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Sabato, 27 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

The Banshees of Inisherin è un elogio della gentilezza con un bravissimo Colin Farrel

Irlanda, 1920, una guerra civile in atto e un'isoletta, distaccata da tutto e tutti, dove sembra che la noia e la disperazione siano le uniche sensazioni che si possano provare. Stiamo parlando di The Banshees of Inisherin, il nuovo film di Martin McDonagh con Colin Farrell in concorso alla 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. McDonagh torna al Lido dopo cinque anni, quando con l film Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, vinceva il premio per la migliore sceneggiatura, elemento che, anche in questo film, sa emergere per la sua originalità e per quella sottile e coinvolgente ironia "alla McDonagh" che non può che conquistare tutto il pubblico di Venezia 79.

The Banshees of Inisherin lascia il segno e lo fa per il suo essere un racconto, intimo, divertente e profondo allo stesso tempo, lo fa per il suo dare valore a una storia semplice, senza effetti speciali o grandi inquadrature, una storia efficace che gira intorno a pochissimi personaggi che, proprio perché abitano su un'isola, non possono che interagire solo gli uni con gli altri. A fare la differenza in questo film sono i dialoghi che nella loro astuta semplicità sanno far ridere a crepapelle un'intera platea di giornalisti che, fino a oggi, avevano potuto fare esperienza solo di tristezza e profonda introspezione nelle sale di Venezia 79. Colin Farrell, protagonista del film, spicca per la sua sorprendente interpretazione di un personaggio ordinario, noioso, abitudinario, semplice, solo, un totale antieroe che, proprio grazie al suo essere un buon uomo qualunque, regala al pubblico uno degli spunti riflessivi più belli di tutta la Mostra del Cinema. Proprio lui, infatti, si lascia andare a un bellissimo elogio della gentilezza che non può che colpire nel profondo ognuna delle persone presenti in sala che, almeno una volta nella vita, proprio come il protaonista del film, si sarà posta il dubbio se valesse la pena essere persone gentili o se, per essere ricordati dagli altri, bisognasse trasformare la propria gentilezza in cattiveria. Questo film parla di solitudine, della paura di non sopravvivere al ricordo degli altri, dell'amore fraterno. The Banshees of Inisherin spinge il pubblico a riflettere sul lascito che viene dato ai posteri, su qual è il segno che si può lasciare nel mondo e porta a chiedersi se l'essere state buone persone sia sufficiente per aver vissuto una vita piena e degna di essere ricordata. 

Con i suoi paesaggi selvaggi, la predominanza di animali tra i personaggi che vanno a sostiuire gli esseri umani, il suo racconto della monotona vita degli abitanti di una piccola isola dove non succede mai niente e dove, per sentirsi vivi, si arriva perfino a fare follie, The Banshees of Inisherin sa colpire nel profondo e diventa, nella sua semplicità, una delle pellicole più apprezzabili di Venezia 79.

Voto: 7 e mezzo

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