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Sabato, 27 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

Il signore delle formiche di Gianni Amelio ha di bello solo il titolo

Non si mettono in discussione i temi trattati, spaventosamente attuali per quanto figli della mentalità italiana degli anni '60 quando le cattoliche discriminazioni nei confronti di chiunque avesse un modo di vivere o amare diverso da quello previsto dai dogmi della Chiesa erano all'ordine del giorno. Quella raccontata da Il signore delle formiche, il film di Gianni Amelio con Luigi Lo cascio ed Elio Germano in concorso a Venezia 79, è la storia vera del drammaturgo e poeta Aldo Braibanti, condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Una storia importante, d'impatto ma non così comunicativa nel modo in cui viene proposta sul grande schermo.

Il Signore delle Formiche è una finestra sulla vita della provincia italiana degli anni Sessanta, quando il benessere economico non andò di pari passo con l’intelligenza delle cose, con l’apertura dei sentimenti. Ora, per quanto si possa apprezzare la scelta tematica del regista, anche se, messa insieme agli altri film della mostra, risulta un po' ridondante, a livello strutturale il film di Amelio non funziona proprio. La visione risulta ostica, il film è eccessivamente lungo e appesantito da moltissime scene che non aggiungono assolutamente niente al racconto e che si sarebbero potute evitare benissimo.

E poi c'è una incomprensibile scelta di porre sullo schermo più personaggi che risultano slegati tra loro. C'è Braibanti, interpretato da Luigi Lo Cascio, un giornalista che si occupa di seguire il suo caso, Elio Germano, sua cugina attivista, Ettore, il giovane amore di Braibanti, tutte storyline parallele che non trovano un vero e proprio spazio espressivo e non vengono ben approfondite risultando tutte poco contestualizzate e un po' lasciate a metà. Manca del tutto il romanticismo, una messa in scena più fruibile della storia, una premessa più sviluppata e un po' di magia che sembra mancare proprio in questo film come in tutta questa edizione del Festival del Cinema di Venezia. 

Il signore delle formiche ha di bello solo il titolo, per il resto è una pellicola di 134 minuti, prolissa, ripetitiva e poco emozionante, di quelle che si vedono una volta e poi, non si riapprocceranno mai più. 

Voto: 5

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