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Lunedì, 29 Aprile 2024
Le affinità elettive

Le affinità elettive

A cura di Annalisa Terranova

Quanto erano antipatici i compagni

Troppo tardi la sinistra si è accorta di quanto erano antipatici i compagni. L’ha detto Giampiero Mughini a proposito del film di Francesca Archibugi “Il nome del figlio”. Perché oggi, è il suo ragionamento, mettere a nudo vizi e tic degli ex barricaderi è esercizio da salotto, un tempo sarebbe stato più utile, un tempo avrebbe evitato violenze e sangue. 

Mughini, del resto, è lo stesso che nel suo Compagni addio (1987) prendeva in giro i postcomunisti avvisandoli che avrebbero fatto la fine dei bravi borghesi che alle Poste rispettano la fila. 

Mughini non ha tutti i torti. E’ certo che questo paese fa fatica a trovare antipatici (e irritanti) quelli che per diletto sognavano la rivoluzione credendo che a loro tutto fosse lecito. Un’illusione detestabile col senno di poi ma sempre a posteriori giustificata col ricorso al “contesto”. 

Sarebbe intellettualmente più onesto dire una verità banale: i comunisti con la scusa del sogno rivoluzionario hanno fatto anche in Italia un sacco di stupidaggini, hanno commesso violenze, hanno alimentato una spirale di lutti, e si sono ritenuti nonostante tutto “i migliori”. 

La prova? Il romanzo di una giovane scrittrice, Nadia Terranova, che si intitola Gli anni al contrario (Einaudi). Se ne sta parlando e se ne parlerà. In quelle pagine gli anni Settanta sono solo uno sfondo. Poi ci sono i protagonisti: lei è Aurora, femminista convertita dalla sorte al ruolo di mamma. Lui è Giovanni, un puer eterno che non vuole crescere né assumersi responsabilità. Chiameranno Mara la loro bambina, in omaggio alla brigatista Mara Cagol. Un marchio ideologico su una creatura per il resto abbandonata a un’infanzia senza padre. 

Perché Giovanni trova più gratificante fare il tossico. E ancora oggi, quando gli anni al contrario sono ormai lontani, un personaggio insulso come lui dovrebbe indurre a un moto di simpatia per le sue speranze in un domani migliore. Invece, dovremmo avere il coraggio di riconoscerlo, chi è stato compagno e chi non lo è mai stato, che Giovanni è solo una comparsa, che né i suoi ideali né i suoi affetti riescono a nobilitare. 

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