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Sabato, 27 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

Bones and All è uno splatter romantico che non convince

Tanta aspettativa, tanto rumore, tanto clamore dietro il nuovo film di Luca Guadagnino con il suo ormai compagno di set Timothée Chalamet. Questa coppia artistica, infatti, l'avevamo lasciata nelle atmosfere romantiche delle campagne del Cremasco di Call me by your name quando ci aveva fatto sognare con la storia d'amore tra Elio e Oliver e, oggi, alla Mostra del Cinema di Venezia, la ritroviamo in un nuovo film in concorso, Bones and All, un dramma/splatter che si allontana decisamente dal romanticismo a cui ci avevano abituato i due e che mette in scena il senso di isolamento dell'animo umano sfruttando il tema del cannibalismo che, però, ci si poteva anche risparmiare. Il cannibalismo domina il film e, in un certo senso, lo appesantisce, lo rende quasi grottesco e meno profondo di quello che, in realtà, sarebbe. 

Oltre a vedere persone che mangiano altre persone, Bones and All affronta il tema del senso di solitudine, parla di ragazzi persi che cercano, a tutti i costi, una forma di possibilità nell'impossibilità, parla di anime allo sbaraglio che cercano di trovare la propria identità in un mondo che sembra emarginarle per la loro diversità. Gli argomenti trattati, così come la fotografia e la musica sono molto interessanti e fanno centro, peccato per il resto. Timothée Chalamet conferma la sua bravura come attore e veste a pennello i panni di un ragazzo cannibale che cerca di sopravvivere e trovare un senso alla sua vita insensata. Allo stesso tempo, però, quello che non funziona nel film, che è decisamente splatter, è la sceneggiatura. La trama non è eccezionale e anche i personaggi di contorno alla storia vengono buttati sullo schermo senza essere contestualizzati o approfonditi a dovere (e questa è una mancanza che da Guadagnino non ci aspettiamo). 

Come sta accadendo nella maggior parte dei film di questa edizione del Festival del Cinema di Venezia, basta pensare a White Noise, Bardo, Athena, anche con Bones and All emerge un senso di smarrimento e un'inquietudine interiore che viene tradotta in un prodotto artistico a volte cupo e riflessivo, a volte psichedelico e onirico, a volte "violento" e spregiudicato. 

Piacevole nell'aspetto della ricerca del sé, nel romanticismo e nella riflessione sull'idea di isolamento umano, meno coinvolgente nelle le scene di cannibalismo che risultano ridondanti e poco funzionali con un tipo di "violenza" che poteva essere anche evitata sullo schermo. 

Voto: 5

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