Gli italiani stanno rapidamente scalando posizioni nella classifica dei 5 maggiori Paesi europei (gli altri 4 sono Regno Unito, Germania, Francia e Spagna) come acquirenti tramite smartphone.

L’Italia ha registrato il maggior aumento (+13,4%) di acquirenti tramite smartphone, ad aprile, secondo comScore Mobile Advisor. Regno Unito e Francia hanno un numero di possessori di smartphone che usa l’apparecchio per fare shopping più elevato in assoluto, ma proprio perché ormai quasi ogni loro cittadino usa il telefonino intelligente per fare spese la crescita di questo genere di acquirenti in quei Paesi è meno pronunciata.

Solo il Regno Unito ha registrato più acquisti tramite smartphone ad aprile: il dato italiano si ferma al 28,3% dei possessori di telefonino intelligente, quello inglese al 33,8%. A seguire ci sono tedeschi (19,2%), spagnoli (14,5%) e francesi (13,5%).

Lo smartphone è lo strumento più in crescita per acquisti fashion in Italia, con il 44% di traffico e il 24% di ordini nel primo trimestre del 2016, che equivalgono rispettivamente a +31% e +53% rispetto all’anno precedente. Sebbene il pc rimanga per il momento ancora il device più utilizzato, attraendo il 45% di traffico e il 63% di ordini del segmento moda, questo dispositivo registra un calo di traffico del 15% e di ordini del 9%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tablet nel comparto moda risulta lo strumento meno utilizzato e con i cali più significativi, appena il 10% di traffico generato (-21% rispetto al primo trimestre 2015) e 12% di ordini effettuati (-14%).

L’italiano acquista via smartphone navigando più che tramite app: per ogni 100 navigazioni tramite motore di ricerca ad aprile si sono infatti registrati 66,6 acquisti, mentre l’utilizzo di applicazioni dedicate a un marchio o a un prodotto ha portato ad acquisti nel 44,7% dei casi. Comportamento analogo si registra soprattutto in Spagna (67,3% di acquisti ogni 100 navigazioni, 41,9% ogni 100 utilizzi di app specifiche) ma anche, seppur in misura minore, in Regno Unito (con percentuali rispettivamente del 60,5% e 59,3%) e Germania (60,1% e 52,1%).