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Lunedì, 29 Aprile 2024

Il conflitto

Marco Riccardo Ferrari

Editorialista

La Russia può e deve perdere, ma dobbiamo smettere di tentennare con le armi

"Bisogna evitare l'escalation", "Putin non va umiliato", "non siamo in guerra con la Russia".

Per oltre due anni l'Occidente ha tentennato nel supportare pienamente l'Ucraina nel difendere i suoi cittadini, i suoi territori. Ciononostante l'Ucraina, con un esercito e un arsenale nettamente inferiori, è riuscita a evitare la disfatta che tutti preannunciavano. Con la furbizia del Davide contro Golia ha ricacciato il "secondo esercito del mondo" dietro i suoi confini in molte zone, liberando molte aree occupate e mostrando al mondo i crimini di guerra che gli occupanti avevano compiuto in poche settimane. Proprio in questi giorni ricorre il secondo anniversario della liberazione di Bucha, alle porte di Kiev, e della scoperta delle fosse comuni e altri eccidi.

Sì, l'Occidente ha mandato molte armi, ma ha aspettato oltre un anno prima di inviare quelle a lungo raggio, ha aspettato a inviare carri armati e blindati, non ha ancora mandato gli F-16 e ad ogni modo ancora non manda tutto quello di cui l'Ucraina avrebbe bisogno. Non ultimo, anche i paesi che hanno fornito armi a lungo raggio, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, hanno posto il veto sul loro utilizzo oltre i confini ucraini.

La Russia sta sacrificando tutto

Sebbene alcuni commentatori come Alessandro Orsini sostengano che la Russia "combatte con una mano legata dietro la schiena", la realtà è che noi abbiamo legato le mani a chi era già in inferiorità e si deve difendere. La Russia ha adoperato da subito entrambe le mani: fa uso di tutto l'arsenale convenzionale che ha a disposizione, compresi i missili balistici e gli ultimi missili ipersonici come i Zircon e i Kinzhal, effettua bombardamenti strategici sulle infrastrutture energetiche e sulle città, anche quelle lontanissime dal fronte, e non risparmia i civili, fino a distruggere la diga sul Dnipro. L'ultima notizia è l'uso di una bomba termobarica da 1500 kg dagli effetti devastanti a Sumy, una cittadina nel nord del paese, già occupata nella primavera del 2022, e degli incessanti bombardamenti su Kharkiv, città russofona colpevole di non aver voluto 'unirsi alla madrepatria'.

I più spericolati successi militari ucraini (le navi militari affondate nel Mar Nero, il ponte di Kerč' distrutto, le raffinerie colpite) sono stati ottenuti con droni e mezzi costruiti dall'Ucraina, non certo con le "armi della Nato", anche se è indubbio che l'Occidente abbia fornito informazioni di intelligence.

Servivano più armi subito

Abbiamo sì varato le "sanzioni senza precedenti" nei confronti del regime russo, ma questo nostro continuo tentennamento ha fatto sì che Putin, umiliato e in ritirata già dopo due mesi della sua "operazione speciale", abbia avuto tutto il tempo di rivedere gli obiettivi e riorganizzarsi. Ora la Russia è entrata in un'economia di guerra, il 30% del bilancio del governo è destinato alle spese militari, ha ricominciato a ricostituire il suo arsenale bellico dopo aver raschiato il fondo dei suoi già enormi depositi, ha imparato ad aggirare le sanzioni e a trovare nuovi mercati di sbocco per le proprie materie prime, con le quali finanzia la guerra in Ucraina. 

Alla luce di tutto questo, oggi dovremmo metterci una mano sulla coscienza: se avessimo dato sin da subito all'Ucraina le armi di cui aveva bisogno probabilmente avrebbe potuto ricacciare l'invasore dietro ai confini internazionalmente riconosciuti e questa guerra sarebbe finita, o almeno congelata su quei confini. Invece le nostre paure, quelle dei leader occidentali e dell'opinione pubblica, continuamente alimentate dalla propaganda russa, che è ricorsa più volte alla parola 'nucleare' per spaventare, e dalla guerra ibrida con i bot sui social, hanno prolungato questa anacronistica guerra imperialista, e chissà ancora per quanto. Come hanno confidato alcuni alti ufficiali ucraini alla rivista Politico.eu, l'Ucraina "riceve gli armamenti troppo tardi rispetto al momento in cui ne ha bisogno" e molte volte è stato perso il momentum, il vantaggio tattico, dando alla Russia la possibilità di adattarsi. E ora la superiorità numerica russa, di mezzi e di uomini, si fa sentire.

L'Italia dà poco in rapporto al Pil

Se Emmanuel Macron, uno di quelli che diceva apertamente che "Putin non andava umiliato", si è ravveduto e ha capito l'errore strategico, anche arrivando a non escludere tutte le opzioni compreso l'invio di truppe di terra, altri leader europei e il Congresso americano a guida repubblicana continuano a non voler vedere il problema. Il cancelliere Scholz ancora rifiuta di mandare i missili Taurus, Meloni sostiene l'Ucraina a parole ma poco nei fatti - l'Italia è uno degli ultimi paesi europei nel sostegno all'Ucraina in rapporto al PIL e non ha partecipato alla 'colletta' organizzata da 15 paesi guidati dalla Repubblica ceca per comprare sui mercati mondiali 1 milione di proiettili di artiglieria da inviare in Ucraina.

Ma a novembre incombe il vero incubo per la sicurezza europea: Trump alla Casa Bianca potrebbe significare lasciare l'Ucraina al proprio destino e il rischio che l'Europa si spacchi, quando sarà chiamata alla prova di una Nato depotenziata dal disimpegno americano messa di fronte all'aggressione russa. Il 4 aprile c'è stato il 75° anniversario della firma del Trattato dell'Organizzazione dell'Atlantico del Nord, e ancora oggi riecheggiano le parole del candidato repubblicano che a febbraio in un comizio disse che "incoraggerebbe la Russia ad attaccare quei paesi Nato" che, secondo lui, "non pagano abbastanza".

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