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Martedì, 30 Aprile 2024
Seggi deserti

Elezioni regionali Lazio e Lombardia: cosa può cambiare con un'affluenza così bassa

Si vota fino alle 15. Per ora vince la disaffezione. Può cambiare qualcosa, rispetto alle attese, con un'affluenza finale molto, molto probabilmente inferiore al 50 per cento?

Elezioni regionali, chi vince in Lombardia e Lazio: la diretta

Vince la disaffezione, affluenza ai minimi storici. Gli italiani che non votano si prendono le prima pagina oggi. Il 25 settembre scorso più di un italiano su tre non è andato a votare. Andrà peggio, stavolta. Elezioni regionali in Lazio e Lombardia, sono chiamati al voto oltre 12 milioni di elettori. Ieri si sono chiusi alle 23 i seggi, a conclusione del primo giorno di votazioni, e hanno riaperto oggi alle 7, si potrà votare fino alle 15. Subito dopo - al termine delle operazioni di voto e di riscontro dei votanti - avrà inizio lo scrutinio. Per questo turno elettorale le sezioni sono 9.254 per la Lombardia in un totale di 1.504 comuni e 5.306 sezioni per il Lazio suddivise in 378 comuni. Gli elettori sono chiamati ad esprimere la preferenza per rinnovare il governatore ed il consiglio regionale. Secondo i dati diffusi dal Viminale alle 23 ha votato il 29,72% (rispetto al 70,63% alle precedenti. In Lombardia (1.504 comuni su 1504) l'affluenza è del 31,78% (nel 2018 alla stessa ora e con lo stesso numero di comuni aveva votato il 73,11). Nel Lazio (378 comuni su 378) è del 26,28% (66,55%).

Elezioni regionali: l'affluenza è crollata

"È un’elezione importante, quindi spero che l’affluenza sia adeguata a una scelta come quella che si deve fare per regioni così strategiche per la nazione. Quindi andate a votare": era stato questo l'appello di Giorgia Meloni. Sono i dati più bassi di affluenza, (ma si voterà fino alle 15 di oggi) mai registrati in elezioni analoghe nelle due regioni. Alle ultime politiche in Lombardia ha votato poco più del 70 per cento degli aventi diritto. Nel Lazio il 64 per cento. In Lombardia alle Regionali del 2018 (ma si votava in un solo giorno) l'affluenza si era attestata poco sopra il 73 per cento, nel 2013 era invece andata oltre il 76 per cento. Alle regionali 2018 nel Lazio votò il 66 per cento, nel 2013 il 72, nel 2010 (quando vinse Polverini) solo il 60 per cento. Stavolta la sensazione è che si possano toccare nuovi minimi, e il crollo di circa 9 punti, il livello più basso mai registrato, che si è avuto alle ultime politiche di settembre 2022 sembrerà "poca cosa". Torna alla mente, per fare dei paragoni,  solo il caso-Emilia Romagna nel 2014, quando dopo le dimissioni di Vasco Errani votò solo il 37 per cento degli elettori, con un calo di 30 punti rispetto alle regionali del 2010.

Elezioni regionali: perché Meloni spera di vincere ma non di stravincere

Vero è che si vota su due giorni, ma un primo campanello d'allarme nelle sedi di tutti i comitati elettorali è scattatto ieri alle 12, quando è stato comunicato il dato del 9 per cento, contro il 18 e passa di cinque anni fa. Ma non si può certo dire che un calo della partecipazione popolare non fosse atteso. La campagna elettorale è stata ovunque priva di particolari guizzi (e, nota qualcuno, il fatto che l'ultima settimana di campagna sia coincisa col Festival di Sanremo non ha fatto altro che sviare ancor di più l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media in generale dall'appuntamento elettorale).

Cosa può cambiare con affluenza sotto al 50 per cento

Può cambiare qualcosa, rispetto alle quasi scontate attese, con un'affluenza finale molto, molto probabilmente inferiore al 50 per cento? I risultati non sembravano in dubbio nelle ultime settimane. Il timore che circola nel centrodestra è che la variabile impazzita possa penalizzare in qualche modo Attilio Fontana in Lombardia e Francesco Rocca nel Lazio. Ma secondo tutti i sondaggi pubblicati da tutti gli istituti prima dello stop elettorale di due settimane fa, le chances di vittoria sono comunque solo e soltanto per il centrodestra. La forbice tra i candidati presidenti era talmente ampia (addirittura decine di punti percentuali secondo alcune rilevazioni) che qualsiasi ribaltone durante lo spoglio in Lazio o Lombardia sarebbe la più grossa sorpresa nella storia elettorale dell'Italia repubblicana.

