn alla libera professione, anche intramuraria, e all'erogazione di prestazioni sanitarie rientranti nei piani sanitari delle assicurazioni integrative. "Questo limiterebbe la fuga del personale verso il privato e contemporaneamente garantirebbe l'entrata di risorse finanziarie che potrebbero essere messe a disposizione di tutti".

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I fondi del Pnrr per la sanità. Sbarra: "Valutare ricorso a Mes sanitario"

L’ultima speranza per ridare vita alla sanità pubblica sono i fondi del Pnrr, che con 20 miliardi di euro (15,6 più altri 5 da vari fondi) da spendere entro il 2026 punta a realizzare 3 obiettivi: prossimità, uguaglianza e innovazione. Questi soldi saranno fondamentali per creare reti di prossimità e strutture intermedie necessarie per allineare i servizi ai bisogni di cura dei pazienti in ogni area del Paese, per non creare malati di 'serie A' e di 'serie B'. Saranno impiegati in tecnologie innovative, investiti in ricerca e digitalizzazione del Ssn, ma tutto questo necessita di una corretta attuazione delle riforme.

I fondi del Pnrr potrebbero non bastare, ha dichiarato Sbarra aprendo la porta al Mes sanitario. "Dobbiamo valutare la necessità di riprendere la discussione" sul prestito Ue fino al 2% del Pil per le spese sanitarie, che per l’Italia si aggira attorno ai 36 miliardi di euro, ha chiosato il sindacalista specificando che "il sistema sanitario italiano ha bisogno di risorse" e che "bisogna spendere, ma soprattutto spendere bene".

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