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Sabato, 27 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

L'immensità è un film mediocre con una grande Penelope Cruz

L'Italia degli anni '60, Raffaella Carrà, Adriano Celentano. Le piastrelle color giallo ocra sulle pareti di casa, l'uomo "padre padrone" e la donna, a casa a crescere i figli e a preparare da mangiare senza neanche la possibilità di esprimere se stessa. E poi c'è l'identità sessuale che poteva avere solo uno sbocco, cioè l'eterosessualità e il genere di appartenenza che non poteva variare da quello della nascita. Tutto questo è L'immensità, il nuovo film di Emanuele Crialese con Penelope Cruz e una giovanissima Luana Giuliani che porta in scena il tema della transizione di genere in un'epoca in cui non era neanche concepito dalla mentalità comune.

Si tratta di un film autobiografico, lo stesso regista, infatti, mette sullo schermo la sua infanza in un racconto nostalgico e onesto del proprio persorso di migrazione dal genere femminile, quello con cui è nato, a quello maschile, quello a cui ha sempre sentito di appartenere perché, come afferma lui stesso durante la conferenza stampa, la transessualità non è una scelta, è una necessità. Così, Crialese dà vita ai suoi ricordi e li rende tengibili e osservabili da tutti, li mette a disposizione di un pubblico che può fare tesoro della sua esperienza e identificarsi nei suoi stessi traumi infantili.

Emanuele Crialese affronta il tema della transizione sessuale, che sembra essere l'argomento dominante della 79esima Mostra del Cinema di Venezia e si serve di tutta la bravura di Penelope Cruz che, nei panni di una madre infelice, intrappolata in un matrimonio sbagliato, regge in piedi l'intera pellicola che, senza di lei, non avrebbe una struttura abbastanza solida da convincere lo spettatore. La trama del film non è del tutto lineare, vengono imboccate più strade ma nessuna di queste viene portata davvero a termine e questa sorta di inconclusività della storia lascia un po' l'amaro in bocca. L'unico elemento che fa la differenza in questa storia è l'interpretazione di Penelope Cruz e il suo bellissimo personaggio, ispirato alla madre di Crialese che si serve della creatività per salvarsi dall'oppressione della sua infelicità. Ed è così che nel film ci si ritrova improvvisamente trasportati in scene musicali dove, Penelope e gli altri personaggi della storia, si lasciano andare alla reinterpretazione di alcuni grandi successi della musica italiana degli anni '60 trasformando la pellicola in una specie di musical. 

Se pur l'intento del regista sia lodevole, d'impatto e comprensibile, L'immensità, considerato da Crialese il film che avrebbe sempre voluto fare, non è così bello come le sue intenzioni e questo è un vero peccato. 

Voto: 6 e mezzo

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