In Lombardia, secondo un'analisi della mappa regionale dell'affluenza fatta da Youtrend, il calo di affluenza rispetto alle elezioni del 25 settembre è più marcato nei comuni dove alle politiche 2022 il centrodestra è andato meglio (viceversa per centrosinistra e M5s). Non sembrano invece esserci correlazioni significative con le percentuali del 2018 di Fontana e Gori più Violi. Nel Lazio il calo di affluenza alle 19 rispetto a 5 mesi fa è meno marcato nei comuni dove alle politiche 2022 il centrodestra è andato meglio (viceversa per centrosinistra più terzo polo). Non sembrano invece esserci correlazioni significative con le percentuali delle regionali 2018 quando i candidati erano stati Zingaretti e Parisi. 

I risultati delle elezioni in Lombardia in diretta su MilanoToday

Ma fare ragionamenti su correlazione tra affluenza e voto ai partiti in base alle diverse zone geografiche rischia sempre di ridursi a mero esercizio di stile: impossibile sapere quali elettori vadano a votare, si può solo tirare a indovinare. Si vota ancora fino alle 15, poi sarà la volta degli exit poll e già pochi minuti dopo le tre del pomeriggio i dubbi principali dovrebbero svanire. Intanto si susseguono gli appelli (bipartisan, almeno quelli) per spingere gli italiani a prendere parte alla consultazione. "Nella società di massa il voto di opinione sta diventando sempre piú raro: oserei dire che l'unica vera opinione è quella di coloro che non votano perché hanno capito o credono di aver capito che le elezioni sono un rito cui ci si può sottrarre senza grave danno, e come tutti i riti, ad esempio la messa alla domenica, sono in fin dei conti una seccatura". Lo scriveva Norberto Bobbio, trentanove anni fa: era il 1984.

Perché queste elezioni regionali sono delle mini-politiche

risultati elezioni regionali 2023

Con i dati dell'affluenza in netto calo, "siamo davanti a due problemi: uno generale, i leader non parlano più con le persone, non le ascoltano e la democrazia è in crisi, perché si sta allontanando dalla gente. In aggiunta bisogna riconoscere che le Regioni non sono nel cuore delle persone. Anche quando sono ben amministrate. E d'altra parte pochi ne conoscono le competenze", ragiona Romano Prodi in un colloquio sulla Stampa. "Prenda la Lombardia: si può avere più o meno simpatia per questo o quel candidato, ma lì c'è stata una battaglia politica. E tuttavia a quanto pare sembra che questa battaglia non sia bastata per tenere la partecipazione su livelli dignitosi. Questo continuo calo - prosegue l'ex presidente del Consiglio - lo ritengo abbastanza naturale. La politica fatica ad affrontare e risolvere i problemi nostri, di tutti i giorni. Il distacco cresce perché scarseggiano i mediatori. Vai a votare perché conosci il parlamentare che hai eletto, perché hai idea che ci sia in gioco qualche problema particolare, anche tuo, perché riconosci nell'autorità politica una capacità virtuosa di mediazione. Ecco, non ci sono più mediatori credibili, autorevoli".

Le guide al voto in Lazio e Lombardia

Il risultato della consultazione, che eleggerà i nuovi presidenti e i Consigli regionali delle due più popolose regioni italiane, sarà anche il primo banco di prova del governo Meloni. Il centrosinistra, che si presenta in coalizione con il Movimento 5 stelle in Lombardia, senza Terzo polo, e in coalizione con il Terzo polo, senza Movimento 5 stelle, nel Lazio, considera invece "aperta" la sfida nelle due regioni. Il centrodestra si presenta invece nella sua formulazione di governo al fianco dei propri candidati in entrambe le regioni.

In Lombardia la sfida è tra il governatore uscente Attilio Fontana, sostenuto dal centrodestra unito; il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino; la candidata del Terzo polo Letizia Moratti, ex vice di Fontana. In campo anche Mara Ghidorzi, la quarta sfidante, candidata di Unione popolare.

Nel Lazio è corsa a sei: Alessio D`Amato (centrosinistra), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (M5S), Rosa Rinaldi (Unione Popolare), Fabrizio Pignalberi (Quarto Polo e Insieme per il Lazio) e Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano). La legge elettorale prevede l'elezione diretta sia del presidente di Regione sia del Consiglio regionale, in un'unica tornata, a suffragio diretto. Non è previsto il ballottaggio: vince chi prende più voti.

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