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Lunedì, 29 Aprile 2024

La recensione

Giulio Zoppello

Giornalista

The Idol è il perfetto ritratto della decadenza della società moderna

The Idol ha fatto molto scalpore a Cannes e per ora la critica è a dir poco divisa, tra chi la esalta come perfetta esemplificazione della narrazione sullo showbiz moderno e chi la vede come un'operazione pruriginosa, gratuita, priva di una vera semantica. Ora sbarca da noi su Sky e non può lasciare indifferenti, questo in virtù di una profonda verità in esso contenuta, di un tono atipico usato per parlarci della schiavitù del corpo e dell'immagine, dell'ipocrisia del nostro tempo. 

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The Idol: la trama

Protagonista di the Idol è Jocelyn (Lily-Rose Depp) una giovane star che, al momento, sta cercando di rilanciarsi, dopo aver subito un crollo vertiginoso, un esaurimento totale a causa della morte della madre, che ne ha messo in discussione la carriera. Ora però è pronta a ripartire, con un nuovo singolo, un nuovo tour, assistita dal suo infaticabile staff, che spesso non si riesce a capire se stia proteggendo lei o i milioni e il successo che lei rappresenta per altri. A conti fatti, l'unica su cui può contare è la sua personale assistente e migliore amica Leia (Rachel Sennott), mentre si contorce instancabile alla ricerca dell’immagine perfetta, della sensualità procace in grado di ridarle la corona, anche a costo di usare quel male che la distrugge come nuovo elemento da mettere sul palco. E se tutto questo non bastasse? E se il suo album non vendesse come pronosticato? Intanto sui social comincia a circolare una sua foto che la ritrarrebbe in un momento a dir poco intimo; in breve, si alza lo scandalo, la discussione, il gossip, ma intanto sulla sua strada compare l'affascinante e misterioso Tedros Tedros (The Weeknd). Questi è il proprietario di un locale, una sorta di guru che la conosce, la seduce, si insinua dentro la sua vita e comincia ad alimentarne i dubbi riguardanti il suo percorso artistico, questa nuova canzone, ma più ancora la sua identità di artista. Per Jocelyn comincerà un'odissea fatta di menzogna e sofferenza, della volontà di farcela ma anche dalla lotta per capire chi è e quanto è disposta a sacrificare a quel palco, dove pare un pezzo di carne messo all’asta per il pubblico. 

Il corpo come gabbia e assieme totem da idolatrare

Il mito della star in perenne ascesa o caduta è un must della cultura americana, quella che ama creare e distruggere i propri figli e tutto questo è infine il cuore di the Idol, che porta la firma di Sam Levinson, lo stesso a cui dobbiamo forse il miglior ritratto di sempre della generazione Z: Euphoria.  
Lì ci aveva parlato della violenza del tempo moderno, dell'importanza della reputazione sui social, della gioventù senza una vera capacità di operare empatia, del sesso come mito e malattia. The Idol è tutto questo ma è anche di più, è un sardonico ragionamento sulla morte del concetto di star come l'avevamo conosciuta, al netto della sopravvivenza del lato peggiore, più tossico e dittatoriale di questa figura. 
Lily-Rose Depp potrebbe essere Christina Aguilera come Britney Spears, Jessica Simpson come Lindsay Lohan, Amy Winehouse o magari Madonna, e la lista potrebbe continuare a lungo, nell'elencare voci ancorate a corpi, bocche, seni, fianchi. The Idol diventa un palese omaggio e assieme un recupero del tema del corpo nell'immaginario collettivo, nella cultura pop, così come avevano fatto maestri come Brian De Palma o Paul Verhoeven, in quella loro cinematografia incentrata sull'eredità dei plasticatissimi anni ’80. 
Con loro vi era la carne femminile come strumento di una proliferazione del desiderio maschile, che qui però naturalmente, data l'epoca, cede talvolta anche il passo al maggior gusto inclusivo moderno. Il sesso, la nudità, ma più ancora il loro essere slegati da qualcosa di reale, la promessa non mantenuta, si prefigurano come la perfetta rappresentazione della nostra narrativa, dove tutto è sesso e quindi nulla lo può essere veramente. Questo mentre siamo testimoni della nascita di una stella, della figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis, che ci ricorda che la genetica non è una barzelletta, nossignore. 

Uno sguardo dietro le quinte della falsità moderna

Come in Euphoria, anche the Idol ci parla di relazioni umane, quelle tossiche e ipocrite, basate su falsità e controllo. Qui non siamo nel racconto di formazione a puntate che ha lanciato Sydney Sweeney o Dereck Jacobi, ma nel backstage di una ragazza prigioniera del suo stesso sogno, del suo stesso corpo, che va mostrato, desiderato, commercializzato e reso racconto per immagini ad ogni costo. 
The Idol non è mai eccessivamente drammatico, certo permane l’atmosfera thriller, ma c’è un divertito cinismo nel mettere in scena questa baracca impazzita, tanto che alla fin fine pare anche prendersi gioco di Basic Instict,Showgirls, insomma di tutta quella cinematografia che ci ha parlato del dramma del corpo che si fa linguaggio universale e assieme primitivo. Parte della critica ha già chiamato in causa Entourage della HBO, una delle serie più rivoluzionarie di sempre dei primi anni 2000 sul concetto di verità e menzogna dello star system. Ma è un paragone che calza fino ad un certo punto, perché the Idol per ora nasconde maggiormente le proprie carte, la propria identità. Tuttavia, è da scommettere che si chiameranno in causa anche alcuni terribili scandali degli ultimi anni, basati su guru manipolatori, culti carnali, sette… per ora quello che ci arriva è soprattutto l'attestato di una sentenza: non esistono più le star, esistono solo prodotti. La loro vita può variare di giorno in giorno, visto che il coinvolgimento e il rumore generato sono l'unica cosa che conta, da ottenere spiattellando ogni cosa. Si parla tanto di sesso, se ne è parlato anche per promuovere guarda caso the Idol, ma alla fine era la mera ricerca di uno scandalo pretestuoso, perfettamente coerente con il bigottismo e il puritanesimo falso-progressista del nostro tempo.  

Voto: 7

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