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Venerdì, 26 Aprile 2024
Lo sfasciacarrozze

Lo sfasciacarrozze

A cura di Diego Giorgi

Siamo alle solite

Maria Rita Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria, il 3 settembre 2012, da capo di Italferr (azienda partecipata al 100% da Ferrovie dello stato), la società ingegneristica incaricata di supervisionare i cantieri Tav, alza il telefono e chiama la professoressa Gaia Grossi. Non sapeva di essere intercettata, non lo sapeva la professoressa Grossi: “Senti pisché, ti devo chiedere una cortesia. Tu una tale Romani di patologia generale la conosci?”. “Luigina Romani? L’assistente del rettore? Come no, certo, perché, che c’è?”

C’è che un ragazzo, all’università di Perugia, vorrebbe fare il dentista. E aprire uno studio a Terni, prima di un suo collega-rivale, anch’esso studente ma più facoltoso. Prima cioè che entri nel mercato e gli rubi la piazza. Il padre del ragazzo si raccomanda alla Lorenzetti, la Lorenzetti alla prof Grassi: “Ho capito, ha bisogno di non essere fermato ingiustamente, diciamo così, per qualche finezza accademica”. “Ecco, ecco, brava, hai capito perfettamente, Gaia mia”.

Il comando parte dalla Lorenzetti; ‘comandi’, risponde prima la prof poi il rettore, il professor Francesco Bistoni. Risultato? Lo studente prende un bel 30, con il rettore che, andando a ‘stroncare’ le incomprensioni o le reticenze della professoressa Romani – titolare del corso –, si fa garante dell’operazione.

Brava Lorenzetti, oggi, per via dei cantieri dell’Alta Velocità a Firenze, agli arresti domiciliari per associazione a delinquere e corruzione. Proprio brava l’ex governatrice, ex numero uno di Italferr e da qualche giorno ex Pd. Brava perché ci ha ricordato una verità che non è passata di moda: le raccomandazioni, in questo Paese, non finiscono mai. Ci si appella al ‘Cristo’/amico di turno che intercede e libera la strada; la spiana, anzi ti lancia in discesa. Senza meriti specifici, intendiamoci, perché l’amicizia (‘l’amici-zia?’), in questi casi, non è un merito. Bravi i Ros di Firenze che hanno ‘radiografato’ il mostro, un cancro sociale immune ad ogni tipo di chemio.

Mille grazie ancora alla Lorenzetti che ha ricordato, a tutti, quanto questo Paese necessiti di dentisti a Terni e di dottori dell’anima. Sento in giro un gran chiacchiericcio attorno alla meritocrazia, del tipo: dobbiamo porre l’accento sul merito; premiare i più bravi. No, signori, dobbiamo solo diventare un paese normale. Il problema non sta nella meritocrazia ma in quella trazione clientelare che storicamente fa da albero motore al sentimento nazional-popolare. Nella nostra catena alimentare il furbo vince sul bravo: che a vederla così parrebbe la piena e la più matura realizzazione del mondo animale. Con un però che fa la differenza: la ragione. Quella che, se usata, fa la differenza tra il bene comune e una civiltà di porta borse.

Che dire per chiudere: tre cose.
La prima alla Lorenzetti: “Se in questi vent’anni una parte consistente del centro-sinistra non ha davvero combattuto il capo del centrodestra più anomalo del mondo è perché anch’essa aveva l’armadio tintinnante di scheletri. Cane non morde cane, e ogni cuccia ha il suo Dudù”. Così Massimo Gramellini, che è uno bravo, su La Stampa. Preciso.

La seconda, al rettore Francesco Bistoni, alla professoressa Grossi, al corpo docente complice: se si va, solo se vi va,  vergognatevi. Se non vi va, almeno fate un passo indietro. Dimettetevi, rinunciate all’incarico. Non per ‘dare un insegnamento’, il buon esempio; voi quella fiche ormai ve la siete giocata. E poi chi l’ha detto che un gesto buono ripaga o ripiana uno sbagliato. No, ritiratevi e basta, uscite con smalto, cambiate vita professionale: dentro la scuola siete inutili. Prima ne prendete atto e meglio è, per tutti.

La terza, all’aspirante dentista che ha chiesto l’aiutino politico. Ecco, mi immagino quel giorno, quello dell’appello, del 30 nel libretto. Come hai fatto ad esultare? Sapevi già tutto, la tavola era già imbandita per te, dovevi solo metterti a tavola. Il gioco era fatto. Ti chiedo: Ne è valsa la pena? Si può festeggiare con gli amici sapendo che non è stata ‘roba’ tua? Quel mattone fasullo nel tuo nuovo studio, a Terni, quanto ti darà fastidio? Pensi di coprirlo con un quadro? Caro aspirante odontoiatra, non amo la gogna. E non ti auguro niente di male, so che la vita è complicata. E ci sono quelli che amano scorciare il percorso, gomitate nelle gengive comprese. E bisogna difendersi (per poi, nel tuo caso, perché a volte qualcuno ti porta il conto, ri-difendersi). Una cosa, però, te la voglio dire: la vita non è in salita; la vita è nella salita. Pensaci.

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