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Lunedì, 29 Aprile 2024
Città conquistatrice

Città conquistatrice

A cura di Fabrizio Bottini

La city user dei dodici minuti

C'è sempre una frase storica a riassumere bene tutto quanto e in questo caso è quella che dice: «fai ballare l’occhio sul tic! Via della Spiga-Hotel Cristallo di Cortina: 2 ore, 54 minuti e 27 secondi. Alboreto is nothing». Per chi faticasse a cogliere il punto e magari ignorasse del tutto l'esistenza di tale Michele Alboreto ex campione di Formula Uno con la Ferrari, la vanagloria velocistica qui è del Commendator Zampetti nel film Vacanze di Natale di Carlo Vanzina, primo cinepanettone cafonal che inaugura il genere quarant'anni fa nel 1983. E fa comunque una certa impressione riascoltare il medesimo concetto, pochissimo rimodulato e re-interpretato, nella rivendicazione di tanti amministratori milanesi che sul social network e nelle interviste alla stampa insistono nel tormentone

«Con la nuova Linea di Metropolitana Blu si può andare da Piazza San Babila all'Aeroporto di Linate in Dodici Minuti». Cosa vera naturalmente, indiscutibile, come probabilmente era anche il record del Commendatore sulla nuova auto sportiva lanciata dal centro di Milano verso le Alpi innevate. La questione allora come oggi resta l'idea di mobilità di città e di società che si vuole esprimere. E che si sono posti per primi gli abitanti dei quartieri dove l'arrivo di una remota stazione MM4 Blu corrisponde all'abolizione per ragioni di bilancio del meno remoto e più comodo trasporto di superficie. In pratica il cittadino residente si sente scaricato dai suoi amministratori eletti in favore del city user turista congressuale che è assai più interessato a quella transumanza aeroporto-centro dello shopping che a cose da poveracci come andare a scuola al lavoro a trovare la zia malata. Naturalmente se andiamo a vedere le cose da un altro punto di vista magari meno soggettivo ne emerge una immagine più organica di perfettibile sviluppo locale. La città si dota di un nuovo segmento di mobilità collettiva che serve i quartieri dal centro alla periferia e insieme integra una importantissima infrastruttura come il city airport collegandolo rapidamente alla meta finale dei viaggiatori di lunga percorrenza, che sia il centro congressi o il quadrilatero dello shopping. Giusto sottolineare anche quell'aspetto, ma c'è modo e modo.

Basta confrontare certe pubblicità degli operatori turistici e dintorni con le dichiarazioni della politica per notare la somiglianza fino alla sovrapposizione, di questo aspetto «da casello a casello» caratteristico del city user di massa contemporaneo discendente un po' perverso dell'antico pendolare, e spesso invasivo tanto quanto l'ultimo anello della catena logistica delle consegne a domicilio. Che gli amministratori eletti decidano a loro insaputa di proporsi come rappresentanti di quelle nuove fasce di utenti della metropoli pare quanto meno avventato. E poi la rincorsa a mettere un «Tacòn Peso del Sbrego» agli autobus tagliati che servivano i bisogni minuti ma essenziali dei cittadini non svolazzanti verso l'aeroporto, pare confermare anziché smentire quel sospetto iniziale. Ovvero che l'attenzione estrema agli aspetti contabili-amministrativi dello sviluppo locale, e a dir poco attenuata quando invece nelle tabelle di bilancio si prova a infilare la redistribuzione della medesima ricchezza, finisca per trascurare il nocciolo centrale della rappresentanza democratica. Chi decide per il nostro bene sta anche e soprattutto decidendo come se fossimo noi a farlo, e quindi non può da un momento all'altro diventare un «ricompositore discrezionale di interessi». Non può farlo soprattutto chi formalmente poi dichiara di promuovere ascolto partecipazione interazione continua, pur nella relativa autonomia della scelta politica. Lo slancio futurista del Commendator Zampetti che si lancia a tavoletta verso il check-in possiamo lasciarlo ai cinepanettoni di quarant'anni fa, non trasformarlo in sciocco slogan elettorale. Soprattutto pensando che si rivolge a chi vota da un'altra parte. Pensateci: anche con criteri di spazio pubblico elasticissimi, postmoderni e quant'altro. Il sociologo Guido Martinotti che in anni lontani chiedeva più spazio ai city users vi capirà e vi perdonerà.

Vedi anche: F. Bottini, La piazza della permeabilità urbana delle barriere e dei valori, Today 9 agosto 2021

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