Perché Briatore paga allo Stato "poco o nulla" per i nostri stabilimenti
È ancora in mare aperto la direttiva europea per la regolarizzazione dei balneari
“Pago allo stato poco o niente” dichiara Briatore, parlando del suo noto stabilimento Twiga di Forte dei Marmi. Ma la colpa non è sua. Non è questo il giorno in cui spariranno gli stabilimenti balneari: vediamo perché.
Premessa: a oggi L’Italia non rispetta la direttiva europea che prevede la gestione dei beni pubblici, come gli stabilimenti appunto, tramite gare d’appalto. In Italia infatti accade l'opposto: il loro uso viene assegnato tramite concessioni di lunga durata e a canoni di affitto molto vantaggiosi per gli stabilimenti balneari, meno per lo Stato.
Nel 2020 lo Stato ha incassato 92,5 milioni di euro da oltre 12 mila concessioni "a uso turistico", a fronte di un giro d'affari stimato di circa 15 miliardi di euro. Qual è l’importo minimo annuo del canone degli stabilimenti? Solo 2.700 euro. Briatore, a Forte dei Marmi, paga circa 17mila euro l'anno su quasi 10 milioni di fatturato.
Negli anni, le proteste veementi dei balneari contro la riforma delle concessioni hanno fatto posticipare l'attuazione della direttiva, chiamata Bolkestein. Questo ha costretto la Commissione europea ad avviare una procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese, con potenziali multe milionarie. Scopo della direttiva, si legge, è “promuovere l'innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse”.
Il (nuovo) regalo del governo ai balneari
Apparentemente, il Governo sembra aver fatto un passo avanti verso la riforma del settore e ha annunciato una nuova mappatura delle spiagge occupate dagli stabilimenti, ma più per aggirare la direttiva che per rispettarla. Il fine è dimostrare l'inapplicabilità della norma europea al contesto italiano perché le "risorse naturali", cioè le spiagge, non sarebbero "scarse". Anzi: nella nuova mappatura del governo ci sarebbero ancora molte spiagge libere che potrebbero essere messe a gara e assegnate.
Non è d’accordo Legambiente: nell’ultimo "Rapporto Spiagge", in alcune regioni la percentuale di spiagge occupate da stabilimenti sfiora il 70%. Con la muova mappatura del governo ci sarebbero ancora meno spiagge libere, con quelle già occupate che rimarrebbero nelle stesse mani di sempre. Quindi sì, continueremo ancora ad avere parecchi stabilimenti balneari a disposizione nelle nostre spiagge. Forse anche di più.