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Sabato, 27 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

"Les enfants des autres" di Venezia 79 è un tenero abbraccio a tutte le donne senza figli

Gli occhi diventano rossi all'improvviso, il cuore inizia a battere un po' più velocemente del normale e, a un certo punto, ci si accorge di avere le guance segnate da un mare di lacrime. È questo quello che accade alla fine della visione di Les enfants des autres, il film francese in concorso nella selezione ufficiale della 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, soprattutto se si è donna e se si ha un'età compresa tra i trenta e i quarant'anni. C'è emozione, commozione, una forte empatia con la protagonista del film e un misto tra la paura di diventare come lei e il sollievo che, se dovesse accadere, non ci sarebbe poi nulla di male. Les enfants des autres racconta la storia di una donna, di quarant’anni, senza figli, una donna che si innamora dell'uomo sbagliato, che ama i figli degli altri ma che non riesce ad averne di propri. Questo coraggioso film, diretto da Rebecca Zlotowski, pur toccando un tema delicato come quello della maternità non cade nella commiserazione ma diventa una sorta di abbraccio immaginario a tutte le donne che, come la protagonista del film, non riescono a vivere l'esperienza della maternità e un promemoria, per loro, di non credere che, senza figli, la propria vita abbia meno valore e si abbiano meno possibilità di lasciare un segno nel mondo.

"Non penso che la mia vita non valga niente perché non sono mamma ma la gravidanza è un'esperienza collettiva di cui io non faccio parte e questo un po' mi dispiace" dice la protagonista, Virginie Efira, in una scena molto toccante del film, un momento di vulnerabilità e insicurezza in cui tantissime donne possono ritrovarsi. È proprio a queste donne che si rivolge questo film, a quelle donne che spesso, di notte, sono in preda ai pensieri, ai rimorsi, alla paura di aver fatto la scelta sbagliata. E, con una sorta di "pacca sulla spalla", Les enfants des autres le conforta e ricorda loro che possono lo stesso essere "madri", anche se dei figli degli altri e possono comunque lasciare un impatto nella vita di altri esseri umani anche se non generati direttamente da loro stesse. 

Con grande umiltà e forza comunicativa, Les enfants des autres affronta un tema che mancava alla Mostra del Cinema di Venezia, dà spazio alle donne, quelle meno raccontate e parla di quanto sia bello ma rischioso imparare a voler bene ai figli di qualcun altro perché possono essere portati via dalla propria vita da un momento all'altro. Ma il rischio vale la pena e se le cose vanno male ci si può sempre rialzare e continuare a dare amore agli altri, perché ogni vita che si tocca nel proprio percorso, ogni anima che si influenza, che si ispira, ripaga del dolore (e del rimpianto) di non averne creata una propria.

Voto: 7 e mezzo 

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